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Il dolce frutto dei sacrifici

Da Giulietta88
Il dolce frutto dei sacrifici
Qualche settimana fa avevo scritto di quanto fosse impegnativo l'anno accademico appena cominciato. I giorni volano e non mi rendo nemmeno conto della velocità con cui passa il tempo quando si è tanto occupati. In questo periodo non scrivo sul blog quanto vorrei ma lo sto facendo per una buona causa, perché impegnarmi nello studio e nello stage al momento è la mia priorità e i miglioramenti infatti si notano a vista d'occhio. Sto faticando questo è vero, perché le ore di lavoro per scrivere gli articoli si sommano a quelle che dovrei passare sui libri per gli esami ma nonostante tutto riesco ad organizzarmi e a portare a termine gli incarichi che mi vengono assegnati. E mi sento viva più che mai.
Oggi sono qui per farvi leggere un articolo che ho scritto e che verrà pubblicato nel magazine dell'università di Verona domani mattina. Lo faccio perché è un pezzo nel quale ho messo il mio cuore e anche perché mi è stato detto di aver svolto un ottimo lavoro. Tutto questo mi dà una grande soddisfazione e una carica incredibile che vorrei condividere con voi lettori!
L'articolo è incentrato su un convegno che ho seguito venerdì 18 novembre nell'aula magna del mio ateneo. Il tema principale era "Il diritto alla giustizia e alla verità, dalla strage di piazza Fontana al sequestro Moro". Il pezzo è un po' lungo per cui spero davvero di non annoiarvi... anzi, spero di aver trasmesso anche solo una piccola parte delle immense emozioni che ho provato venerdì, perché non ho saputo trattenere le lacrime e la rabbia.
Veritàe giustizia sono i principi guida di ogni istituzioneIl18 novembre la prima giornata del convegno “Le radici dei diritti”si è conclusa con grande successo e commozione
Laforza della democrazia sta soprattutto nella partecipazione deicittadini, perché le istituzioni siamo noi.” Queste leparole di verità e speranza che il 18 novembre sono statepronunciate da Manlio Milani, dell'associazione familiari vittime dipiazza della Loggia, nel corso della prima giornata del convegno “Leradici dei diritti”. L'aula magna del Polo Zanotto era affollata digiovani liceali, universitari e docenti che si sono commossi eindignati davanti alla storia, quella raccontata da chi èsopravvissuto alle stragi neofasciste che hanno terrorizzato l'Italiadegli anni Sessanta e Settanta. Persone che hanno perso i proprifamiliari e che da quarant'anni lottano per ottenere la giustizia cheancora non hanno ottenuto. Milano, Brescia e Bologna sono state lecittà più colpite e quelle dei testimoni che hannoportato la verità nell'ateneo veronese per non dimenticaremai, per ricordare alle nuove generazioni che da sempre nel sanguedegli italiani scorre il desiderio di resistere alla violenza, disacrificarsi in favore di un mondo diverso, forse migliore.
Ricostruirel'Italia.Mimmo Franzinelli, della fondazione “Rossi-Salvemini” di Firenze,ha aperto il convegno spiegando in che modo l'Italia si sia rialzatadopo la seconda guerra mondiale e quali sono stati gli errori cheancora oggi siamo costretti a pagare. “Alla fine della guerral'Italia era un paese in macerie – ha detto Franzinelli – ovunquec'era la necessità di ridare un senso alla propria esistenza.E così l'Italia si è ricostruita attraverso ledifficoltà, si è aperta all'Europa cambiando economia emodi di vivere, perfino i valori non erano più gli stessi.Qualcosa però è andato storto, perché ilfascismo non ha mai lasciato il paese. Giustizia non era stata fattanonostante la caduta di Mussolini, e quella democrazia che avrebbedovuto far rinascere il paese sotto una nuova luce, in realtànascondeva segreti e vergogne che sarebbero stati svelati troppotardi e che avrebbero portato l'Italia in un periodo di puroterrore”.
