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Il giudice della vergogna

Creato il 29 marzo 2012 da Ilsegnocheresta By Loretta Dalola

Il giudice della vergognaUna brutta notizia quella che Enrico Mentana è costretto a dare. In una giornata caratterizzata da  importanti avvenimenti politici, spicca la vicenda di un giudice comprato dalla mafia attraverso i viaggi del sesso, come risulta da uno scrupoloso e attento diario telematico nel quale il giudice di Palmi arrestato  nell’ambito di un’indagine condotta a Milano sulla ‘ndrangheta, segnava annotazioni particolari e voti sulla qualità delle prestazioni ricevute.

Il giudice della vergogna
Un resoconto squallido come squallida era l’ossessione del sesso e dei soldi che hanno indotto il giudice Giancarlo Giusti a cedere immediatamente ai richiami del clan mafioso dei Lampada che gli hanno offerto da subito donne pagate, divertimenti, affari, conoscenze utili. Stupefacente è la rapidità  con cui Giusti si unisce a Lampada per alzare il suo tenore di vita alla ricerca spasmodica di occasioni di guadagno parallele in operazioni immobiliari e di varia altra natura.

In un clima italiano difficile, a mettere benzina sul fuoco della corruzione arriva anche la magistratura , il giudice inquisito ha tradito la sua missione.  Si è concesso notti in albergo in compagnia di escort offerte gentilmente da “casa Lampada” e tra vino, amori, affari viaggi, soggiorni ha venduto al clan la propria funzione violando i principi di imparzialità, probità e indipendenza.

Un quadro deprimente che fa emergere ancora (come se ce ne fosse bisogno) che sesso e soldi sono armi convincenti per ottenere favori e illegalità da parte di chi è fragile, debole e con  propensione caratteriale a entrare  in un vorticoso giro di scambi illeciti. Per due anni ossessionato dal sesso e dalla spasmodica voglia di soldi ha favorito l’associazione mafiosa sfruttando la sua professionalità per affiancare i criminali.

Il giudice della vergogna
Sconcerto e indignazione scuote l’opinione pubblica, la toga calabrese, figura di spicco di Magistratura democratica, in prima fila nelle battaglie per la legalità e nei convegni di diritto, era la talpa della ’ndrangheta nel tribunale di Reggio. Ai boss Lampada, con cui si intratteneva al telefono con mille salamelecchi  spifferava ripetutamente i segreti delle indagini. Non bastava la politica, per non farci mancare nulla ora, aggiungiamo alla lista della corruzione  aggravata dalla finalità mafiosa anche i giudici.

Relazioni pericolose, soldi facili e bella vita sembrano volere imperare nella logica che di fronte ai soldi non si guarda in faccia a nessuno, modelli di vita a cui ambire, unici mezzi per il successo, ma a quale prezzo?


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