Il Manifesto della Transdisciplinarità
Basarab Nicolescu
Armando Siciliano Editore – 2014
A 18 anni dalla sua prima edizione originale (1996) è stato recentemente pubblicato anche in Italia il “Manifesto della Transdisciplinarità” di Basarab Nicolescu. Sono infatti sempre più attuali le discussioni, le ricerche e i dibattiti sulla metodologia dell’approccio transdisciplinare applicabile a tutti i campi della conoscenza e che consente di cogliere e affrontare le sfide che il mondo moderno presenta all’uomo.
Può apparire paradossale che proprio un fisico teorico quale Basarab Nicolescu, dopo decenni di esperienze nel cuore delle ricerche scientifiche di frontiera, sia uno dei maggiori promotori internazionali della Transdisciplinarità. Ciò avvalora il convincimento che la scienza – sempre più divisa in specializzazioni disciplinari e dominata da un travolgente progresso tecnologico – abbia raggiunto un punto limite con conseguenze di vasta portata, sia per le cosiddette ‘scienze esatte’, sia per la cultura antropologica, umanistica e la vita sociale. L’antropologo Gilbert Durand ha più volte ribadito la necessità che le Scienze dell’Uomo ritornino a essere un’unica Scienza dell’Uomo il cui centro, il comune luogo simbolico è quello di essere ’scienza ai confini del sapere’.Urgente è il bisogno di andare “oltre” l’ambito in cui l’uomo si sente costretto in un universo sempre più dominato dal meccanicismo, soverchiato da una stringente fatticità, che non lascia spazio alla caratteristica fondamentale dell’Uomo: quella di generare – attraverso la sua dimensione immaginativa – inaspettate soluzioni creative, nuove possibilità, nuovi orizzonti altrimenti inaccessibili in visioni parcellizzate e riduttive della realtà. In altri termini, quella di sentirsi “docile fibra dell’universo” (G. Ungaretti), in sintonia con l’energia che muove il Tutto.
Nicolescu ha accettato la sfida dell’andare oltre. Egli considera l’attuale crisi come uno spettro di autodistruzione – materiale, biologica e spirituale – ma anche un’opportunità per riscoprire la tolleranza e la saggezza. La società oggi – secondo Nicolescu – si trova a un bivio equidistante dagli estremi catastrofici del totalitarismo utopico e la distopia del relativismo: l’unico modo per superare questo drammatico legame è un imperativo risveglio di coscienza, uno dei principali obiettivi della transdisciplinarità.
Già nel 1994 Nicolescu, insieme al filosofo Edgar Morin e al pittore e scrittore Lima de Freitas, aveva redatto e pubblicato la Carta della Transdisciplinarità come esito del primo Congresso Internazionale della Transdisciplinarità (Convento da Arrabida, Portogallo). Il documento è riportato in appendice al libro e rappresenta una sistematizzazione dei preamboli teorici del Manifesto.
Il Manifesto apre il suo contenuto al lettore analizzando le strutture che per prime hanno ostacolato l’adozione di un pensiero transdisciplinare: il riduzionismo scientifico basato su una logica binaria (vero/falso) che esclude una terza possibilità (principio del terzo escluso). Nicolescu propone un modello di pensiero innovativo, stabilendo un diverso concetto di realtà più adeguata alla complessità del mondo moderno e introduce una logica ternaria che integra l’assioma del Terzo Incluso. Attraverso la logica dell’omologia, che tiene conto di un principio di simmetria e di rassomiglianza, diviene possibile recuperare il terzo escluso della logica binaria dandogli la funzione di relazione o di legame dinamico tra i due antagonisti.
Vengono così presentati i tre assiomi della transdisciplinarità che sosterranno le successive argomentazioni come solidi pilastri:
- l’assioma logico del terzo incluso già elaborato concettualmente dalla logica dinamica di Stephane Lupasco, che tiene conto anche di ciò che è contraddittorio e consente una conoscenza del mondo fisico e biologico, ma anche dello sviluppo dell’energia psichica. Scrive Nicolescu “Il linguaggio transdisciplinare è fondato sull’inclusione del terzo, che si trova sempre tra il ‘perché’ e il ‘come’, tra il ‘chi?’ e il ‘cosa?’” (p.127).
