In Francia un medico di pronto soccorso di Bayonne, Nicolas Bonnemaison, ha somministrato un farmaco a base di curaro a quattro pazienti gravissimi. Ora l’uomo è accusato di omicidio anche se il suo legale ha fatto sapere che il medico non è pentito del suo gesto, perché avrebbe agito “per mitigare la sofferenza di persone che sarebbero morte nei minuti seguenti”. Il procuratore aggiunto di Bayonne, Marc Mariee, si è opposto alla messa in libertà condizionata del medico e ha giudicato questi fatti «di un’estrema gravità e vietati dalla legge».
Aldo Loiodice, ordinario di Diritto costituzionale nell’Università di Bari e Direttore dell’Area di diritto pubblico del Dipartimento Istituzioni, Amministrazione e Libertà nella Facoltà di Giurisprudenza, ha commentato l’episodio fornendo interessanti motivazioni per opporsi all’eutanasia: «Questo medico ha commesso un atto che è considerato un delitto sia in Italia che in Francia. Nei casi di malati terminali si può scegliere di non intervenire, o di dare delle medicine che possano alleviare il dolore: quindi in questi casi, invece che optare per un accanimento terapeutico, cioè scegliere di mantenere in vita un paziente con una terapia e farlo soffrire di più, non viene operata nessuna scelta perché tanto morirebbe comunque, e si aiuta così a ridurre la sofferenza. È vero che i pazienti in questione sarebbero morti comunque, ma è anche vero che si poteva scegliere di lasciarli morire in modo naturale». Eutanasia, continua a spiegare Loiodice, «significa uccidere qualcuno pensando che in questo modo la sofferenza si riduca, ma sempre attraverso una sostanza che porta alla morte. Se questo medico avesse sparato ai suoi pazienti, cosa sarebbe cambiato? È stato delicato, è vero, ma li ha comunque ammazzati. Non si possono uccidere delle persone solo perché non possono guarire, perché bisogna dare il tempo a queste persone di uscire in modo naturale da questa vita. Se accettassimo questa idea, dovremmo uccidere tutte le persone che soffrono».
Il medico potrebbe essere alla fine assolto per mancanza di dolo (cioè di mala fede), dice il giurista, tuttavia «nessuno è autorizzato a togliere la vita a un’altra persona, quindi deve essere processato e aspettare la decisione del giudice. Mi chiedo solo come mai il medico non abbia optato per una terapia antidolorifica, il che può significare che nella sua mente agiva in buona fede, ma non possiamo saperlo, quindi si tratta di omicidio. Poi potrà naturalmente convincere i giudici, perché per essere condannato deve essere appurata la mala fede del gesto, però non so come questa si possa definire una buona azione, anche se determinata da una buona intenzione».
E conclude: «L’eutanasia è sempre un omicidio, e di conseguenza va punita».