Il fenomeno Suor Cristina e le teorie della comunicazione di massa

Creato il 17 aprile 2014 da Alessandrapepe @AlessandraPepe

Lo ammetto, all’inizio ero perplessa. Seguo The Voice su Rai2 ogni settimana, lo trovo, tra tutti i talent show musicali e non, il migliore mai arrivato in Italia, sia come qualità dei partecipanti, sia come struttura del programma, scevra di quei litigi da baretto di paese che mi fanno venire l’orticaria e immagino come a me a molti altri. Nella prima puntata di questa seconda edizione 2014, durante le cosiddette Blind Auditions, arriva sul palco una ragazza di 25 anni e canta, bene, o mediamente bene, No One di Alicia Keys, quasi tutti i giudici si girano e si trovano davanti sì una giovane ragazza di 25 anni, ma…in abiti da suora. L’iconografia contemporanea fa subito scattare il riferimento alla super Whoopi Goldberg e al film/musical cult Sister Act. E fu così che in meno di un’ora, consacrata dai social network e poi da giornali, tabloid e telegiornali di ogni singolo angolo del globo, Suor Cristina diventa un fenomeno mediatico.

Ora, io ho studiato Scienze Umanistiche per la Comunicazione e in seguito Teorie e Metodi per la Comunicazione, a differenza del pensiero comune che vede noi laureati in queste discipline come un ammasso di idioti nullafacenti, ho scelto questo percorso di studi perché lo sentivo mio, e in 5 anni, ho studiato, e anche tanto. Partendo dagli esami basilari per ampliare e mantenere una cultura umanistica generale sono arrivata agli esami più specifici riguardanti la semiotica, la comunicazione di massa, le tecniche di comunicazione radio-televisive, la cultura visuale e ieri sera, guardando Suor Cristina, ho pensato che sarebbe un ottimo esempio da portare nelle aule universitarie per spiegare alcune delle più importanti teorie della comunicazione.

Se c’è chi è già annoiato qui consiglio di non proseguire.

Andiamo con ordine, il mio cervello funziona in modo atipico, per cui immaginatevi la mia situazione: ieri sera torno a casa intorno alle 21, mi metto in tenuta desperate housewife, accendo la televisione, apro l’asse da stiro e mi metto a fare quello che ogni donna non vorrebbe mai fare: aggredire una pila inverosimile di panni lavati. Nel frattempo seguo The Voice, come ogni mercoledì, canticchiando e buttando un occhio ai commenti su Twitter tra una camicia e un pantalone stirati. Poi è arrivata Suor Cristina, ho rischiato di bruciare una maglietta (mia, per rassicurare il fidanzato!) perché, al di là della qualità dell’esibizione che rimane nell’ambito del gusto personale, sono rimasta mediaticamente folgorata dalla forza dell’immagine di una giovanissima suora che canta e balla sulle note di Girls Just Wanna Have Fun di Cyndi Lauper, una che a cantare in Chiesa la domenica non ma la immagino per niente. Da lì mi è partito un viaggio mentale e mi sono messa a pensare, come vi dicevo, ad alcune delle teorie della comunicazione di massa studiate durante gli anni universitari applicate al fenomeno di Suor Cristina.

McLuhan: Il medium è il messaggio. Nel formulare questo punto McLuhan partì dal presupposto che ogni mezzo di comunicazione ha dei criteri strutturali diversi ed in base a questi criteri strutturali la comunicazione avviene in un modo differente. Nel caso specifico della televisione McLuhan ritenne che si trattasse di un mezzo volto a creare “rassicurazione”.  La televisione non crea delle novità, non suscita delle novità, è quindi un mezzo che conforta, consola, conferma e “inchioda” gli spettatori in una stasi fisica (stare per del tempo seduti a guardarla) e mentale (poiché favorisce lo sviluppo di una forma mentis non interattiva, al contrario di internet e di altri ambienti comunicativi a due o più sensi). Cosa succede però nel 2014 quando la televisione il web sono ormai strettamente legati tra loro e lo spettatore non è più un semplice spettatore televisivo ma è un individuo attivo su più fronti contemporaneamente? Tv accesa e computer/smartphone/ipad accesi con cui seguire i commenti o commentare a propria volta tramite i social network. E così Suor Cristina che nella visione di McLuhan non sarebbe stato nulla di più di uno strumento come un altro volto ad un intrattenimento passivo diventa un fenomeno mediatico, rendendo il mezzo di comunicazione in cui compare, la televisione, un mezzo assolutamente caldo! Sempre restando su McLuhan non può non venire in mente l’ossimoro del Villaggio globale, per chi non la conoscesse la teoria è molto semplice: con l’evoluzione dei metodi di comunicazione (all’epoca il riferimento era in particolare all’avvento del satellite), le connessioni da una parte all’altra del globo diventano pressoché istantanee e questo crea un flusso omogeneo che “trasforma” le comunicazioni globali in quelle che potrebbero avvenire all’interno di un villaggio. Suor Cristina, attraverso la spinta a propulsione della tv è arrivata sul web e attraverso il web è diventata nel giro di poche ore un fenomeno globale, con star internazionali che hanno twittato il loro entusiasmo (la stessa Alicia Keys per intenderci, o Whoopi Goldberg), un tour mondiale previsto per questa estate organizzato in pochi giorni, proposte di contratti, interviste e chi più ne ha più ne metta letteralmente piovuti dal cielo, e no, non è una battuta.

