L'ultimo capitolo della saga di Nolan è alla fine giunto nelle nostre sale, ponendo le basi per eventuali epigoni, con buona pace dei suoi ammiratori e detrattori. Infatti, si sa che i personaggi dei fumetti nel loro adattamento cinematografico sono sempre oggetto di analisi filologiche complesse e scrupolose, tanto da scontentare alla fine un po' tutti, ma non certamente il sottoscritto, che ne ha apprezzato sinora l'adattamento su pellicola.Volendo analizzare il film in se stesso al di là di presunti rimandi o meno al cavaliere oscuro di Frank Miller, la figura del nostro beniamino ne esce rinnovata e rafforzata rispetto al passato, nonostante una retorica strisciante a rischio caduta nel ridicolo, ma che costituisce il tema portante della rifondazione della saga del personaggio, visto più dal lato umano e svincolato da quegli aspetti gotici che avevano fatto la fortuna del dittico di Tim Burton. Tutto ciò premesso, il personaggio di Bane, l'ultimo antagonista dell'uomo mascherato rappresenta un villain ideale per mettere in crisi il nostro eroe ed incarnare i timori e le velleità di rivolta sociale contro una crisi del capitale, dettata proprio da chi il capitale lo detiene, sino ad una sorta di apparente anarchia, che nel caso del Joker virava nella pura follia, volta a far emergere le peggiori pulsioni dell'animo umano, mentre in questo caso ha valenze anche e soprattutto politiche.In tutto questo la figura di Cat Woman potrebbe risultare quasi marginale ed inutile, ma invero Nolan riesce a non renderla del tutto superflua, ma anzi funzionale al racconto, evitando di rivaleggiare con l'incarnazione sadomaso di Michelle Pfeiffer.Nolan tira così le fila del racconto e di tutta la sua trilogia, dimostrando di aver in mente un preciso percorso narrativo, che può risultare traditore nei confronti del fumetto e dell'immagine offertaci da Tim Burton, quella sicuramente più gotica e vicina all'eroe di carta e china, ma mai così fracassona, debordante e quasi camp come quella degli ultimi film passati in mano a Joel Schumacher.Quello di Nolan è un Batman meno implicato o implicabile in considerazioni di carattere psicologico sulla sua sessualità e il suo sadismo, trasfigurandosi ancor di più in una figura di giustiziere portatore di valori etici condivisibili, contrapposti al caos di cui si sono fatti incarnazione di volta in volta i suoi avversari.
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L'ultimo capitolo della saga di Nolan è alla fine giunto nelle nostre sale, ponendo le basi per eventuali epigoni, con buona pace dei suoi ammiratori e detrattori. Infatti, si sa che i personaggi dei fumetti nel loro adattamento cinematografico sono sempre oggetto di analisi filologiche complesse e scrupolose, tanto da scontentare alla fine un po' tutti, ma non certamente il sottoscritto, che ne ha apprezzato sinora l'adattamento su pellicola.Volendo analizzare il film in se stesso al di là di presunti rimandi o meno al cavaliere oscuro di Frank Miller, la figura del nostro beniamino ne esce rinnovata e rafforzata rispetto al passato, nonostante una retorica strisciante a rischio caduta nel ridicolo, ma che costituisce il tema portante della rifondazione della saga del personaggio, visto più dal lato umano e svincolato da quegli aspetti gotici che avevano fatto la fortuna del dittico di Tim Burton. Tutto ciò premesso, il personaggio di Bane, l'ultimo antagonista dell'uomo mascherato rappresenta un villain ideale per mettere in crisi il nostro eroe ed incarnare i timori e le velleità di rivolta sociale contro una crisi del capitale, dettata proprio da chi il capitale lo detiene, sino ad una sorta di apparente anarchia, che nel caso del Joker virava nella pura follia, volta a far emergere le peggiori pulsioni dell'animo umano, mentre in questo caso ha valenze anche e soprattutto politiche.In tutto questo la figura di Cat Woman potrebbe risultare quasi marginale ed inutile, ma invero Nolan riesce a non renderla del tutto superflua, ma anzi funzionale al racconto, evitando di rivaleggiare con l'incarnazione sadomaso di Michelle Pfeiffer.Nolan tira così le fila del racconto e di tutta la sua trilogia, dimostrando di aver in mente un preciso percorso narrativo, che può risultare traditore nei confronti del fumetto e dell'immagine offertaci da Tim Burton, quella sicuramente più gotica e vicina all'eroe di carta e china, ma mai così fracassona, debordante e quasi camp come quella degli ultimi film passati in mano a Joel Schumacher.Quello di Nolan è un Batman meno implicato o implicabile in considerazioni di carattere psicologico sulla sua sessualità e il suo sadismo, trasfigurandosi ancor di più in una figura di giustiziere portatore di valori etici condivisibili, contrapposti al caos di cui si sono fatti incarnazione di volta in volta i suoi avversari.
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