Titolo un pò strano vero?
Il coach che usa il metodo di Socrate.
Cosa vuol dire? Ti starai chiedendo?
Sto seguendo, e non poteva mancare, uno studio sull’approfondimento della figura del coach.
Coach significa “guida”.
E’ il coach in una squadra di basket, è il mister in una squadra di calcio, è un trainer e un leader in qualunque team di lavoro, è il coach da un punto di vista formativo.
Anch’io, nel mio ambito lavorativo sono un coach, o meglio, cerco di esserlo, o, ancora meglio, cerco di esserlo nel migliore dei modi possibili.
Quello a cui però mi riferisco in questo post è la straordinaria somiglianza delle tecniche attuali di coaching con le tecniche usate da Socrate tanti tanti secoli fa.
Socrate è stato uno dei grandissimi filosofi dell’antica Grecia, protagonista di tanti Dialoghi Platonici, e che mi vanto di conoscere abbastanza bene.
Socrate usava parlare ai suoi allievi nell’ agorà (piazza) e usava una tecnica tanto raffinata quanto semplice.
La sua arte veniva definita “ars maieutica“, nel senso che riusciva, attraverso le domande che poneva ai ragazzi dell’”agorà”, a far si che che gli stessi allievi trovassero da sè la risposta ai temi e ai problemi che loro stessi avevano posto.
Non era cioè una domanda di un allievo a cui Socrate dava una risposta.
Era piuttosto una domanda che l’allievo faceva e a cui Socrate rispondeva provocando, proprio con le domande, un ragionamento, un vero e proprio “parto” da parte dello stesso allievo.
Lo stesso fa il coach.
Il coach non ha una bacchetta magica, non ha poteri di vita o di morte, non può risolvere direttamente le situazioni della persona che è da lui seguita.
Può però, e in questo credo stia la sua grande capacità, oltre che insegnare tecniche, creare nell’ allievo -chiamiamolo così’- quello che Socrate creava nei suoi allievi dell’”agorà”‘:
la capacità di trovare da sè la risposta, proprio con quella famosa “ars maieutica” di cui Socrate è stato grande maestro.