“Il governo italiano ha consegnato al presidente del consiglio europeo Herman Van Rompuy un documento in vista del vertice Ue. Il documento chiede “un nuovo inizio” per l’Europa, d’incoraggiare “le riforme strutturali a livello nazionale” e un nuovo presidente della Commissione che sia “audace e innovativo”. Così recita un take dell’Ansa di ieri mattina di poco successivo all’accordo tra socialdemocratici e conservatori sul nome di Juncker, un vecchio ubriacone reazionario e con venature di razzismo, presidente per nove anni dell’eurogruppo (il coordinamento dei ministri delle finanze della Ue) dunque cane da guardia dell’austerità oltreché delle stravaganti teorie che la giustificano. Il documento è già carta straccia.
Ormai non ci si preoccupa più della plausibilità e nemmeno del ridicolo tanto che i media maistream non smettono di spacciare il semestre di presidenza italiana della Ue come l’avvento dell’età dell’oro, dimenticando il piccolo particolare che si tratta ormai solo di un incarico puramente organizzativo, di catering istituzionale per il quale spenderemo quasi 60 milioni, nettamente distinto fin dal 2009 dalla presidenza del consiglio europeo che invece conta e ha un presidente stabile nella sublime figura appunto di van Rompuy. Ma tanto chi sa queste queste cose? Chi si avventura in questo dedalo insensato di poteri, quanti si possono sottrarre a questa narrazione letteraria e immaginifica visto che lo stesso padre spirituale di Repubblica, dimostra di non avere la minima idea dei meccanismi di funzionamento della Ue ? E del resto chi sa che la presidenza per questi primi sei mesi del 2014 è stata della Grecia che com’è noto ha tratto enormi vantaggi dalla carica, tanto che ormai i salari da fame si pagano in natura?
Tuttavia sarebbe ingeneroso dire che con Renzi non è cambiato nulla, anzi il guappo fiorentino, appositamente pompato sulla scena, ha permesso di invertire l’ordine dei fattori: se prima piccoli aiuti o elasticità sui vari trattati venivano concessi in cambio della promessa di riforme, ora si fanno le prima le riforme per ottenere, grazie a questa garanzia poi qualche minima concessione. Il prodotto non cambia perché notoriamente le riforme chieste dalla troika sono puri massacri: lo sbancamento del welfare per risparmiare sui bilanci, delle tutele del lavoro per ottenere una caduta dei salari e la messa in mora dei diritti così faticosamente conquistati, sulle Costituzioni e sulle istituzioni per rendere di fatto impossibile o comunque difficile tornare indietro. La trasformazione del Senato in organo non elettivo e in assemblea di salvezza giudiziaria ha appunto questo scopo. Il successo elettorale di Renzi, frutto del genio italiano per il masochismo, rende possibile ottenere questi risultati prima ancora delle piccole concessioni del resto tutte appannaggio del famoso 1% e ben poca cosa in una crisi devastante che si è già trasformata in stagnazione e in melma. Chiunque anche approvando questa logica infernale, si chiederebbe se sia una buona mossa fare in anticipo ciò che la troika chiederebbe in cambio di qualche lenitivo perché questo implica togliersi capacità contrattuale.
Ma ormai anche questo ovvio ragionamento terra terra non fa più presa in un Italia rassegnata e volta solo a cercare un salvatore purchessia, fosse pure, come Renzi, un cavallo di Troia della degenerazione democratica e sociale dell’Europa. Magari anche un falso salvatore come appare sempre più evidente: i settari e gli illusi non vanno in cerca di lucidità, anzi di obnubilazioni. Ma la fede, la passività, il servilismo, l’accorrere sotto le bandiere del vincitore, i media osannanti, la narrazione priva di senso della realtà, non salveranno il Paese dalla medesima perché il renzismo è espressione al tempo stesso del gattopardismo autoctono, ma anche di un disegno ormai estinto, di un fallimento della centralità europea e del suo liberismo subalterno che non porta da nessuna parte se non in quella della colonizzazione Usa.