Il carroccio contestato nella sua patria: nel Nord. E si trova nella palude. Preso tra l’incudine del risanamento dei conti italiani e il martello degli enti locali avvelenati dai tagli delle ultime manovre. Neppure tra le montagne amiche del Bellunese riesce ad avere consensi.
Il riposo del guerriero di Umberto Bossi e Roberto Calderoli ha preso una piega assai diversa dagli ultimi anni. Tutta sotto il segno delle contestazioni. Al punto che è saltato l’incontro pubblico con i due ministri leghisti.
Nella mattina di alcuni giorni fa all’Hotel Ferrovia di Calalzo, dove si festeggiava il compleanno di Tremonti, arriva il Presidente della Provincia di Belluno, Gian Paolo Bottacin. Ha con sé una bandiera dell’ente. La dispiega , e si scopre che è listata a lutto. Vuole vedere i ministri perché in queste condizioni non può funzionare.
Il tono del colloquio che filtra è tutt’altro che cordiale. Poi si presentano ai cronisti. Il ministro spiega che tra settembre e ottobre sarà presentato un decreto che anticipa al 1° gennaio 2012 alcuni effetti del federalismo fiscale. Bottacin interviene affermando che i tagli della manovra saranno scaricati esclusivamente sugli enti non virtuosi.
L’unica cosa che si sa è che i tempi belli dopo Ferragosto di Cadore sembrano lontani. Si teme non più i comunisti , come li chiama Berlusconi, ma i leghisti. Padani che non capiscono le scelte del movimento. Nel Bellunese le realtà autonomiste hanno raccolto parecchi consensi.
Secondo Diego Vello , segretario provinciale di Belluno , afferma che la situazione è critica “Siamo senza soldi , siamo destinati a morire. Se continua così scoppia la rivoluzione. Il presidente della Provincia costa quanto un usciere di Palazzo Chigi, ma dicono che costiamo ancora troppo”.
Intanto gli autonomisti avanzano. Tra loro Scontenti leghisti “Ormai è chiaro a tutti che l’avventura federalista in Italia si chiude con questa manovra”