Alghe verde-azzurre liofilizzate
Oggi, un pò per una nuova tendenza salutistica che va a bilanciare i tanti anni contraddistinti da totale anarchia dietetica, nonchè da stili di vita sempre più artificiali e stressanti, un pò perchè sempre più consapevoli che i cibi moderni, depauperati e devitalizzati dai numerosi procedimenti industriali cui sono inevitabilmente sottoposti, non soddisfano più le nostre esigenze nutritive, si fa un gran parlare di integratori alimentari, e le case produttrici non si sono lasciate sfuggire l' occasione per invadere il mercato con una vera valanga di prodotti.Ma è proprio giustificato il loro ricorso? Sono davvero efficaci? E soprattutto, come si fa ad orientarsi in una giungla simile?
Onestamente non posso dire di conoscere tutti i prodotti di questo tipo attualmente in commercio ma, come molti forse sapranno, da tempo coltivo interesse per le alghe verde-azzurre Klamath, un "supercibo" che a buon diritto può essere annoverato fra i migliori integratori. Perciò, avendo ben chiari alcuni concetti di base, credo di poter dare ugualmente una risposta alle questioni sollevate, cosa che mi sembra più importante e prioritaria che mettermi a decantare, secondo una prassi scontata, le virtù di un prodotto che sponsorizzo.
Come al solito, quando di tratta di informazione che può influenzare i nostri consumi non si sa mai quanto sia attendibile ciò che ci viene detto, nè, in caso di cattiva informazione, quanto sia frutto di ignoranza e incomprensione (problema "endemico" quando si tratta di scienze della vita) e quanto invece sia dovuto al calcolo, al desiderio di far cassa.
E se da una parte la pubblicità ci promette improbabili miracoli e giovinezza anche in tarda età grazie ad integratori multivitaminici, antiossidanti, omega 3 e chi più ne ha più ne metta, a pochi sarà sfuggito che i messaggi ufficiali che ci arrivano da medici e nutrizionisti sono di tutt' altro avviso. Quante volte avete sentito che, a meno che non si soffra di qualche carenza specifica clinicamente accertata, gli integratori non servono perchè per assicurarci tutto quanto ci occorre basta una non meglio definita "dieta equilibrata" (precisazione peraltro inane, visto che ognuno ne ha un' idea personale)?
Devo dire che raramente la banalità in campo medico ha raggiunto simili livelli, dimostrando anche una certa arretratezza di idee. Chi pensa questo omette diverse cose importanti che fanno parte di quel tipo di considerazioni che difficilmente trovano spazio nella mentalità astratta e riduttiva degli scienzati.
Innanzitutto c'è da considerare l' individualità, di cui tutte le medicine tradizionali sottolineano da sempre l' importanza, e se questo non dovesse bastare ce ne viene la conferma dalla moderna e scientificissima medicina orto-molecolare, che ha potuto sperimentalmente rilevare l' ampia disparità del fabbisogno relativo ai vari nutrienti non solo fra individui diversi, ma anche nello stesso soggetto. Perciò ciò che può essere "normale" secondo una media statistica può non essere abbastanza per tanti soggetti.
A questo si aggiunge il fatto che si dà per scontato che in ogni alimento considerato siano presenti determinate sostanze sempre in quantitativi più o meno definiti a priori, perchè... così c'è scritto sui libri di testo. Niente di più ingenuo e semplicistico: le variabili che entrano in gioco nel determinare il contenuto di nutrienti in un alimento sono talmente tante che è puramente illusorio fare affidamento sui valori riportati in tabelle ed etichette.
Si va dalla genetica alla qualità del terreno di coltivazione, al grado di maturazione del prodotto, al periodo di raccolta fino ad aspetti relativi alla conservazione, lavorazione e distribuzione.
