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Il futuro degli ebook sarà di "seconda mano"?

Creato il 12 aprile 2013 da Alessandraz @RedazioneDiario
Pubblicato da Stefania Auci Come ? Esistono E-book di seconda mano?  Lo state ripetendo a mezza voce, con l’aria di chi pensa che una cosa del genere non sia possibile. C’è già una larga diffusione di e-book nel web, e non sono quelli ceduti attraverso i classici canali di vendita, è ovvio.*tossisce* Eppure, pare che si sia stia lavorando alla cessione dei diritti e che il neonato mercato digitale debba fare i conti con un’evoluzione che nessuno riusciva ad immaginare fino a pochi mesi fa. futuro degli ebook sarà A presentare la richiesta per la registrazione dei due brevetti che consentano la cedibilità degli e-book (e film e musica) sono stati i due giganti del mercato digitale: Amazon e Apple, rispettivamente per il mercato dei Kindle e per gli iPadOra, chi bazzica i loro portali sa che in realtà non si “acquista” l’e-book (o il brano musicale, come avviene da iTunes) ma lo si “noleggia”. La differenza può sembrare di scarso rilievo agli occhi dei più, ma così non è:  teoricamente, un volume potrebbe esser ritirato dal mercato e noi non avremmo più a disposizione il file sul nostro device

Ad oggi, la disciplina giuridica di file venduto da un e-store non è equiparabile al possesso di una proprietà fisica di un volume cartaceo. Nel primo caso si tratta di una noleggio di un file, nel secondo di un possesso materiale. Infatti, nello stesso momento in cui si verifica la compravendita del bene fisico  libro (o cd) ― cessano i rapporti tra acquirente e casa editrice. Si verifica un passaggio di proprietà del bene, che può essere ceduto successivamente a terzi e che è soggetto al deprezzamento a seguito dell’uso (certamente una copia graffiata o rovinata costerà meno di un volume in buone condizioni). Con l’e-book questo non accadrebbe perché la copia digitale è sempre uguale a se stessa e la cessione potrebbe avvenire all’infinito. 

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Quali sono le conseguenze della cedibilità di un ebook, allora? La principale è che nel caso del volume digitale (o del brano musicale) acquistato in seconda mano, il file sarebbe ceduto come una vera e propria copia cartacea. Badate bene, però: non si tratta di una reduplicazione dei file, come avviene nel caso degli ebook o della musica che vengono "piratati" e caricati sui principali siti di condivisione. In questi casi si aggirano i dispositivi di sicurezza all’interno dei file che vengono scaricati sulla rete come testi privi di protezione. Ad oggi, la pirateria consente la diffusione di testi e musica a costo zero, spesso in tempo reale con l’uscita del cartaceo.

Ma cosa accade al diritto di autore e al profitto della casa editrice nel momento in cui si recide il cordone ombelicale che lega l’ebook al suo acquirente? Se il testo digitale può essere liberamente commercializzato, a quel punto, il romanzo avrà una diffusione capillare ma gli interlocutori classici del mercato editoriale (ossia case editrici, agenzie e autori)  vedranno ridurre in maniera macroscopica i profitti.

Diverse sono state le reazioni alla notizia. C’è chi estremizza queste considerazioni, come Scott Turow, e giunge a dire che uno scrittore potrebbe anche rinunciare a pubblicare e scrivere se non riesce ad ottenere un giusto guadagno dal proprio lavoro (N.d.R. Negli Usa, e in generale all’estero, i diritti d’autore sono molto più elevati di quelli riconosciuti in Italia e uno scrittore può anche pensare di mantenersi con il proprio lavoro).Altri commentatori vedono nella richiesta della società di Palo Alto una ennesima strategia di marketing.

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Infatti, Amazon sarebbe danneggiata in prima battuta dalla vendita di e-book in seconda mano (sebbene essa stessa svolga attività di remainders) ma in una seconda fase, il suo mercato avrebbe un ampliamento enorme. Gli autori  emergenti e non  sarebbero molto più interessati a percepire dei profitti attraverso Amazon (per esempio, attraverso il riconoscimento di un ricavo diretto sulla vendita di seconda e terza mano), piuttosto che cedere in unica battuta i diritti alle case editrici “canoniche”, con una tiratura cartacea e una pubblicazione su e-book che li esclude tutti i passaggi economici successivi.La richiesta di questo brevetto da parte di Amazon è un passaggio di grande importanza, di cui non siamo ancora in grado di percepire l’impatto e l’importanza.

Due cose, però sono certe: si dovrà provvedere al più presto a ridisegnare la disciplina del diritto d’autore anche attraverso trattati o intese a livello europeo o mondiale. Ma soprattutto, il mondo dell’editoria dovrà ripensare il proprio ruolo, così come è accaduto per la discografia negli anni Novanta. Ora come allora: è indiscutibile la funzione di filtro e lavorazione che hanno le case editrici, ma come fecero le compagnie discografiche, esse dovranno modificare gli assetti e considerare una nuova dimensione che porti gli autori a contatto più stretto e forte con i lettori. L’industria musicale è sopravvissuta grazie ai concerti, al merchandising, alla creazione del personaggio. L’editoria deve pensare a come agire nel futuro, e deve farlo adesso, anche perché incombe il peso della crisi economica che strozza i mercati ormai da quasi quattro anni. Il cambiamento, adesso, non è più una sfida interessante. È diventato questione di sopravvivenza.

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