Le parole pronunciate ieri dal presidente Mattarella in occasione della festa della donna rappresentano una buona scusa per riflettere sullo stato dell'arte culturale più che politico dei diritti civili in Italia.
Dice il presidente della Repubblica all'inizio del suo discorso:
[...] Rivolgo un saluto a tutte le signore qui presenti così numerose e tutte le donne italiane, molte delle quali ci seguono in diretta televisiva. Sono, siete, milioni di professioniste, di docenti, di casalinghe, di lavoratrici dipendenti, di imprenditrici, di disoccupate, di madri, di nonne e di ragazze. Donne consapevoli, che badano all'essenziale e a ciò che è bello, spesso alla difficile ricerca di una compatibilità tra il lavoro e la famiglia. Su di voi grava il peso maggiore della crisi economica.A voi, una società non bene organizzata affida il compito, delicato e fondamentale, di provvedere in maniera prevalente all'educazione dei figli e alla cura degli anziani e dei portatori di invalidità. Lo fate silenziosamente, a volte faticosamente. Senza la donne, senza di voi, l'Italia sarebbe più povera e più ingiusta. Siete il volto prevalente della solidarietà. Il volto della coesione sociale. Dovremmo ricordarlo costantemente. E non dovremmo smettere mai di ringraziarvi. [...] [...]Permettetemi di chiudere questo mio breve intervento con un detto dei nativi americani Ojibwej:
"La donna è la radice sulla quale le nazioni sono costruite. Essa è il cuore della sua nazione. Se il suo cuore è debole, il popolo sarà debole. Se il suo cuore è forte e la sua mente limpida, allora la nazione sarà forte e determinata. La donna è il centro di ogni cosa".[...]
E conclude con una citazione:
In nessuna parte del suo discorso - mai - compare un impegno a cambiare questa condizione per cui le donne sono dedite alla cura e alla professione e, silenziosamente, ce la fanno. L'ammirazione che i maschi (che in contrapposizione alle donne quindi sono di solito presi da se stessi e dal potere e non ce la farebberp poverini a fare tutto, quindi...non lo fanno) rivolgono alle donne assume una caratteristica tipicamente maschilista: voi donne siete regine del focolare, svolgete i vostri doveri in modo umile senza vantarvi, noi maschi invece facciamo la guerra, ostentiamo il potere e senza di voi saremmo perduti.
Ecco a me la matrice del discorso di Mattarella appare in assoluto contrasto con la cultura della parità che vorrei che il mio Paese promuovesse e mi sembra invece in linea, pur forse non volendolo, con il movimento reazionario degli invasati di "sposati e sii sottomessa" versione maschilista e sorella stretta delle molto omofobe sentinelle in piedi. Nella adulazione dei ruoli svolti dalla donna, scorgo anche una certificazione della loro giustezza. Il discorso di Mattarella, in sostanza, non è stato politico, ma culturale. Non c'è stato alcun impegno a modificare lo stato delle cose che per la maggior parte, possiamo anche ammetterlo, sono esattamente come il Presidente le racconta, anche se io sono assolutamente convinta che una nuova generazione di maschi attenta alle cosiddette dinamiche di cura sia già nata, esista ed è un errore ignorarlo.
Nelle scorse settimane è stato toccato un altro tema, stavolta dalla ministra Madia alle invasioni barbariche. Anzi i temi sono stati due. Uno il matrimonio egualitario (in cui la ministra ha detto di essere convinta che prima o poi si arriverà al matrimonio anche per le coppie omosessuali) l'altro il tema dell'eutanasia, tema delicato perché l'argomento ha toccato una questione personale che riguardava direttamente la ministra e sulla quale la ministra si è dichiarata a favore di una zona grigia dove a decidere è la comunità amante e non le volontà del malato espresse quando era sano attraverso un testamento biologico. Anche in questo caso a mancare nelle parole della ministra (che pure conosco e alla quale voglio bene per molti motivi) è una cultura politica collettiva. In un mondo ideale in cui la famiglia è il luogo dell'amore anche io sarei d'accordo che a decidere di me fossero i miei famigliari. Ma la legge serve proprio per garantire tutti. Anche chi non necessariamente ha una famiglia amorevole. Anche il matrimonio civile non serve a molto se va tutto bene e si è ricchi. Serve proprio in tutti gli altri casi. La legge è nata per tutelare i deboli e non far prevalere la legge dei più forti. E' per questo che non viviamo più nelle caverne e non decidiamo più le cose a colpi di clava.
Nella risposta sui matrimoni egualitari si certifica che, come è accaduto altrove, anche in Italia si arriverà al matrimonio e non, invece, che lo faremo accadere. Non siamo ancora abituati a parlare di questi temi in modo profondamente politico se non in presenza di domande in cui spesso politici e ministri ancora rispondono solo a titolo personale.
Si pensi che mentre la ministra risponde sul matrimonio, stiamo invece aspettando che si definisca la forma di un disegno di legge sulle unioni civili che proprio perché non è ancora l'estensione del matrimonio è ancora prigioniero di interpretazioni e di tira e molla schiavi del governo di larghe intese (ne ho scritto lungamente per esempio qui).
Manca, in sostanza, una visione di Paese che comprenda anche i diritti civili: persiste un precariato generalizzato in cui gli stessi partiti su questi temi sono divisi (lo stesso PD che ha fatto passi da gigante grazie al certosino lavoro di molti e ora ha nel programma le Civil Partnership con la stepchild adoption che solo due anni fa sembravano una chimera è ancora troppo arrettrato: la posizione del PD nel 2015 dovrebbe essere il matrimonio egualitario e la discussione sulle unioni civili dovrebbe essere solo un effetto della presenza delle larghe intese).
Oggi, lo stesso PD ha paura di fare propri questi temi, di farli diventare autentica componente della propria visione di Paese, nel frattempo sedicenti associazioni di genitori invadono le scuole con l'invenzione della teoria gender. Per assurdo le prime vittime della guerra omofoba saranno proprio le donne, perchè è dalla prigionia dei ruoli che i fanatici religiosi stanno ricominciando a fare proseliti. Per questo il discorso di Mattarella apparentemente innocuo e lodevole mi appare in tutta la sua pericolisità culturale.