Magazine Cultura
Titolo: Il club dei filosofi dilettanti
Autore: Alexander McCall Smith
Titolo originale: The Sunday Philosophy Club
Traduzione: Giovanni Garbellini
Editore: TEA
Collana: TeaDue
Pagine: 263
Prezzo: 8,60 €
Formato: brossura
Anno 1ª edizione originale: 2004
Anno 1ª edizione italiana: 2006
Genere: giallo, narrativa scozzese
Codice ISBN: 978-88-502-1373-3
Trama: Per la colta e raffinata Isabel Dalhousie, fondatrice del Club dei filosofi dilettanti di Edimburgo, una serata all'opera è sempre un momento di riposo e di serenità. Ma quando un giorno, al termine di una rappresentazione, vede un giovane precipitare giù dal loggione, intuisce che quella caduta non è affatto accidentale, come la polizia vorrebbe far credere. Dotata di grande sensibilità e di senso morale, Isabel da perspicace filosofa si trasforma immediatamente in investigatrice. Aiutata dalle persone a lei più care - Cat, l'adorata nipote, Jamie, l'affascinante ex fidanzato di Cat e Grace, la fedele governante -, Isabel indaga e scopre che dietro le suggestive atmosfere e gli splendidi paesaggi urbani di Edimburgo si celano tensioni e appetiti, tanto voraci quanto immorali...(dalla quarta di copertina)Giudizio personale: Prima esperienza con Alexander McCall Smith e, se devo essere sincera, ne esco piuttosto perplessa. Non posso dirmi completamente insoddisfatta, ma ritengo che questo romanzo abbia diversi punti deboli, uno su tutti il finale. Ma prima di arrivare alle ultime pagine di questo libro, su cui mi dilungherò più avanti, ci sono molte altre cose di cui parlare. La protagonista di questa storia è Isabel Dalhousie, affascinante donna di mezza età responsabile della "Rivista di etica applicata" nonché presidentessa del Club dei filosofi dilettanti. Una sera, al termine di un concerto di musica sinfonica alla Usher All, assiste alla morte di un ragazzo, che precipita da un loggione proprio davanti ai suoi occhi. Questo episodio la turberà oltre misura, fino quasi a diventare un'ossessione e, in seguito a una serie di incontri casuali, Isabel decide di fare luce su questa morte che la polizia sembra voler catalogare come suicidio. Così la nostra protagonista, un po' Miss Marple un po' Jessica Fletcher, mettendo il naso in affari molto delicati, riesce a ricostruire l'esatta dinamica dei fatti. Isabel è un personaggio molto particolare (ancora non ho capito se mi piace): estremamente brillante, intelligente e in possesso di un bagaglio culturale invidiabile, a tratti diventa di difficile sopportazione per via delle continue intromissioni nella vita della nipote. È quantomeno singolare che un'accanita sostenitrice dell'etica e della filosofia sia così curiosa ed invadente, seppur ogni sua intrusione sia frutto dell'affetto che prova per Cat o nata dal desiderio di trovare risposte sensate a per una morte così assurda. Non so perché, ma Isabel mi ricorda la professoressa Roberta de Monticelli: non chiedetemi da dove arrivi questa mia pazza rassomiglianza, ma già dopo poche pagine nella mente mi è scattata questa strana associazione. Ma torniamo al romanzo, di cui un punto forte è sicuramente l'ambientazione: c'è tanta Scozia in questo libro, una Scozia spesso sconosciuta ai più, una Scozia ricca di artisti e filosofi, una Scozia che sembra quasi essersi fermata nel tempo. Spesso durante la lettura ho avuto la sensazione di avere per le mani un romanzo ambientato a cavallo fra '800 e '900, grazie a uno stile d'altri tempi e alla quasi totale mancanza di riferimenti temporali e alla tecnologia: nessuna ossessione per super gadget informatici che vanno tanto di modo, nessuna marca in bella mostra (cosa che detesto e che sempre più spesso mi capita di trovare nei "super best sellers"), quasi un romanzo anacronistico, fuori da tempo e dallo spazio. Purtroppo però non sempre lo stile narrativo di McCall Smith solletica il lettore, in alcune passaggi anzi lo infastidisce. Il romanzo infatti è a tratti prolisso a causa delle continue divagazioni ed elucubrazioni mentali della protagonista, la quale, in ottemperanza al suo titolo di filosofa, parte da un minuscolo problema e ne fa un caso accademico, tirando in ballo perfino Kant. Ora, questo giochino è carino e interessante all'inizio, ma quando per ogni minima questione ci si ritrova con un panegirico filosofico senza fine si corre il rischio di perdere il filo logico del romanzo. Un punto a suo favore l'autore lo segna con un particolare sottotesto erotico, nemmeno tanto velato, che caratterizza spesso e volentieri i pensieri di Isabel, e che se non altro offre una variante divertente e insolita alla sua altrimenti troppo rigida e inflessibile visione della vita. Il finale però è stata una grandissima delusione, non tanto per chi incarna il colpevole, quanto per come Isabel decide di gestire la sua scoperta. Vi assicuro che le ultime due pagine mi hanno lasciata interdetta, senza parole. Ho chiuso il libro con l'amaro in bocca: insomma, dopo tutte queste belle parole sull'onestà e la morale finisce così? No, davvero non ci siamo. O forse sono io a essere abituata male, con tutti i thriller americani che leggo. Mi concederò un'altra avventura di Isabel Dalhousie per capire meglio come la penso su questo autore.
Voto: 6 meno meno
Citazione: "A questo serviva l'educazione, a evitare le frizioni tra le persone, regolando i termini dell'incontro con gli altri. Se ambo le parti in causa sapevano cosa avrebbe dovuto fare l'altro, era improbabile che si arrivasse a uno scontro. E funzionava a ogni livello, dalle minime interazioni tra due persone ai rapporti tra le nazioni. Il diritto internazionale, in fin dei conti, non era che un galateo su larga scala."
Colonna sonora: Scarborough Fair di Simon & Garfunkel
Consigliato: se siete il tipo di persone che ama intromettersi nella vita altrui (a fin di bene però)
Buona Lettura!
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