- l’assioma ontologico dei diversi livelli di realtà.
- l’assioma epistemologico della complessità di pensiero. Attraverso l’assioma della complessità Nicolescu apre a una struttura di realtà gödeliana, in cui la mente umana può dimostrare realtà vere anche se non dimostrabili e a superare le logiche riduzioniste che per secoli ne hanno limitato il pensiero.
La transdisciplinarità promuove il trans-culturale, l’apertura di tutte le culture alle altre culture e all’Altro dunque accettazione dell’ignoto e del non conoscibile, dell’inatteso, il trans-nazionale, che garantisce l’appartenenza di ogni essere umano a una nazione ma anche all’umanità tutta, il trans-religioso che riconosce la sacralità di ogni religione e fonda sul rispetto reciproco e sulla tolleranza la via al superamento dei conflitti religiosi.
Tutto ciò è già stato sperimentato dagli intellettuali e gli scienziati che presero parte agli incontri di Eranos, il cenacolo sulle rive del Lago Maggiore che dal 1933 per oltre cinquant’anni è stato sorgente di quanto più vivo e creativo sia nato in Europa nel secolo scorso. Ogni anno un piccolo numero di studiosi di differenti discipline (psicologia, storia delle religioni, matematica, antropologia, biologia, ecc.) provenienti da ogni parte del mondo si riuniva per riflettere su un tema comune di portata universale, condividendo in un vero banchetto transdisciplinare il frutto delle proprie ricerche. Elemento indispensabile era che gli studiosi potessero «esporre ciò che pareva loro essenziale per l’uomo alla ricerca della conoscenza di sé stesso, cioè alla ricerca della piena valorizzazione di tutte le esperienze umane che hanno un significato permanente ed eterno» (H. Corbin).
Il poeta argentino Roberto Jeatroz introdusse nel 1991 una nuova espressione nella terminologia della transdisciplinarità, quella dell’attitudine transdisciplinare intesa come la capacità – individuale o sociale – ad assumere un orientamento costante, immutabile, quali che siano la complessità di una situazione e gli imprevisti della vita. A questo proposito, Nicolescu ne delinea i tratti fondamentali: rigore, apertura e tolleranza. Il rigore di “tener conto di tutti i dati presenti”, l’apertura verso l’accettazione “dell’ignoto, dell’inatteso e dell’imprevedibile” e la tolleranza verso “la constatazione che esistono idee e verità contrarie ai principi fondamentali della transdisciplinarità” (pp. 126-131).
Con il capitolo “L’attitudine trans-religiosa e la presenza del sacro” Nicolescu percorre un tema centrale della transdisciplinarità: il problema del sacro inteso come qualcosa di irriducibilmente reale nel mondo e ineludibile per qualsiasi approccio razionale della conoscenza (p.132). Scriveva Mircea Eliade: “il sacro non implica la credenza in Dio, negli dèi o negli spiriti. Esso è l’esperienza di una realtà e il sorgere della coscienza di esistere nel mondo.” La dimensione sacra – pertanto – in quanto elemento essenziale della struttura della coscienza fa inevitabilmente parte di ogni nostro rapporto con la realtà. Essa si esprime attraverso la dimensione simbolica, e ogni simbolo raccordando l’uomo con il mondo esterno e con le leggi dell’universo, lo porta al di là di se stesso aprendolo all’intuizione del senso profondo della vita.
Il percorso prefigurato dall’approccio transdisciplinare ha per meta una grande ambizione sociale e culturale: ritrovare l’uomo integrale e la sua caratteristica fondante, quella di essere Homo symbolicus, simbolo tra simboli, figura mediatrice nell’universo, capace di creatività, cioè di libertà spirituale.
“Quando il vaso di Pandora fu spalancato, i mali che ne uscirono minacciarono gli umani che popolavano la Terra. Al fondo del vaso erano nascosti il sogno e la speranza. È di questo sogno e di questa speranza che intende dare testimonianza la transdisciplinarità” (p. 149).