Lestragi di Milano, Brescia e Bologna.È stato Carlo Arnoldi, dell'associazione familiari vittime dipiazza Fontana, il primo testimone che durante il convegno haraccontato quello che è successo il 12 dicembre del '69,quando suo padre morì a causa dell'esplosione di una bombanella sede della Banca nazionale dell'agricoltura di Milano.Diciassette persone persero la vita quel giorno e dopo quarantadueanni e più di trenta processi nessuno sa ancora chi sia statoil colpevole. “Quello che cerchiamo è giustizia e verità– ha detto Arnoldi – perché non è possibile che unsimile caso di violenza diventi un fatto privato. Dobbiamoaddirittura pagarci le spese processuali. Ci sentiamo abbandonati dalnostro paese ma noi non molleremo mai perché la veritàva cercata continuamente in memoria dei nostri cari”. Il 28 maggiodel '74 un'altra bomba esplode ed uccide. Questa volta a Bresciadurante una manifestazione contro il terrorismo e le vittime sonootto innocenti. A parlare di questa strage è stato ManlioMilani che al convegno ha mostrato un breve film-documentario cheraccoglieva le immagini dell'accaduto e le testimonianze deifamiliari delle vittime. “La gente andava in piazza per difendereil diritto di potersi esprimere in libertà – ha spiegatoMilani – e la bomba ha rotto questo processo di relazione. Non èun caso infatti che in quell'attentato siano stati uccisi cinqueinsegnanti. Per far si che il paese funzioni è necessario cheil principio di verità sia il principio guida delleistituzioni”. Ha concluso il convegno l'intervento di PaoloBolognesi, dell'associazione familiari vittime della strage allastazione di Bologna. Il 2 agosto del 1980 una bomba ha uccisoottantacinque civili e ne ha feriti più di duecento. Anche inquesto caso nessun colpevole, nessun processo definitivo che abbiadato un po' di pace e giustizia a chi soffre di continuo per laperdita insensata dei propri cari. “Questa è stata la stragedella disinformazione – ha spiegato Bolognesi – perché nonsono mai stati fatti tutti gli accertamenti necessari per arrivare adun colpevole e i depistaggi per coprire gli attentatori non sonoancora finiti! Noi chiediamo di abolire il segreto di Stato e chetutto venga messo a disposizione dei giudici. La memoria èimportante ma ci vuole anche la conoscenza perché giustiziavenga fatta”.
Lestrategie della tensione.“Cosa c'è dietro queste bombe? C'è sempre un progettoper quanto scellerato possa essere”. Queste le dure parole diFranzinelli per cominciare a spiegare come sia possibile che similistragi siano accadute. “Negli anni Sessanta la societàitaliana si dinamizza e i giovani si affermano. Cambiano i valori,cominciano le prime ribellioni e c'è una forte spintarivoluzionaria. I gruppi neofascisti che infestano l'Italia in quelperiodo hanno approfittato della situazione per spargere terrore emorte nella vita civile in vista di un fine superiore. Senza contarepoi che vi erano dei rapporti molto stretti e intricati fra ineofascisti e i servizi segreti italiani. La verità su quellestragi veniva allontanata con depistaggi e prove falsificatedistruggendo qualsiasi pista su cui poter lavorare. La democrazia diquegli anni non è stata in grado di sostenere il paese perchéla corruzione continuava a farsi strada in politica senza alcunfreno. C'era una forte situazione di degrado da parte di chi avrebbedovuto essere un modello. Le stragi si sono così trasformatein una questione privata portando i familiari a cercare giustizia dasoli. Oggi dobbiamo guardare avanti senza mai dimenticare quello cheè successo, dobbiamo avere fiducia e dobbiamo essere noicittadini a forgiare il nostro futuro partecipando attivamente allavita del paese”.Nota bene: le parti "virgolettate" sono il succo di quello che è stato detto da ogni ospite del convegno, un riassunto fatto dalla sottoscritta.

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