Titolo Originale: La zuppa del demonio Regista: Davide Ferrario Sceneggiatura: Giorgio Mastrocco, Davide Ferrario Autori dei testi citati: Carlo Emilio Gadda, Filippo Tommaso Marinetti, Enrico Prampolini, Ivo Pannaggi, Vinicio Paladini, Vladimir Majakovskij, Carlo Emilio Gadda, Dino Buzzati, Luigi Meneghello, Goffredo Parise, Luciano Bianciardi, Ermanno Olmi, Giorgio Bocca, Ottiero Ottieri, Ermanno Rea, Italo Calvino, Primo Levi, Pier Paolo Pasolini, Paolo Volponi. Registi di alcuni film citati: Dino Risi, Ermanno Olmi, Alessandro Blasetti, Mario Camerini, Luca Comerio, Nelo Risi, Giuseppe Ferrara, Ferdinando Cerchio Montaggio: Cristina Sardo Produzione: Italia Distribuzione: Microcinema s.p.a. Genere: Documentario Durata: 78 minuti.Guarda il trailerNell’ edizione 2013 della Mostra d’arte Cinematografica di Venezia, Sacro GRA, il documentario di Gianfranco Rosi ha vinto il Leone d’Oro “sdoganando” definitivamente il genere.Quest’anno alla Mostra di Venezia 71 il documentario l’ha fatta da padrone, oltre a The look of silence (di Joshua Oppenheimer), La trattativa (di Sabina Guzzanti), Belluscone. Una storia siciliana (di Franco Maresco) di cui vi racconteremo nelle prossime puntate, merita sicuramente attenzione La zuppa del demonio di Davide Ferrario.Il titolo, particolarmente significativo, nasce da una frase di Dino Buzzati utilizzata in un documento del 1964 per descrivere la produzione di acciao nella centrale siderurgica di Taranto. La zuppa del demonio racconta attraverso filmati d’epoca la rivoluzione industriale in Italia dal 1911 alla crisi petrolifera degli anni 70; si ripercorre, in quasi un secolo di storia, le opere degli anni 10, lo sviluppo della grande industria, il fascismo, l’impegno della FIAT nella produzione bellica, la ricostruzione post bellica, le industrie degli anni 50, i modelli di Fiat ed Olivetti e la ricerca di nuove fonti di energia. I materiali sono ricavati dall’Archivio Nazionale del Cinema di Ivrea ed il lavoro di selezione da parte di Giorgio Mastrocco e Davide Ferrario è stato notevole. Visivamente è interessante, ma ciò che rende questo lavoro importante è il fatto che le immagini sono accompagnate esclusivamente dai commenti originali:“... guardate un paesaggio classico: il mare, la riva deserta, gli ulivi, il sole, le cicale, la pace, la sonnolenza, tutto rimasto immobile e intatto dai tempi della Magna Grecia. Ma perché hanno devastato questo posto? Perché? Perché gli ulivi, il sole, le cicale significavano sonno, abbandono, rassegnazione e miseria ed ora qui ora invece gli uomini hanno costruito una cattedrale immensa di metallo e di vetro per scatenare li dentro il mostro infuocato che si chiama acciaio e che significa vita. Un braccio che non teme il fuoco dell’inferno, si introduce nella rovente terra, rovesciando gli ingredienti e le droghe per la zuppa del demonio, il demone acciaio, il mostro acciaio, l’imperatore acciaio, signore del mondo d’oggi.” I commenti originali che accompagnano le immagini sostenevano il progresso ad ogni costo o se ne dissociavano. Tuttava quello che oggi risulta incredibile è sentire come allora si leggevano gli eventi, quando i consumi erano illimitati, quando in nome del progresso tutto era possibile, tutto era consentito, tutti ne avrebbero beneficiato. Ciò che si racconta nel film non è solo una parte della nostra storia, ma l’idea stessa del progresso, si racconta un'utopia, il sogno di un futuro senza limiti, la convinzione di governare la natura e tutto questo è impensabile oggi, in cui si vive “a vista”, senza orizzonti.Il risultato è un documento da vedere, conservare e ricordare. Voto 6,5
Davide Ferrario in Sala Grande alla prima di La Zuppa del demonio
alla Mostra d'arte Cinematografica di Venezia 2014