L’inchiesta P4 si prospetta difficoltosa per i PM napoletani Francesco Curcio e Henry John Woodcock. Il duo si sta appellando alla legge Anselmi, promulgata nell’82 per sciogliere la P2 di Licio Gelli, che però è praticamente impossibile da applicare. È stata contestata quattro volte, ma nessuna delle quattro si è arrivati a condanna: Agostino Cordova a Palmi nel ’92, De Magistris a Catanzaro nel 2006, lo stesso Woodcock a Potenza e l’anno scorso Giancarlo Capaldo a Roma per la P3. Il problema è il cuore della legga: dimostrare l’esistenza di un’associazione segreta che occultando l’esistenza e i soci o tenendo segrete finalità e attività sociali svolge attività diretta a interferire sull’esercizio delle pubbliche funzione di organi costituzionali, di amministrazioni pubbliche o di enti. Un’operazione complessa.
Tuttavia, anche se il processo sarà una lunga battaglia ed è improbabile che l’esito sia quello sperato dai PM, quest’indagine ha un grande merito: ha svelato una delle eminenze grigie che tira le fila dell’Italia.
Lui è amico di tutti, è l’uomo più conosciuto che io conosca.
Così Gianni Letta su Luigi Bisignani. Difficile definirlo: faccendiere, finanziere, consulente, factotum, triangolatore, affarista, giornalista, lobbista, imprenditore. Un grande burattinaio. Sono tante le personalità insigni beccate al telefono con lui per chiedere aiuti o semplicemente consigli. Non c’è niente di male, sia chiaro, finché non si scende del penale. Certo è curioso osservare la ragnatela di relazioni e interessi di uno degli uomini più potenti del Paese.
Letta, ad esempio, si dice amico di Bisignani da quarant’anni, ma ha negato che spifferasse i segreti delle indagini.
A casa di Bisignani è stata trovata carta intestata di Palazzo Chigi in bianco: serviva per perfezionare l’acquisto di un immobile in leasing da parte della Presidenza del Consiglio che apparteneva alla società B.B. Parlamento di Vittorio Farina, che è titolare dell’Ilte diretta da Bisignani.
Tra i più assidui frequentatori di Bisignani c’è sicuramente Mauro Masi. Ormai nota la telefonata in cui chiede un parere al lobbista dopo la sparata in diretta contro Santoro a cui viene replicato:
Bella figura di merda.
Masi si serve di Bisignani per le battaglie all’interno della Rai: il faccendiere detta la lettera di licenziamento di Santoro, spinge per danneggiare Paolo Ruffini, direttore di Rai Tre, che non voleva ospitare il programma di Giovanni Minoli sulla sua rete, sostiene la messa in onda di Monica Setta nel daytime e sponsorizzò Anna La Rosa come inviata per i servizi parlamentari.
La Santanché, invece, si rivolge a Bisignani per trovare clienti per la sua concessionaria di pubblicità, la Visibilia. Il consulente la mette in contatto con gli Angelucci, i proprietari di Libero, con cui farà grandi affari: 10 milioni di euro nel 2009. Ma lucrosi contratti arrivano anche con il dipartimento pubblicitario della Presidenza del Congilio, guidato da Elisa Grande, Enel, Poste e soprattutto Eni: Bisignani è molto legato a Scaroni, presidente dell’Ente.
Nella rete c’è pure Mauro Moretti, amministratore delegato delle Ferrovie dello Stato. Lo stesso AD ha ammesso i rapporti con Bisignani e con l’altro indagato Alfonso Papa, ex magistrato ora nel PDL. Moretti rischiava di essere denunciato dall’imprenditore Arcangelo de Martino per presunti illeciti a suo danno, minaccia sventata grazie all’intervento di Papa. Moretti ha spiegato che si trattava soltanto di un trattamento rude da parte di un controllore, ma i PM non credono che l’AD di FS abbia contattato personaggi così di spessore per una tale quisquilia.
La stessa accoppiata era pronta a gettare fango su Vietti, vicepresidente del CSM, organizzando una cena compromettente con delle ragazze e dando puoi la soffiata a Dagospia. La cena è stata però minimizzata da Vietti e la notizia non è mai uscita sul sito scandalistico. Gli inquirenti ipotizzando la longa mano di Bisignani dietro Dagospia, attraverso una pubblicità Eni da 100.000 euro l’anno, ma Roberto d’Agostino ha negato seccamente, sostenendo che il prezzo sia coerente con il traffico del sito.
Tra le carte c’è anche un’intercettazione del Ministro dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo che si dice preoccupata per il fatto che il telefono di Bisignani possa essere contro sotto controllo.
Se escono le intercettazioni con me mi rovini.
Ma di cosa la Prestigiacomo sia così terrorizzata non ci è dato saperlo, per ora.
Un altro fruitore delle conoscenze di Bisignani è il sindaco di Roma Gianni Alemanno, a cui il factotum ha consigliato, circostanza confermata dall’interessato, Maurizio Basile come amministratore delegato dell’Atac. Bisignani si è anche interessato alla nomina del Direttore del Teatro Stabile di Roma, tra i cui candidati c’era Luca Barbareschi, che alla fine è andata a Gabriele Lavia.
Enzo de Chiara, consigliere del Partito Repubblicano e accompagnatore di Bush nel suo viaggi italiano del 2002, domanda informazioni a Bisignani circa la costruzione di un parco giochi a Valmontone di Angelo Rovati per la quale erano sorti problemi legati alla viablità.
Una delle circostanze più oscure balzata agli onori della cronaca è quella relativa al Generale Santini, direttore dell’Aise, i Servizi Segreti per la Sicurezza Estera. In un incontro col il Co.Pa.Sir. guidato da D’Alema, Santini si presenta accompagnato da Bisignani, non si sa a che titolo. Ancora non è chiaro se il fatto sia avvenuto quando Santini era già stato nominato o meno. Nel secondo caso è lapalissiano il coinvolgimento di Bisignani nella scelta del Generale.
Nei contatti c’è Italo Bocchino da cui il faccendiere ha appreso l’iscrizione nel registro degli indagati di Papa a Napoli.
Bisignani è raggiunto pure da Luca Cordero di Montezemolo per diverse faccende. Secondo la stampa, c’è in ballo la nomina di una persona vicino al Presidente della Ferrari a consigliere Eni. Montezemolo, invece, ha ammesso di aver chiesto aiuto per agevolare le trattative tra Edvige Fenech, ora produttrice di fiction, e la Rai. Inoltre, il figlio di Bisignani è stato assunto in Ferrari con il compito di raccogliere sponsor.
Tra le pagine spunta un’allusiva conversazione tra la deputata PDL Michaela Biancofore e Bisignani per far trapelare un episodio non edificante del figlio della Boccassini da usare contro la PM.
Bisignani aveva le mani in pasta dappertutto e tutti si rivolgevano a lui. Non è un reato, ma sicuramente è molto strano.