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Il debito pubblico in Italia

Creato il 20 agosto 2011 da Mutuonews

tremonti, sacconi e brunettaSi parla molto spesso in questo periodo di debito pubblico che ormai ha raggiunto soglie elevate e difficilmente controllabili; il progetto ambizioso che la politica sta perseguendo è di arrivare al pareggio di bilancio nell’arco di 2 o 3 anni e per far questo, sono già in azioni tagli alla spesa pubblica, clausole di salvaguardia e quant’altro.

Ma come nasce questo debito pubblico così imponente? Quali sono le cause che hanno determinato le casse dello Stato in questa condizione?

Ricostruire minuziosamente tutti i passaggi politici che hanno inciso su questo fattore è un’opera ardua e  per certi versi inutile perchè comunque bisogna tener presente che l’Italia è un Paese giovane, dilaniato da tante guerre e che solo nel finire degli anni ’40 è riuscita ad accordarsi per stilare una Costituzione e ricominciare a tessere le tele di un vivere civile democratico.

E tutto questo costa, così come costa, per esempio, creare delle infrastrutture, mettere in campo un’amministrazione pubblica efficiente.

Fatta questa premessa, soffermiamoci su di un dato che ha un certo interesse: nbel 1974 il debito pubblico costituiva il 73 % del Pil, nel 1984, invece, il 96 % del Pil.

Uno sbalzo enorme connotato da un fatto singolare: negli anni ’80 il partito socialista aveva un peso rilevante e il Governo Craxi aveva tre consulenti che ancora oggi rivestono un ruolo preminente: Sacconi, Brunetta e Tremonti.

Queste tre persone, oggi Ministri, erano consulenti economici del Governo Craxi, un Governo che ha assistito o determinato a seconda dei punti di vista, il grande balzo in avanti del debito pubblico.

Questa informazione può essere letta in vari modi; si potrebbe asserire che è assurdo che i consulenti economici di un Governo sotto il quale il debito pubblico è cresciuto, oggi, a distanza di tanti anni, rivestano ancora un ruolo cruciale nella politica, sarebbe un commento plausibile, un’analisi che mostra una sorta d’incapacità di una certa classe dirigente di amministrare la cosa pubblica.

Ma questa analisi è riduttiva, bisognerebbe vedere cosa ha ereditato il Governo Craxi, come era amministrata prima la cosa pubblica e se il debito pubblico del 1984 non ha le sue ragioni in scelte di politica economica di molti anni prima.

Questa seconda ipotesi ha anch’essa dei punti di interesse, ma il dato veramente rilevante che si vuole mettere in evidenza è un altro: l’amministrazione della cosa pubblica ha un prezzo, i bisogni delle persone hanno un prezzo e il fatto che dei politici, ieri socialisti, oggi tendenzialmente liberisti, hanno posto in essere a distanza di più di vent’anni misure così diverse è la prova provata che il liberismo non può funzionare da solo, lo Stato deve intervenire nell’economia.

Questa chiave di lettura racchiude in un certo senso anche le altre perchè se è vero che lo Stato deve intervenire, è pur vero che negli anni ’80 è intervenuto in malo modo.

Colpisce che a distanza di tanti anni, le stesse persone parlino continuamente di tagli alla spesa pubblica, non sono incoerenze o contraddizioni, però, si tratta di prendere atto che a fronte di una cattiva gestione del Sistema Italia oggi è necessario correre ai ripari.

 


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