9 febbraio 2011. Rimozione dall’ordine giudiziario. È la durissima sanzione inflitta dalla sezione disciplinare del Csm al giudice di Camerino, Luigi Tosti, per il suo rifiuto di tenere udienze nelle aule giudiziarie in cui è esposto il crocifisso. Il magistrato ateo, ribattezzato dalle cronache come il “giudice anti-crocifisso”, era già stato sospeso dalle funzioni e dallo stipendio dal 2006, ed ora, dopo il verdetto di stamattina, non potrà più vestire la toga. Nel capo di incolpazione redatto dalla Procura generale della Cassazione, Tosti si era “sottratto ingiustificatamente ed abitualmente dalle relative funzioni a lui conferite”, astenendosi dal trattare 15 udienze tra il maggio e il luglio del 2005, e ancora fino al momento della sua sospensione, nonostante fossestato promosso l’azione disciplinare nei suoi confronti, “con dichiarazione di rifiuto di tenere l’udienza manifestata nello stesso giorno o nell’immediata prossimità”. In tal modo, spiega la Procura generale della Cassazione nell’incolpazione, rilevando che “tale condotta era persistita nonostante la messa a disposizione da parte del Presidente del Tribunale di un’aula priva di simboli religiosi”, Tosti “è venuto meno al dovere fondamentale di svolgimento della funzione” ed ha “compromesso la credibilità personale ed il prestigio dell’istituzione giudiziaria”. Così l’ideologia laicista perde un altro suo feroce santone. La notizia è apparsa su alcuni quotidiani come Avvenire e Libero.
Aggiornamento 14/3/11. La Cassazione conferma la rimozione dall’ordine giudiziario di Luigi Tosti, il giudice di Pace del tribunale di Camerino, sanzionato dal Csm con la perdita del posto per essersi rifiutato di tenere udienza per via della presenza del crocifisso nelle aule di giustizia italiane. Secondo la Suprema Corte – sentenza 5924 delle sezione unite civili, depositata oggi – è del tutto corretto il verdetto disciplinare emesso dal Consiglio Superiore della Magistratura il 25 maggio 2010 che ha pronunciato la destituzione del giudice “anticrocifisso”. Per esporre negli uffici pubblici, tra i quali rientrano le aule di giustizia, simboli religiosi diversi dal Crocefisso «è necessaria una scelta discrezionale del legislatore, che allo stato non sussiste». In alternativa al crocifisso infatti, l’ateo anticlericale e probabilmente filo-uaarino Tosti chiedeva, anche in Cassazione, di poter esporre la Menorah, simbolo della fede ebraica (cfr. Il Giornale).