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Il contenuto onirico delle parasonnie. 2° parte

Da Psychomer
by Angela Sofo on dicembre 12, 2012

Alcuni sogni riportavano qualche interazione amichevole e in tutti i casi, il sognatore era un amico che tentava di proteggere qualcuno da un pericolo. All’opposto, nessun paziente veniva mai salvato da una situazione rischiosa. Alcuni di loro misero in atto comportamenti non aggressivi come, ridere, cantare canzoni volgari o esprimere strani commenti senza riportare nessun contenuto onirico associato. La maggior parte dei sogni però, venivano vissuti e percepiti negativamente con apprensione e terrore.

Per quanto riguarda l’architettura del sonno, non furono riscontrate rilevanti differenze tra i pazienti e il gruppo di controllo, né in merito alla durata, all’efficienza, alla latenza e alla percentuale del sonno. Gli arousal erano associati a comportamenti motori anormali che suggerivano sorpresa, confusione o paura. Se confrontati con il gruppo di controllo, i pazienti presentavano un numero maggiore di arousal derivanti dal sonno profondo e una più severa sonnolenza diurna. Molti pazienti non furono in grado di determinare quanto i loro episodi di sonnambulismo e terrore notturno fossero correlati a ciò che stavano sognando poiché non conservavano memoria di essi quindi, l’esatta frequenza di questa associazione (isomorfismo mente-corpo) è ancora sconosciuta.

Questo studio ha confermato che improvvisi arousal derivanti dal sonno ad onde lente, sono frequenti in persone affette da sonnambulismo o terrore notturno e sono quattro volte più comuni rispetto ai campioni di un gruppo di controllo.

Questi dati presentano tuttavia alcuni limiti. Il sonnambulismo e il terrore notturno sono solitamente descritti come due tipi distinti di parasonnie ed il fatto che qui siano stati considerati insieme potrebbe essere vincolante nell’interpretazione dei risultati. Entrambi, mostrano una considerevole sovrapposizione: le immagini spaventose non sono specifiche del terrore notturno ma sono comunque state esperite da due pazienti della ricerca affetti da solo sonnambulismo; ciò potrebbe suggerire che il legame tra i due disturbi sia molto sottile. Un altro limite riguarda la raccolta dei racconti onirici che è stata acquisita retrospettivamente e renderebbe perciò plausibile alcuni errori di rievocazione. Il tempo trascorso potrebbe alterare la memoria dei pazienti e sottostimare la frequenza dei sogni.

A conclusione della ricerca si può affermare che il sonnambulismo potrebbe essere una manifestazione di ciò che sta sognando il paziente.

A questo proposito un precedente studio suggerì che il risveglio sia un’utile misura indiretta per qualificare l’intensità dell’incubo; in questi casi il turbamento ad esso correlato si esprimerebbe in maniera maggiore rispetto a quello esperito durante un brutto sogno.

Bibliografia

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