Sorvolando su questi ultimi, che lascio all' immaginazione di ognuno (per evitare inutili e noiose lungaggini su aspetti tecnici, su cui peraltro ho scarsa dimestichezza), si deve tener presente che agronomi ed agricoltori da sempre sono alla ricerca di quelle varietà genetiche di vegetali che assicurino la massima resa produttiva, la migliore resistenza a parassiti e malattie, la migliore idoneità all' immagazzinamento e al trasporto e soprattutto aspetto, colore e consistenza attraenti per il consumatore. E in tutta questa assillante ricerca l' ultima preoccupazione degli interessati è quella relativa al valore nutritivo del prodotto, che finisce purtroppo col venirne penalizzato.
Di solito questi prodotti, che vengono regolarmente raccolti prima della loro completa maturazione per evitare un troppo rapido deterioramento, sono riconoscibili per le loro grandi dimensioni, per il loro colore vivace e... per la loro insipidezza.
Avreste immaginato che anche la geografia può influire sul contenuto nutritivo di ciò che mangiate, come dimostra il gozzo una volta endemico in certe aree geografiche carenti di iodio? Già, perchè i terreni di coltura non sono tutti uguali, ed è il tipo di rocce da cui hanno origine a determinarne le caratteristiche: rocce ignee, a causa della loro durezza e scarsa porosità, sono poco soggette all' erosione e pertanto rilasciano pochi minerali, mentre quelle sedimentarie si sciolgono più facilmente, cedendone una grande quantità, fra cui carbonato di calcio, dolomite, solfati, cloruri e magnesio, alle acque con cui vengono a contatto, che vanno così ad arricchire il suolo e le piante che vi crescono (per approfondire: "Il Libro completo dei Minerali per la Salute").
La geografia poi è importante anche per il clima, dato che questo influenza direttamente la composizione chimica della flora locale. Va quindi da sè che anche la stagione conta: si è più volte constatato che il picco massimo nel contenuto di un nutriente nei vari ortaggi si riscontra in estate. Ad esempio, le carote raccolte in giugno presentano il massimo quantitativo di carotene, che va poi decrescendo gradualmente fino a raggiungere il minimo nel tardo autunno, quando si riduce alla metà. Addirittura si è visto che perfino il grado di esposizione alla luce solare di una pianta influisce sul suo contenuto nutritivo !
Inoltre sono ormai note a tutti le conseguenze devastanti dell' agricoltura chimica intensiva, che sconvolge l' ecosistema, uccidendo ogni forma di microrganismi, impoverendo i terreni e con essi i vegetali che vi si coltivano.
Ci sono vari documenti che provano il declino del loro valore nutritivo avvenuto negli ultimi decenni. Per un approfondimento in inglese cliccare qui, un dossier dove si prendono in esame i più comuni alimenti e le variazioni nel contenuto di molti importanti nutrienti subite dal 1940 al 1991 (esiste anche un aggiornamento al 2007).
Chiariti questi importanti punti, che considero imprescindibili, si evince facilmente che non può esserci sicurezza assoluta sul valore nutritivo di ciò che mangiamo e i rischi di carenze sono sempre dietro l' angolo anche per chi crede di mangiare "sano" perchè acquista solo prodotti "biologici".
Pur riconoscendo infatti un certo vantaggio di questi ultimi nei confronti dei prodotti ordinari, è doveroso far notare che la semplice conversione di un terreno all' agricoltura biologica dopo decenni di sfruttamento artificiale e avvelenamento chimico non è sufficiente a ripristinare l' equilibrio biologico originale, che richiede periodi molto lunghi.
Cercare di sopperire a questa cronica situazione col ricorso agli integratori è dunque del tutto sensato, anche perchè, per quanto si possa stare attenti alla scelta di ciò che mangiamo, capitano sempre circostanze speciali che richiedono un surplus, come gravidanza, allattamento, situazioni di stress, convalescenze, supporto nutraceutico a terapie mediche o il semplice fatto di assentarsi da casa per qualsivoglia motivo e non avere quindi la possibilità, mangiando fuori, di scegliere ciò che si vorrebbe.
La prossima volta vedremo però quali criteri seguire nella loro scelta.
Michele Nardella
Le Alghe della Salute
Spirulina, Clorella, Klamath. Superfoods naturali di forza, bellezza e benessere
Ulrich Arndt
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