Grillo vince
Interrompiamo le cronache di Auro, molto più avvicenti di quelle dal Giro d’Italia peraltro, perché il mondo sembra aver trovato la radice dei propri mali: Beppe Grillo. I grillini, i 5 stelle, l’antipolitica, le urla, gli insulti, il comico-politico-dittatore: in tv e sui giornali il dibattito impazza, il risultato a sorpresa delle elezioni amministrative ha dato il via a un polverone di chiacchiere inarrestabili.
L’ultimo in ordine di tempo a tuonare contro Grillo è stato Santoro, attaccando il diktat che vieta ai candidati del movimento 5 stelle di partecipare ai talk show televisivi. “Si sottrae al confronto!” Nulla da eccepire. Questa assenza dai media tradizionali, però, cozza con un’altro tormentone degli anti-grillo, quello secondo cui “è come Berlusconi, autoritario e ipnotizzante”. I candidati dei partiti di Berlusconi hanno infestato le nostre televisioni per anni, le infestano ancora adesso. Ce li siamo sorbiti in tutte le salse, li abbiamo visti anche ballare. Nonostante questo, nonostante il non avere nessun controllo sulle televisioni nazionali, né sui giornali, il movimento 5 stelle ha raccolto una marea di voti. Ecco perché Grillo dice che la tv è morta, ed ecco perché Santoro e tutti gli altri media stanno tirando su il polverone: non riescono a capire come sia possibile fare politica senza di loro.
Un’altra equazione gettonatissima è quella che mette sullo stesso piano il movimento 5 stelle e la lega nord. Entrambi nati da una sollevazione popolare, per non dire populista. Entrambi con un leader carismatico e a volte, per non dire spesso, volgare. C’è però una differenza. La lega lombarda, sopresa alle elezioni del 1990, inneggiava alla secessione. Voleva privatizzare tutto il privatizzabile. Era la voce dei piccoli imprenditori/evasori del nord, poi diventata voce di un malcontento generale indirizzato, tanto per avere un obbiettivo tangibile, verso gli extracomunitari. Il movimento 5 stelle è nato per portare avanti temi come l’acqua pubblica, le energie rinnovabili, i trasporti pubblici, lo stop alla cementificazione, e altre cose tutte scritte nella loro specie di statuto.
Grillo e i suoi sembrano uguali agli altri, anzi, gli altri stanno provando in tutti i modi a dimostrare come Grillo sia uguale a loro stessi. Un po’ come alle superiori, quando si cercava a tutti costi di far ubriacare i secchioni, altrimenti esseri odiosamente perfetti. E’ l’ultima, inutile e disperata battaglia di chi si è accorto di aver fallito su tutta la linea.
Io comunque non sono più un grillino da quando Paolo Bettini ha smesso di correre, ma fino ad allora non nascondo di aver urlato, spesso e volentieri, Forza Grillo.