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Il Kentucky nella bocca di Dio

Da Villa Telesio
Il Kentucky nella bocca di Dio

San Francisco, City Lights (foto di Leopoldo Papi, 2009)

Ad appoggiare schiene fredde

sui sedili in legno del Kentucky mai visto

ci voleva abilità

e abbastanza veleno negli occhi per vedere

ciò che non era mai stato:

-

il Kentucky nella bocca di Dio

sono campi immensi

inghiottiti tutto il giorno lungo la Tiburtina

“Cazzo volete? Giù dal vecchio Ted saprete….”

e altre fregnacce del genere

sognate senza conoscenze dagli stormi di idee

che circondano il reame del pensiero camaleontico

e attraversano le gole duali

di amori cresciuti in stile scivoloso

lungo il tempo ristretto

cractujk blam fa un computer quando suona Tom Waits

e leggendo Hyperion

suona pure un po’ angelico

sapere che ci amiamo tutti

con coltelli di malinconia

piantati in gola.

-

Oh santa claustrofobia dei campi di grano

muoviti verso l’Italia in maniera meno impacciata:

le tue ali sanno di mattina

nella bocca della donna santa che ammira la santità dei cani di San Lorenzo

mentre inseguono il padrone perso

violento e forse innamorato.

Manifesti sqarciati di timidezza,

caro Kentucky ti scrivo dall’Italia dov’è sepolto Gregory Corso

e dei santi gatti pisciano

sulla santa tomba di John Keats

mentre un baffuto uomo-felino dice loro:

“Sapete piccolini? Qui giace un uomo il cui nome…”

e blablabla

e vaglielo a dire che il Kentucky JK l’ha raggiunto

odorando di verità e vino:

molte lumache hanno sbavato sul sentiero santo

mentre i telesiani avanzavano tracciando nell’aria

forme pop di blumblum

e bellezza dovuta a parrucche di santità,

ma nessuna ha domandato il permesso per

parlare

di

poesia:

e l’hanno fatto con grazia

mostrandoci la coda dolce

da non schiacciare.

-

E noi finora abbiamo solo assaggiato.


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