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Il Caso Umano

Creato il 14 febbraio 2014 da Ilbocconianoliberale @ilbocclib

Giovedì 9 gennaio è uscito nelle sale italiane “Il Capitale Umano”, film diretto da Paolo Virzì ed ambientato in una Brianza definita dal regista come “immaginaria” e “metaforica”.

Il thriller, finanziato dal ministero dei beni e delle attività culturali con 700.000 euro, porta in scena personaggi rivoluzionari come il ricco, la moglie incapace del ricco, il figlio tamarro del ricco, il drogato, l’opportunista e la ragazza profonda, figlia dell’opportunista, che preferisce il drogato al figlio tamarro del ricco perché il drogato è bello dentro.


CapUma

Ora, che soldi pubblici abbiano finanziato la derisione di un’area competitiva del Paese non frega giustamente a nessuno, però questa è un’ottima occasione per ribadire come la “cultura”, specie quando intesa come intrattenimento, non vada in alcun modo sovvenzionata. Se l’arte in quanto Arte è qualcosa di superiore al cretinismo economico (per usare una lucidissima espressione del dottor Fusaro) può sopravvivere anche senza il contributo di questo, se il capitalismo è un sistema che fallisce quando si trova davanti problematiche elevate allora rottamiamo la proprietà intellettuale e tutti i vari sgravi fiscali che circondano questo mondo; sia chiaro, il mio discorso non è in alcun modo ironico, in effetti l’arte è per secoli sopravvissuta sulla fame degli artisti, Caravaggio e Van Gogh tanto per citarne un paio.

Affondiamo questa subcultura demenziale dell’Italia peggiore che si spaccia per Italia migliore predicando uno Stato perbenista che finanzi le arti e lo spettacolo producendo alla fine sempre le solite porcate, perché se queste sono le premesse i risultati sono ben visibili, da San Remo alla schiera di film demenziali di cui “Il Capitale Umano” non è che l’ultimo borioso capitolo.

Nicola Rossi


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