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Il caos fuori

Da Lanterna
A volte il weekend è davvero un momento di calma, per stare a casa, fare biscotti con i bambini e lunghe passeggiate nel bosco o nelle stalle. Ci si coccola un po' di più, si vede un bel film, si dorme di più.
E poi invece ci sono i weekend in cui ci si diverte, ma si arriva al lunedì pronti per dormire due giorni.
Guardate le mie occhiaie e indovinate a quale tipologia apparteneva lo scorso weekend.
Esatto, la seconda.
Abbiamo cominciato venerdì sera andando a una fiera enogastronomica. Abbiamo proseguito sabato mattina preparandoci per andare a Voghera per un'occasione particolare, che poi abbiamo scoperto essere saltata. Allora, dal momento che la casa lo esigeva, abbiamo dedicato la mattina a riordinare e pulire. Meno male che è passata un'amica per un tè, così ho fatto volentieri quattro chiacchiere e le ho rifilato una bella quantità di vestiti che ormai non vanno più bene ai miei bambini (sono diabolica: con la scusa di fare un favore, mi tolgo di casa l'ingombro).
Nel pomeriggio siamo andati a Vigevano per la mostra di bonsai dell'associazione dove Luca frequenta un corso. E io mi sono fatta intortare da un ex parà ed ex mercenario che mi ha raccontato un pezzo della sua vita (ovviamente mio marito, che lo conosce da ben più tempo di me, non sapeva nulla di questo suo passato).
Da Vigevano, a tutta velocità, eccoci arrivare in zona Fiera per l'inaugurazione della scuola di danza dove frequenterò il mensile della mia maestra. E qui mi fermo, perché ho notato una cosa dei miei figli che mi innervosisce.
In aula, stavano facendo attività specifiche per bambini. Non dissimili dal corso propedeutico di musica che avevamo fatto due anni fa, dove avevo già notato questa tendenza.
Il nocciolo del problema è tutto qui: quando ci sono attività che coinvolgono altri bambini e contemporaneamente ci siamo noi, i nostri figli ci si attaccano addosso come patelle e si rifiutano di partecipare alle attività. Quando poi le attività cessano e c'è tutt'altro, si sciolgono e si scatenano (vedi sabato, quando si sono impossessati dei veli delle varie ballerine e ci hanno giocato per una buona mezz'ora dopo la fine dello spettacolo).
Al di là del mio nervoso, che è istintivo e me lo tengo, quello che mi dà da riflettere è: ma siamo sicuri che le attività "per bambini" siano proprio come le vorrebbero i bambini? Se fossero così irresistibili, i miei figli vincerebbero in tempi ragionevoli la ritrosia e ci si butterebbero.
A me personalmente, di queste attività dà fastidio che non ci si comporti come ci si comporterebbe come con degli adulti. Il che da un lato va bene, perché adulti non sono, però trovo vagamente inquietante questo cambiare faccia quando si parla con i bambini, come se loro vivessero in un mondo ovattato e facessero fatica a capire espressioni diverse dal sorriso. Temo che a volte non ci rendiamo conto che siamo noi a far fatica ad entrare in contatto con loro, non il contrario.
Con questo non voglio dire che, quando insegno, non sorrido. Anzi, lo faccio spesso per smorzare la fatica dell'apprendimento. Ma non ho quel sorriso tra l'ebete e il recitato che molti usano quando si rapportano ai bambini. E non uso musiche in funzione dell'età delle mie allieve, ma di quanto sono adatte a ciò che voglio insegnare (sentita da una mamma, sabato: "ma non usano musiche da bambini").
Poi, per quanto riguarda il "problema" specifico dei miei figli, mettiamoci dentro una dose di timidezza, il posto e le persone ancora da conoscere, il fatto che ci fossero 3 bambini più grandi che facevano un po' banda.
Il giorno dopo è stato ancora più caotico: c'era la festa del paesello e contemporaneamente venivano i miei suoceri a pranzo. Con la scusa di prendere burro e pecorino per i ravioli, ci siamo fatti un primo giro prima che arrivassero gli ospiti. Poi, con i bambini tutti esaltati dal fatto che ci fossero i nonni, ne abbiamo fatto un secondo (anche per vedere gli asini che avrebbero corso più tardi). Partiti i nonni e arrivata una mia amica da Milano, ce ne siamo fatti un terzo, con tanto di giostre incorporate (la prima volta che i miei bambini vanno sulla calcinculo, che emozione!).
Una bella giornata in tutti i sensi: sia perché abbiamo coltivato un po' la famiglia sia perché con questa amica riusciamo a vederci fuori dall'ambiente di danza una volta ogni secolo ed è proprio piacevole quando ci riusciamo.
Siamo tornati a casa all'ora di cena, con nessuna voglia di cucinare (per fortuna c'erano in casa mozzarelle e verdure per fare l'insalata) e con un bel mal di pancia da ciclo (io). Mi sarei aspettata che i bambini fossero morti di stanchezza, e invece abbiamo dovuto convincerli per metterli a letto, ciascuno con il suo palloncino legato al letto. Poi siamo svenuti anche noi.
Stamattina pioveva.

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