Per i medici obiettori è più difficile fare carriera. E’ il campanello di allarme che lancia ad Avvenire Salvatore Oriente, 53 anni, ginecologo responsabile di due Consultori Asl a Messina. La sua fermezza è forte come la sua storia, che lo ha portato da medico super abortista a divenire uno dei più grandi ginecologi pro-life in Italia. Non a caso molti lo definisco il Bernard Nathanson italiano (cfr. Ultimissima 24/2/11 ). Racconta: «All’inizio della mia professione effettuavo Ivg pensando di fare il bene delle persone. Ascoltavo le loro storie, spesso pietose, e mi dicevo che, effettivamente, l’operazione era la soluzione giusta. Aiutavo la ragazza non sposata che aveva avuto un ‘disavventura’ e voleva disfarsi del bambino, oppure il padre di famiglia con tre figli che, dopo essersi invaghito di una ragazza più giovane della moglie, l’aveva messa incinta e poi voleva farla abortire per non creare scandali. Agivo con leggerezza anche se lasciavo sempre che fosse l’infermiera a ricomporre i resti del corpo del bambino e a gettarli nei rifiuti speciali».
Poi il cambiamento, contestuale ad una rinnovata esperienza di fede. «Con gli occhi di oggi vedo quanto il Signore abbia lottato per tirarmi fuori dal fango - prosegue Oriente -. Mi ha guidato perché finalmente prendessi coscienza della mia vita. Il punto da cui è partito è stato il dolore per la mancanza di un figlio che mia moglie ed io non riuscivamo a concepire. Soffrivo tanto e porre fine alle gravidanze altrui mi pareva una contraddizione grandissima. Mi confidai con due coniugi che avevo seguito per infertilità: m’invitarono ad un’incontro del Rinnovamento nello Spirito. Lì per lì rifiutai, ma ci finii pochi giorni dopo. Avvenne la mia conversione. Ho incontrato l’amore di Dio e formulato un nuovo progetto di vita, a partire dalla mia professione. “Mai più morte fino alla morte”, mi sono detto». Quindici giorni dopo la moglie scopre di aspettare il suo primo figlio. Dopo nove mesi nasce Domenico. Due anni dopo arriva Luigi.
Oriente passa da una posizione di semplice obiezione ad una decisa azione a favore della vita. Da quel giorno Oriente lascia la cultura della morte per spendersi in favore della vita. Dal 1991 è responsabile del consultorio pubblico di Santo Stefano di Camastra, nel Messinese, e ha appena aperto un consultorio di ispirazione cattolica nella diocesi di Patti. «A sconcertare è il fatto che si voglia tenere sotto silenzio cosa sia un’interruzione di gravidanza. Avere una piena coscienza di ciò che si fa dovrebbe essere un diritto per le donne, e invece l’informazione è vista come un tentativo di condizionamento psicologico. In Consultorio, per esempio, cerco sempre di far sentire il cuore del bimbo durante l’ecografia. C’è; non si capisce perché lo si debba nascondere». Un impegno che si riflette anche nei confronti dei medici perché, conclude il ginecologo, persino loro non sanno cosa accada nell’utero di una donna durante l’operazione. «A questo scopo mi sono procurato un filmato che mostro sempre ai colleghi – afferma – Molti rimangono inorriditi e diventano obiettori». La storia è raccontata anche su Luci sull’est.
Da quel giorno Oriente lascia la cultura della morte per spendersi in favore della vita.