di Claudia Boddi
Dopo aver sentito, alcuni giorni fa, la notizia del bambino autistico sequestrato in America da un ex vietkong, mi è venuto in mente di andare a rispolverare i miei appunti sul disturbo da stress post traumatico. Voglio precisare che questo fatto di cronaca è stato solo lo spunto per approfondire l’argomento: se Jimmy Lee Dykes (così si chiamava il sequestratore) soffrisse o meno di stress post traumatico, sinceramente non lo so e non credo neanche sia documentato. Sicuramente era un ex veterano del Vietnam e, com’è noto, i primi a manifestare sintomi legati a questa sindrome furono i reduci di rientro da quell’orribile guerra.
foto psicozoo.it
I soldati dal Vietnam riportavano un forte aumento dell’ansia, erano vittime di asfissianti flashbacks e, attanagliati dall’insonnia, rivivevano negli incubi le crudeltà di quel teatro dell’orrore. Ma lo stress post traumatico è riscontrabile anche laddove si rilevi un trauma di altro tipo: non è raro, infatti, che donne che hanno subito violenza ne manifestino tratti, come pure, coloro i quali sono stati vittime di catastrofi, per esempio il terremoto. Il PTSD (dall’inglese post traumatic stress disorder), a differenza di altri disturbi psicologici, è caratterizzato dal ruolo fondamentale che ha la sua origine, l’evento che la persona ha vissuto direttamente o al quale ha assistito e che ha scatenato la paura intensa, l’orrore, la minaccia di morte, l’estremo senso di impotenza o un grosso rischio per l’integrità fisica propria o di altri, da cui poi è scaturita la sintomatologia. Tutti coloro che subiscono un evento traumatico sviluppano stress ma non è detto che esso diventi un PTSD: esiste infatti anche il disturbo da stress acuto, per esempio, che però a differenza di quello di cui stiamo parlando che perdura più a lungo, si risolve nel giro di un mese dal suo esordio. Si è soliti parlare di disturbo quando, a causa dei sintomi presentati, la persona vede la sua vita sociale e lavorativa sensibilmente compromessa.
Rivivere continuamente l’evento, anche attraverso incubi, è uno dei principali segnali del disturbo. La persistenza del flashback sull’evento infatti indica un’incapacità della persona di integrare il trauma nelle sue convinzioni preesistenti e nella sua vita attuale. Un altro comportamento significativo del disturbo da stress è l’evitamento del pensiero traumatico, l’abbassamento generale della reattività, la perdita di interesse per gli altri e l’impossibilità di provare emozioni positive. Anche se sembra contraddittorio rispetto alla prima manifestazione, in realtà, questo sintomo si coniuga perfettamente con essa, infatti, il PTSD è caratterizzato dalla fluttuazione ovvero, momenti nei quali si tende ad evitare la rievocazione dell’evento e altri in cui essa riaffiora violentemente. Inoltre, nei pazienti colpiti dal disturbo sono stati anche riscontrati sintomi di aumento dell’attivazione fisiologica: difficoltà a prendere e mantenere il sonno, ipervigilanza ed esagerate risposte di allarme, difficoltà a concentrarsi.
Intorno alla comparsa di questi elementi ruota poi un’ampia serie di altri sintomi che coinvolgono il raggio vitale delle persone che ne sono colpite. Sono stati registrati infatti anche aumento di ansia, depressione, rabbia, senso di colpa, abuso di sostanze (automedicazioni placebo per alleviare il dolore), problemi coniugali e sul lavoro. Non di rado, sono anche emersi pensieri suicidiari, reazioni di rabbia esplosiva e violenza, problemi di natura fisiologica correlati alle sintomatologie da stress, come dolori lombari, cefalee e problemi gastrointestinali. I dati degli studi più recenti testimoniano come “solo” il 25% di coloro i quali vengono a contatto con un evento stressante sviluppino il disturbo, il che significa che l’impostazione che prevede che l’evento traumatico sia l’unico fattore causa della sindrome non è del tutto giustificata. Sono in corso ricerche che tentano di individuare i fattori che concorrono a determinare la comparsa del disturbo.