Estate di San Martino.
(foto d’archivio melagranata)
In questa luminosa giornata, pena di luce che riverbera sulle scaglie sfolgoranti del mare, vi voglio lasciare la ricetta preziosa di un dolce buonissimo, inviata da una mia carissima amica, Caterina: una donna gentile ed elegante, raffinata e riservata dal sorriso luminoso e i gesti pacati.
Ci ha inviato una ricetta a cui è molto affezionata, giacché l’ha inventata la sua nonna.
E’ una versione deliziosa del bonèt, che ho avuto la fortuna di assaggiare. E’ davvero fantastico!!
Grazie, Caterina.
Un po’ di storia del Bonèt.
Il Bonèt, che si pronuncia bunèt, è un tipico e tradizionale dolce piemontese, originario delle Langhe, che ha origini molto antiche. Alcuni documenti delle corti minori del Piemonte fanno riferimento al dolce come tradizionale già nei banchetti del XIII secolo.
Esistono varie ipotesi sulle origini del nome dato al dolce: tra queste le più accreditate sono due.
La prima lega il nome del Bonèt proprio alla forma dello stampo nel quale viene cotto, originariamente: uno stampo di rame chiamato appunto bonèt ëd cusin-a, ovvero cappello da cucina o berretto del cuoco, visto che Il termine “Bonèt” in piemontese significa cappello,berretto
Questa è l’interpretazione data dal vocabolario piemontese/italiano di Vittorio Sant’Albino del 1859. .
La seconda ipotesi, la più accreditata nelle Langhe, racconta che il dolce sia stato chiamato in questo modo perché, abitualmente, veniva servito alla fine di ogni pasto, come cappello a tutto ciò che si era mangiato fino ad allora.
Infatti, prima di uscire di casa o da un locale chiuso, dopo essersi vestiti, si indossava, come ultimo indumento, il bonèt e, quindi, per similitudine il dolce posto a chiosa del pasto prese questo nome.
Esistono due versioni di Bonèt: una versione tradizionale detta alla monferrina, sicuramente più antica e meno conosciuta, senza la presenza del cacao o del cioccolato, ma solo di latte, zucchero, uova e amaretti; un’altra, giunta successivamente, con la comparsa di cucine più complesse e l’ingresso nel territorio piemontese di nuovi ingredienti provenienti dalle colonie sudamericane come per esempio il cacao, il rhum ecc.; con essa il dolce acquisisce le caratteristiche con le quali oggi lo conosciamo.
Alla nascita e alla diffusione del Bonèt in Piemonte ha contribuito senz’altro la massiccia presenza di mandorleti e noccioleti grazie ai quali nasce il famoso biscotto amaretto, pasticcino a base di pasta di mandorle dolci e amare, inventato probabilmente dagli arabi e diffusosi in tutto il bacino del mediterraneo grazie alla sua caratteristica principale: la scarsa deperibilità.
Flan, di Caterina.
3\4 latte intero
8 uova
150 gr zucchero
4 o 5 amaretti medi
1 bicchierino di gin
1 cucchiaio di cacao
Sbattete i tuorli con lo zucchero, aggiungete il latte tiepido dove avrete sciolto il cacao,il bicchierino di gin, gli amaretti sbriciolati e da ultimo gli albumi montati a neve. Versate in uno stampo dove avrete fatto caramellare 4 cucchiai di zucchero. Cuocere a bagno maria per circa 1 ora a 120°.
Questa ricetta é una variante del piu’ famoso bonét piemontese, piu’ delicato di sapore, con meno cacao e gli albumi montati a neve che gli conferiscono leggerezza.