Il fagiolino

Non si capisce perché un uomo abituato a fare i "mestieri" di casa, lavare, stirare e far di pranzo, cambiare pannolini, somministrare biberon, leggere etichette di lotti, imballaggi e luoghi di produzione,  uscito in una bella giornata di giugno con una breve lista della spesa, all'improvviso, per una di quelle ventate estive in cui alla repentina carezza calda si aggiunge quel tocco di fresco, come tenere dita, ecco, si ferma dal verduraio e compra fragole, albicocche e fagiolini. Fagiolini verde spento, butterati, che costano così poco che pensi subito siano stati coltivati nelle terre avvelenate da scorie pericolose, che nemmeno i poveri indigenti che si spazzolano i residui dei mercati rionali avrebbero preso su. Ma lui no, li porta a casa nella loro bella bustina di carta e me li consegna con una tranquillità che nulla può far vacillare. Apro la busta e mi rifiuto di pulirli, infatti nel totale silenzio il colpevole spezza gli apici, lava e cuoce. Li abbiamo mangiati e ha sottolineato che non erano poi tanto male. E' vero, ma il problema non era questo, se fossero rimasti ad appassire in frigo non avrei avuto nulla da obiettare, ma comprarli, sceglierli, guardarli e decidere che sì, vanno bene, mi sembra una stronzata.
Avrà subito un incantesimo davanti alle ceste ricolme di pomodori, mele e ciuffi di carote?
O più prosaicamente è il solito uomo coglione...