Dopo l’apertura fragorosa di ieri sera con The Great Gatsby, condita da un red carpet colorato e danzereccio ma purtroppo bagnato dalla pioggia che non sta lasciando tregua a Cannes ormai da due giorni, siamo entrati finalmente nel vivo di questa sessantaseiesima edizione del Festival. E la prima giornata mette subito sul tavolo molti argomenti di cui discutere. Perché grazie ai film Jeune et Jolie del francese Francois Ozon e Heli del messicano Amat Escalante, la competizione si pone immediatamente sulla strada della provocazione. Il film di Ozon, già annunciato da settimane come possibile film-scandalo dell’edizione, ci racconta con scene di sesso esplicite la doppia vita (sbandata) di una diciassettenne che decide senza evidenti motivi di prostituirsi. Sullo schermo vediamo la bellissima e giovanissima Marine Vacht, modella passata al cinema di cui sicuramente sentiremo parlare a lungo, concedersi senza freni ad uomini di tutte le età, compresi ultrasettantenni.Fortunatamente però nel film, accolto con applausi convinti, nulla risulta volgare e fine a se stesso, perché la tristezza di tali sequenze è funzionale ad una sottile e pungente indagine dei teenager della società contemporanea.
A sconvolgere letteralmente stampa e pubblico è stato invece il messicano Heli. C’era però da aspettarselo, dato che i precedenti film di Escalante, Sangre e Los Bastardos, presentati sempre a Cannes rispettivamente nel 2005 e nel 2008, si fecero notare proprio per la loro particolare estetica della violenza. Con questa nuova pellicola, il regista torna ad esplorare le terribili contraddizioni del suo paese e dopo un’ora in cui delinea quasi con dolcezza il ritratto della famiglia di Heli (il personaggio principale che dà il titolo al film), lascia esplodere senza limiti una violenza senza limiti. Una violenza fisica estrema, che tocca l’apice in una tortura con tanto di evirazione – di cui non vi sveliamo le modalità -, rappresentata da Escalante sempre in campo, non lasciando nulla all’immaginazione. Una violenza fastidiosa allo sguardo, disturbante e quasi insostenibile, che ha spinto molti ad uscire dalla sala a metà proiezione, ma che rappresenta però un aspetto fondamentale della poetica del suo autore, che piaccia o meno.
Fortunatamente a rallegrare e a rendere meno cupa la giornata cinematografica è arrivato il film di Sofia Coppola. Stranamente escluso dal concorso e posto ad apertura della sezione Un Certain Regard, The Bling Ring racconta con un ritmo serrato e coinvolgente la storia vera di quel gruppo di ragazze che mise in subbuglio Hollywood (ricordiamo tra le vittime dei loro furti Paris Hilton, Orlando Bloom e Rachel Bilson) rubando alle star beni per il valore di ben 3 milioni di dollari. La figlia del grande Francis Ford, che conferma film dopo film il suo talento e la sua capacità di spaziare tra storie completamente diverse, è arrivata a Cannes con la protagonista della sua pellicola: Emma Watson, l’ex Hermione di Harry Potter. Un’attrice che con questo film segna con ancor più decisione la sua voglia di staccarsi dal personaggio che l’ha resa famosa al mondo.
di Antonio Valerio Spera