Può l’UAAR, la setta razionalista di atei neopagani, avvinghiata a neofascisti e centri sociali di estrema sinistra, essere una fonte di informazioni affidabile? Assolutamente no, come potrebbe?
Da sempre hanno il brutto vizio di ingannare i propri seguaci -meno di 4000 soggetti riuniti come una congregazione religiosa- di modificare, nelle notizie che pubblicano, piccole paroline rispetto alla fonte originale. Inutile fare un elenco interminabile, dato che si tratta di modifiche sottili e subdole. Ne citiamo una, giusto per fare un esempio, dove il cambiamento è stato realizzato direttamente dal capo religioso dell’UAAR, Raffaele Carcano. Egli riporta, in data 10 maggio 2011, un articolo scritto dell’on. Melania De Nichilo (PDL) dedicato al caso di Lamberto Sposini, il quale era stato da poco colpito da un’emorragia cerebrale. Carcano riporta le parole che De Nichilo avrebbe scritto sul quotidiano “Libero”, in particolare che «Sposini le ha più volte dichiarato di “non voler sopravvivere senza coscienza”, perché “ognuno è libero di scegliere quando e come morire, rifiutando ingerenze religiose, scientifiche e politiche”». Si tratta di una citazione letterale e il termine “ingerenze” è certamente forte, ricorda molto il noto cavallo di battaglia del laicismo militante. Peccato che De Nichilo non abbia scritto “ingerenze”, ma “interferenze”. Il significato è certamente simile, ma perché Carcano ha interesse a riportarlo modificato? Sono forse delle parole-chiave usate per far appesantire il messaggio? Con quale permesso si modificano a proprio piacimento citazioni letterali? Questi piccoli plagi rispetto alla fonte originale sono praticamente all’ordine del giorno e in una sintesi di poche righe contribuiscono certamente a dare una percezione differente della notizia.
Ogni tanto capita però che ad essere mistificata sia l’intera notizia. E’ accaduto senza pudore pochi giorni fa: impegnati nel soddisfare i propri seguaci con il gossip religioso, riportano questa notizia del “Corriere del Veneto”, secondo cui nella notte del 3 febbraio i Carmelitani Scalzi di Treviso, vedendo un Clochard nel loro cortile, «preoccupati per il gelo chiedono l’intervento della polizia. Grazie agli agenti, una clochard di 60 anni, ha così potuto passare la notte nella sala d’aspetto della stazione dei treni, messa a disposizione dei senzatetto in questi giorni di grande freddo da Trenitalia. La donna era arrivata nel cortile del convento intorno alle 19.30, armata di cartoni e coperte e decisa a costruirsi un giaciglio per passare lì la notte. Già a quell’ora però, il termometro segnava meno 7 gradi e i padri del convento, impossibilitati ad ospitarla, hanno chiesto l’intervento della polizia. Agli agenti intervenuti, la senzatetto ha raccontato di essere stata respinta, per mancanza di posto, da tutti i centri di accoglienza della città e di aver deciso di ripararsi nel cortile del convento». Questa è la notizia riportata sul noto quotidiano, seppur utilizzando un titolo ambiguo: “Clochard fuori dal convento. I frati chiamano la polizia“. I religiosi quindi, non potendo ospitare la donna e preoccupati del freddo, hanno chiesto l’aiuto della polizia per aiutare il Clochard a trascorrere una notte al caldo.
L’UAAR ha colto la palla al balzo e ha pensato di ingannare i lettori modificando il senso della notizia, partendo con un’introduzione assurda: «Gli oltre sei miliardi di euro che ogni anno escono dalle casse pubbliche per entrare in quelle della Chiesa hanno ben poche giustificazioni, tanto che anche gli apologeti del mondo cattolico finiscono per trovarne una sola: il bene che la Chiesa farebbe alle fasce più sfortunate della società. Ripeterlo è quasi un dogma, per i mezzi di informazione italiani, ma poi arrivano anche le plateali smentite. Per esempio da Treviso, dove una senzatetto sessantenne, alle prese con una temperatura di sette gradi sotto lo zero, dopo essere stata rifiutata da tutti i centri di accoglienza, si era rifugiata con cartoni e coperte nel cortile del convento dei Carmelitani Scalzi. I quali hanno subito chiamato la polizia». Senza conoscere i motivi per cui i religiosi non hanno potuto accogliere la poveretta, si è quindi evitato di dire che essi hanno chiamato la polizia perché preoccupati dalle sorti della donna, facendo passare la richiesta di aiuto alle forze dell’ordine come una sorta di fastidio per la presenza dell’estranea sul loro territorio.
Questa è l’UAAR, questa è l’associazione che prende in giro i propri adepti annunciando a pieni polmoni di aver destinato 500 euro (!!!) in un anno in beneficenza, quando ne ha investiti oltre 2000 per creare una Sindone farlocca e 700 per delle vignette anticlericali. A questo punto è lecito chiedersi perché Raffaele Carcano, segretario dell’UAAR e ricco bancario romano, non ospiti mai in casa sua dei Clochard. I soldi certamente non gli mancano, eppure…