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Il fenomeno delle sette. 1° parte

Da Psychomer
by Laura Solito on gennaio 28, 2013

Il fenomeno delle sette è purtroppo in forte crescita ed i dati sono preoccupanti: nel nostro Paese sono state censite circa seicento sette e ottantamila adepti.

Strutturalmente la setta è un’organizzazione formata da un leader (colui che rappresenta il potere) e dai seguaci (coloro che si arruolano all’interno di un’ affiliazione).

Per comprendere bene cosa sia una setta distruttiva (ovvero quando questa provoca danni alla persona) è necessario conoscere i meccanismi su cui si basano le relazioni all’interno di essa: la relazione settaria distruttiva è quel rapporto che si instaura quando una persona convince intenzionalmente un’altra a dipendere totalmente da sé.

Esaminando la figura del leader si scopre che egli è spesso il fondatore della setta, quasi sempre di sesso maschile, viene in genere descritto come persona fortemente carismatica e persuasiva, di natura autoritaria, dichiara di possedere una missione speciale (afferma di avere progetti umanistici o si presenta come guaritore miracoloso, in grado di risolvere qualsiasi genere di problema, anche fisico).

Egli attrae, manipola e controlla gli adepti privandoli di qualsiasi forma di libertà (ad esempio: sembra impossibile pensare di chiedere il permesso per andare a trovare una persona cara ma è esattamente ciò che succede).

La setta ha fondamentalmente due obiettivi: raccogliere denaro (facendo credere che serva per il bene degli adepti) e attirare nuovi membri.

Indipendentemente dalle dottrine alle quali essa si ispira, la morale è basata sul principio “il fine giustifica i mezzi”: i membri devono esser sinceri all’interno della setta, ma fuori devono essere al contrario, disonesti e manipolatori.

Se un membro viola le regole verrà punito. La punizione si presenta sotto forma di sventura, perdita o malattia. La setta sfrutta un meccanismo mentale ormai radicato nella nostra società: lo stesso che talvolta si sente dire, ad esempio davanti ad uno stupro, “è colpa sua, era vestita in modo provocante” .

Quali caratteristiche deve avere un adepto?

Solitamente tendiamo a pensare che sia la follia ad indurre le vittime al reclutamento, nessuno potrebbe pensare di farsi convincere ad abbandonare i figli o il marito ( il leader spesso obbliga l’adepto ad lasciare la famiglia soprattutto quando questa ostacola l’affiliazione), impossibile accettare l’idea di noi stessi così vulnerabili, eppure secondo le statistiche la maggior parte degli adepti presenta un’educazione medio-alta, una cultura medio-alta e, almeno apparentemente, nessun problema particolare alle spalle.

Ma a ben guardare le persone che si lasciano coinvolgere, si trovano quasi sempre in un momento di grande fragilità.

Dietro tale stato possono nascondersi problemi di varia natura quali per esempio un lutto, oppure il bisogno di cercare qualcosa che abbia un senso o qualcuno (spesso ci cerca una famiglia).

Tutto ciò fa si che questi soggetti diventino i bersagli preferiti per il reclutamento della setta, la quale appare come la soluzione ideale, promettendo un miglioramento totale della persona e della sua vita.

Non esiste un profilo vero e proprio dell’ adepto, si parla più di una combinazione di elementi che si verificano in maniera simultanea, ma si potrebbe dire che i fattori più importanti nel creare vulnerabilità in una persona sono la depressione e la mancanza di una relazione importante dal punto di vista emotivo.

Una persona depressa e sola ha molte più possibilità di farsi reclutare.

Continua…

 


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