La Teoria dell’ago ipodermico, come sa chiunque si occupi di comunicazione, è stata ampiamente superata, una buona base di partenza relativa alle conoscenze e agli studi che si potevano avere negli anni in cui venne formulata, ma sicuramente mancava qualcosa. Ecco, con alcuni fenomeni mediatici della nostra epoca contemporanea sembra invece vero come non mai il principio dell’ago ipodermico che vede la comunicazione come un processo immediato di stimolo e risposta. Il messaggio viene “sparato” come un proiettile e penetra passivamente nella mente di chi lo riceve. Lo stimolo viene in questo caso da una scelta autorale furba e lungimirante: “portiamo una suora, vera, in un talent show”, la risposta dell’utenza è immediata, nel giro di pochi minuti lo sapeva tutta Italia e anche mezzo mondo. Solo un punto non è valido, ovvero la passività. Tutti noi siamo stati l’opposto di “passivi”, gran parte del boom mediatico di Suor Cristina l’abbiamo creato noi parlandone e discutendone in ogni dove, adesso, sto contribuendo anch’io.

Mi fermo qui, stavo partendo con Thompson, poi mi sono accorta della lunghezza di questo post, e meno male che ci consigliano, e lo consiglio anch’io ai miei clienti, di non superare mai le 2.000 battute. La vera domanda rimane una: perché Suor Cristina sta avendo questo successo strepitoso e un’esposizione mediatica internazionale che è davvero difficile parta dall’Italia? (Tranne quando Berlusconi fa o dice cazzate, ma questa è un’altra storia).

La mia personale risposta è che siamo tutti dei giganteschi allocchi. Abbiamo abboccato all’amo e abbiamo ceduto alla provocazione voluta dagli autori del programma che una giovane suora che canta in televisione sia davvero così sconvolgente da meritare un’attenzione mediatica che neanche le agitazioni politiche in Ucraina. Lo stupore emerso in ogni dove non fa altro che dimostrare quanto siamo ancora, tutti, mentalmente arretrati e soprattutto quanto sia ancora grande il poter di chi è capace di esercitare su di noi il fascino del kitsch. Se Cristina non fosse stata suora forse non avrebbe passato nemmeno il primo provino, leggo spesso. Io non credo sia necessariamente così, è una cantante di buon livello, avrebbe potuto passarlo come l’hanno passato tanti altri di buon livello. È una vergogna per la Chiesa, ecco questo no suvvia, le vergogne per la Chiesa sono ben altre, e a parte quelle poche che riusciamo a far emergere le mille altre rimarranno per sempre sepolte in Vaticano. La fanno sembrare un fenomeno da baraccone, ecco, un fenomeno sì, da baraccone non saprei, più che altro mi domando che futuro possa avere. Finito il programma, finito il tour, finito il momento di esaltazione mediatica ed eventualmente discografica, continueremo a considerarla il fenomeno canterino che ha deciso di prendere i voti in giovanissima età facendo una scelta di vita controtendenza rispetto alla maggior parte delle scelte dei giovani dell’epoca in cui viviamo? Oppure ci ricorderemo di lei in una qualche puntata di Matricole e Meteore permettendoci la battuta facile come per la fantomatica cantante dei Jalisse? Dal Paradiso, all’Inferno la strada è breve, anche se si hanno “raccomandazioni dall’alto”.


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