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In genere i nuovi codici penali adottati dallo Stato sono identificati col nome del ministro Guardasigilli che li promulga, firmando il decreto pubblicato sulla gazzetta ufficiale insieme al Capo dello Stato e al Capo del Governo.
Fu così per Giuseppe Zanardelli, per il codice penale in vigore dal 1889, nell'Italia monarchica e così fu per Alfredo Rocco, per quello in vigore dal 1930, nell'Italia fascista e ancora oggi in vigore, sebbene sia stato pesantemente emendato.
Un nuovo codice penale, del quale molti sentono bisogno, non potrebbe però che portare il nome ed essere identificato non con il nome del ministro Guardasigilli in carica, fosse pure Antonio Di Pietro, ma con quello del giornalista Marco Travaglio, che pur non essendo neanche laureato in giurisprudenza, ma in in Storia Contemporanea, è oggi il più influente studioso di diritto penale del Paese, originando una vera e propria scuola di pensiero, molto seguita e apprezzata, che possiamo chiamare Travaglismo.
Sono ormai diversi anni che il giornalista torinese influenza con la sua opera di divulgazione giuridica sia la dottrina sia la giurisprudenza e i frutti di un nuovo modo di affrontare le tematiche del diritto penale si possono apprezzare soprattutto sulle pagine del sito del quotidiano di cui Travaglio è fondatore e vice direttore, quel Fatto quotidiano che non a caso ospita i blog di una sorprendente quantità di magistrati.
A dare oggi una dimostrazione di questa novelle vague del diritto italiano è il cronista giudiziario da Palermo del quotidiano, Giuseppe Lo Bianco, che in uno stringato ma chiaro e diretto articolo ci spiega come il calciatore del Palermo Fabrizio Miccoli sia un fiancheggiatore della mafia, essendo amico di tal Salvatore Lauricella, del figlio del boss Nino.
Lauricella appare "formalmente incensurato", ma non può non scontare le colpe del proprio genitore, come coloro che lo frequentano , fossero pure noti simpatizzanti della sinistra anche estrema, come il calciatore Miccoli, cresciuto con i soli miti argentini di Diego Armando Maradona ed Ernesto Che Guevara e che ebbe pure qualche problema negli anni passati per il tatuaggio del Che sul suo polpaccio destro.
(Miti Argentini)
Un perfetto esempio di "Metodo Travaglio", lo definirebbe il da poco scomparso giornalista di La Repubblica Giuseppe D'Avanzo, che proprio sulla frequentazione di ambienti vicini alla mafia coinvolse lo stesso Marco Travaglio, trovatosi incautamente a trascorrere le vacanze insieme a personaggi poi implicati in relazioni pericolose con noti mafiosi.
Un lunga querelle, quella tra i due giornalisti, che si concluse a taralluci e vino, come si conviene tra colleghi e gentiluomini, ma che non ha di certo mutato le nuove frontiere dell'esegesi delle fonti giuridiche e dell'interpretazione delle norme vigenti.
Ma quella della scuola Travaglio è una scienza sottile, che deve essere maneggiata con cura da gente esperta, perché non sempre le cose sono come ad un primo esame potrebbero sembrare.
Lo stesso Giuseppe Lo Bianco, sullo stesso quotidiano diretto da Antonio Padellaro, ce ne offre una esemplare dimostrazione, cono la difesa appassionata di due veri e propri eroi della lotta alla mafia, contro le apparenze che sembrano offuscare il prestigio di uno e l'attendibilità del secondo: il Pm Antonio Ingroia e il testimone Massimo Ciancimino.
Eppure le intercettazioni in cui Massimo Ciancimino, per il quale essere figlio di un mafioso non pregiudica l'essere considerato una persona per bene e degna di fiducia, sembrerebbero chiaramente far intendere che
il testimone di giustizia in tutti questi anni non abbia fatto altro che prendersi gioco del Pm, inventandosi storie inverosimili, falsificando documenti e raggirando pure la scorta che dovrebbe proteggerlo (sic!), raccontandogli quello che il magistrato voleva sentire.
Al lettore meno avveduto, a questo punto, potrebbe anche venire in mente che forse il Pm in questione non sia una persona particolarmente sveglia e che agisca non tanto per fare chiarezza sui fatti di mafia, ma per istruire processi contro ben determinati persone, considerate nemiche della propria parte politica (ma i magistrati hanno una parte politica?) e acuisire notorietà e consenso.
(L'eroico Pubblico Ministero)Secondo Lo Bianco, infatti, quelle di Ciancimino al telefono con gli "amici" sono solo millanterie, delle spacconate per farsi bello con i conoscenti, ma che non ne scalfiscono l'attendibilità delle dichiarazioni rilasciate al magistrato, nonostante sia stato più volte dimostrato come i ricordi del testimone, che non racconta cose viste e vissute in prima persona, ma le confidenze fattegli dal proprio genitore, siano state contraddette dalle evidenze. Del resto l'attendibilità di Ciancimino figlio era stata certificata dalla concessione fattagli di tenere un blog sullo stesso sito del giornale, anche se è stato poi cancellato dopo l'arresto per la dinamite trovatagli in casa e altre sciocchezzuole commesse.
(Il testimone)
L'abilità e la sagacia di Ingroia non possono essere messe in discussione in nessun modo. Nemmeno ricordando la sua strana decisione di far riesumare i resti del bandito Salvatore Giuliano per farne esaminare il dna e dissipare i dubbi sull'identità dell'uomo sepolto nella tomba, sebbene non ci fosse in realtà nessun reato da perseguire, essendo ormai tutti i possibili caduti da tempo in prescrizione (senza neanche tener conto che l'esame si è risolto in un nulla di fatto).
Ma naturalmente non possiamo pensare che Ingroia abbia pensato di raccogliere le richieste di un appassionato di storia locale solo per acquisire popolarità e consenso, perché un magistrato come Ingroia agisce solo per amministrare la giustizia e non pensa certo un domani a candidarsi, che ne so, alla carica di sindaco di Palermo, per esempio.
In conclusione mi pare di poter affermare che l'adozione del Codice Travaglio forse non darà garanzia di una più efficace lotta contro la mafia e la criminalità in genere, ma darà sicuramente molta materia alla stampa per colpire indiscriminatamente chi sta sulle scatole ai magistrati. Una conquista di civiltà giuridica che forse sarebbe meglio evitare.
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