Scorrendo i commenti su Facebook relativamente alla fiducia data al Governo delle Banche (noto anche come Governo Monti), molti amici hanno apprezzato il no della Lega alla fiducia, e hanno criticato – per converso – il sì del PDL, considerato un “tradimento” della base, soprattutto dinanzi alla possibilità che questo Governo possa reintrodurre l’ICI sulla prima casa e possa introdurre la patrimoniale, che non è altro che la tassa sulla proprietà privata e sul risparmio.
Apparentemente, il no della Lega potrebbe essere considerato coerente e persino democratico, in ragione del fatto che votare no al Governo imposto dall’alto pare esprimere una cultura democratica che qui in Italia non esiste, considerandosi l’antiberlusconismo, più come espressione eterodiretta della cultura comunista ancora attiva nel nostro paese (e dunque espressione del peggiore esempio di antidemocrazia) che vero esempio di rivendicazione di libertà.
La verità è che il no della Lega ha una sua ragione politica che poco ha a che vedere con l’idea di opporsi a un Governo delle banche e dell’alta finanza. Questa è la scusa ufficiale, il benefit che Bossi ha concesso ai suoi elettori: lo specchietto per le allodole. La verità è che la Lega è un partito che sta implodendo su se stesso; è un partito pieno di crepe e divisioni interne che hanno indotto il Senatur a serrare le fila, prima che queste fratture determinassero la spaccatura insanabile del partito e la conseguenza perdita di voti, già in atto per via del dubbio comportamento che il partito del nord ebbe nel Governo Berlusconi. Poiché se è pur vero che Bossi sbandierava a destra e a manca che era l’alleato fedele del Cavaliere, è più vero che sotto sotto ne determinava l’instabilità politica con i troppi veti alle riforme richieste dall’Europa. Un esempio su tutti, la riforma delle pensioni, sulla quale la Lega impose più volte il niet che ha contribuito poi alla caduta del Governo.
Dunque, poche velleità democratiche e liberali, chiara esigenza di rifarsi una verginità politica persa in un’opposizione subdola al Governo Berlusconi. Perché è inutile negarlo: il Cavaliere addita Fini come unico responsabile dell’erosione del PDL e della fine del Governo. Fini è indubbiamente il dato noto nell’equazione che ha determinato le dimissioni del Premier e il naufragio del Governo Berlusconi, ma Bossi ne è stato il dato ignoto ed occulto. Quello che non si vedeva. Sul punto ho pochi dubbi. È sufficiente rileggere tutte le dichiarazioni della Lega dell’ultimo anno per capirlo. Soprattutto quelle in cui i suoi esponenti suggerivano che la Lega teneva il Governo per le palle, e che bastava una decisione per farlo cadere. Un alleato davvero fedele, non avrebbe mai minato la credibilità e la stabilità di Governo con queste dichiarazioni. Soprattutto non avrebbe mai permesso che un Governo Tecnico sponsorizzato dalle banche venisse imposto su quello democraticamente eletto. Ma non con ipocrite proteste successive, ma con un’azione di Governo capace di ridare slancio e credibilità alla coalizione.
Berlusconi dunque è stato costretto a dimettersi non solo per le vicende su FLI e Gianfranco Fini, ma pure in ragione dei troppi veti leghisti sulle misure necessarie ad affrontare la crisi. Ed è indubbio che sono stati soprattutto i capricci della Lega ad alimentare i malumori interni al PDL; quei malumori che hanno portato poi alle note defezioni in favore del Terzo Polo, che certamente non condivido e che stigmatizzo, ma che hanno una loro ragione, che non può essere banalizzata nel tentativo di procacciarsi la pensione da Parlamentare.
Non si può dunque davvero credere che l’opposizione della Lega oggi esprima il vero concetto di democrazia. La Lega ha colto semplicemente la palla al balzo per rifarsi la verginità perduta. Ha colto l’occasione per tentare di recuperare i consensi persi a causa della propria sclerotica attività di consenso/opposizione al Governo berlusconiano; attività che ha contribuito (e non poco) al fallimento della coalizione in favore di un governo non eletto da nessuno ma imposto da banche, poteri forti e sinistra.
di Martino © 2011 Il Jester