di Massimiliano Sardina
Una parola chiave nel nuovo romanzo di Augias è “isteria” (termine che deriva dal greco “hystéra” ossia utero), una condizione di alterazione psichica un tempo considerata squisitamente femminile. Ed è la donna, quella del tardo Ottocento viennese così come quella della Roma contemporanea, la paziente de Il lato oscuro del cuore. Nella struttura narrativa Augias stabilisce una singolare e problematica relazione tra i casi delle “grandi isteriche” curate da Charcot, Janet, Jung e Freud e il caso di Clara (la protagonista), studiosa di Storia della Psicanalisi, che con queste “malate” intrattiene un rapporto tanto empatico quanto astratto; ben presto Clara sperimenterà però il passaggio dallo studio sui libri all’analisi di un caso reale, di una persona in carna e ossa. Un passaggio traumatico, estremamente coinvolgente.
«[…] Ho dedicato anni a venerare testi e maestri, mi sono infilata nella vita e nelle nevrosi di decine di estranei, ho analizzato i casi clinici delle mie coetanee di un secolo fa, le ho guarite… Ma solo sui libri, perché nella realtà non ho fatto niente, ho scritto decine di contributi che credo nessuno abbia letto, il risultato è che non so più bene nemmeno in che Paese vivo, se mi chiedete quanto costa un litro di latte non saprei rispondere.». Così, alla vicenda personale di Clara farà da controcanto quella di Wanda, una donna infelice con una storia terribile alle spalle, ora implicata, suo malgrado, anche in un caso di omicidio. Comincia qui quella che Freud chiamava “la terapia delle parole”, un processo di rilassamento progressivo (prima solo muscolare, nervoso, poi anche mentale) capace di smuovere i ricordi reconditi e il rimosso dolorosamente inconscio. La cura avviene per vie informali: Wanda racconta e Clara ascolta.
Lentamente prende forma una storia di abuso, sopraffazione e assoggettamento, la storia di una donna innamorata del suo carnefice, una storia di atavico masochismo tipicamente femminile. Wanda passa dal rango di malmaritata a un marito sordido al rango di puttana, prostituita dal suo amante (due uomini che alla fine si prenderanno a pistolettate). La narrazione corre su un doppio binario, dove parallela scorre la vita sospesa, precaria, irrisolta di Clara, psicologa in erba e al contempo paziente di se stessa, impaziente di cambiar vita, città, condizione interiore. Al suo fianco c’è Corrado, un amore intenso ma intermittente e aprogettuale. Di Clara, fin dalle prime pagine, emerge la profonda, a tratti rassegnata, solitudine. Ed è attraverso il confronto diretto con l’altra da sé che Clara innesca un cammino di guarigione, un percorso di autoanalisi. A queste due storie in primo piano si intersecano le vicende di altre donne manipolate e offese: quella di Melania (sfruttata economicamente dal giovane amante), quella di Deborah (tatuata nelle parti intime con il nome del compagno malavitoso), quella della nonna Assuntina (in gioventù vittima di miseria e ristrettezze, condizione cronicizzata poi tradottasi in invidia verso la miglior sorte toccata ai suoi figli) e quella di Lina (un’anziana attrice, che rievoca la vicenda negli anni del fascismo dell’attrice Maria Denis, amante di Pietro Koch «…un torturatore che nascondeva dietro motivazioni politiche il suo sadismo»).È Lina, donna nostalgica ma vitale e positiva, il trait d’union tra Clara e Wanda, ed è alla voce di Lina che Augias consegna uno dei passaggi più significativi del romanzo: «Tra i vantaggi della vecchiaia, – disse, – c’è che si guardano le cose con più distanza. Si vede meglio se si saltano i dettagli. I sogni entrano nel tuo progetto? Non quelli che avevo da ragazza: le luci del palcoscenico, i mazzi di rose in camerino, i signori galanti che vogliono portarti a letto ma intanto ti baciano la mano e fanno scivolare un braccialetto nel portagioie… Intendo i sogni veri, quelli che si raccontano alle fattucchiere e alle indovine. Una volta ho recitato nell’Elettra di Hofmannsthal. Mi colpì già allora questa battuta: “Non sono buone le mie notti. Hai una medicina contro i sogni?” L’avete trovata questa medicina?».Ne Il lato oscuro del cuore Augias compie un’incursione, coraggiosa e complice, nell’uterino animo femminile; la narrazione, con un dichiarato omaggio a Freud, ingaggia una “terapia delle parole” capace di snidare quanto vi è di sopito e di recondito nell’animo umano. A guidarci, pagina dopo pagina, una scrittura elegante e intelligente, prodiga di citazioni ma mai didascalica. Il romanzo segna il debutto di Augias nei Supercoralli.
Massimiliano Sardina
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Questo articolo è stato pubblicato sulla versione cartacea di Amedit n. 21 – Dicembre 2014.
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