Il dandismo

Vi è incertezza sull'origine della parola dandy, alcuni vi intravedono un diminutivo scozzese di Andrew, altri credono che derivi dall'italiano daino, fattosta che il dandismo esercitò una significativa e prolungata influenza sulla cultura europea della moda.

Esso nacque in Inghilterra nei primi trent'anni del XIX secolo, per poi diffondersi in tutta Europa, ma soprattutto in Francia.

Capostipite dei dandy fu George Brummel, il quale diffuse un modello di eleganza sobria e raffinata imperniato sulla tradizione dell'abito in tre pezzi, nobilitato dall'uso di tessuti pregiati, ma non appariscenti, e dal taglio accurato. I colori erano vietati e ci si doveva occupare con cura meticolosa della sistemazione del colletto e della cravatta.

Grande attenzione era dedicata alla biancheria, che era considerata il miglior indicatore dell'igiene personale del gentiluomo. Essa doveva essere cambiata con frequenza e lavata in acqua corrente. Altri segni distintivi del dandy erano il frac grigio, calzoni di seta, il cappello piumato, il bastone da passeggio in mano e lo spadino al fianco.

L'ambiente in cui si sviluppò il dandismo fu il West End di Londra, che nel corso del XVIII secolo aveva assunto il carattere  di elegante zona residenziale per ceti abbienti, arricchita poi dall'apertura di quegli esercizi commerciali e artigianali necessari per soddisfare le esigenze dei facoltosi abbitanti.

Fu proprio qui che George Brummel decise di abitare, in quanto il West End  era anche lo scenario ideale per l'esibizione, il confronto, la competizione e l'emulazione. Così Brummel recuperò  e rivitalizzò la tradizione della severa eleganza inglese e la fece diventare un punto di riferimento internazionale.

Il modello inglese di eleganza maschile giunse alla sua forma compiuta quando l'abito in tre pezzi, confezionato con stoffa pregiata e tagliato con maestria sartoriale, venne indissolubilmente associato al colore nero.

fonti: "Civilità della moda" di Carlo Marco Belfanti; "Vita da dandy" di Stefano Lanuzza.

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