venerdì, 16 marzo 2012
Onestamente non cosa c’è dietro le Case Editrici, ma neanche davanti, ma so cosa si trova negli scaffali delle librerie. Libri, tantissimi libri di autori famosi e di scrittori emergenti. Talvolta accade di leggere nomi di autori che scrivono sotto falso nome, come ci racconta Morena Fanti nel suo ultimo articolo. Storie che – se vere – ci disgustano.
Oppure ci capita di navigare per il web e leggere storie di autori poco noti in Italia che all’estero hanno fatto strada con i loro romanzi. Romanzi, questi, talvolta INTROVABILI, quantomeno sul web. Storie che – vere – disgustano un po’ di più.
Scrivo questo, a titolo di lettrice che un giorno riceve questo video (non l’unica, considerando le visite!) e ne resta meravigliata che, all’ascolto della storia, sopraffatta dall’ingiustizia, sceglie di condividere noncurante della verità.
Tra parentesi, parlando di questa storia in un mio articolo recente, sottolineo la frase di Ilaria Bandini, una frase d’effetto se non di scena. Perché «ma sì…la riconosco, lei è un’attrice. Sì, l’ho vista in televisione ma non ricordo in che occasione, o forse sarà una sosia?» Però, complimenti alla sceneggiatura!
Come me, tantissime persone si son presi a cuore la storia di questo Thomas Jaycondannato a vita in America per reati minori, che dopo aver tentato invano l’evasione, decide di scrivere un paio di romanzi. Bella storia. Sennonché si scopre che Thomas Jay è lo pseudonimo dello scrittore italoamericano Stefano Lorenzini, conosciutissimo agli interpreti del video, ma sconosciutissimo non solo all’Europa ma anche all’America, se è vero che Google è un motore di ricerca mondiale.
Il dubbio dell’attrice resta, ma quello dello scrittore no.
Il giorno dopo, ricevo alcuni commenti all’articolo ‘Thomas Jay, il genio dimenticato‘ che è anche il titolo della farsa!
Adesso arrivo al dunque.
Thomas Jay, Stefano Lorenzini, Ilaria Bandini, e i due americani del video che si spacciano per agenti letterari e comitati dell’associazione ‘free thomas jay’ nonché sito ufficiale della lotta per la liberazione dello scrittore, non esistono in quanto tali.
Si scopre che la storia di Thomas Jay e dei suoi romanzi è una trovata eccezionale di una nota casa editrice che aveva preso a cuore la storia – stando alla sceneggiata – al punto di pubblicarne i romanzi tradotti anche in Italia.
Non vi sto a raccontare nel dettaglio il caso di Thomas Jay per infangare i responsabili della farsa – anzi, mi complimento per l’ottima interpretazione a cui avevo creduto fermamente!Questo sì che è l’emblema del teatro e delle scrittura messi insieme – ma scrivo questo per fare il punto della situazione:
- Il web è una geniale fonte di informazione fino a quando l’informazione non viene modellata a indotta da utenti inesperti, quali blogger che non sono giornalisti né scrittori (in certi casi) che scrivono quotidianamente di attualità e vita personale (quindi anche io potrei non essere attendibile);
- Le parole sono costruite e molto spesso non hanno alcun valore, fin quando non sopraggiungono i fatti. Con le parole si possono costruire castelli di sabbia e basta un’onda per distruggerli.
- Il marketing, oggi più di ieri, è diventata un’arma a doppio taglio: convince ed uccide. E in particolare il caso di Thomas Jay, uccide, non solo la fedeltà della casa editrice che ha organizzato questa bofonchiata per agevolarsi le vendite sul romanzo, ma soprattutto gli scrittori che ogni giorno ci mettono impegno e passione per trasmettere al loro pubblico le loro storie (assai più attendibili di questa bufala).
E poi, il marketing che gioca su situazioni serie, come il carcere, la beneficenza o gli assassini e gli abusi, è un’abominevole presa per il ****! Ma, a quanto pare, in Italia come nel resto del mondo, funziona che da una storia seria si può guadagnare con la pietà e la corruzione della gente. Perché chi ha potere può manipolare anche il più grande truffatore, ma queste sono altre storie che non riguardano quella di Thomas Jay, il genio dimenticato perché mai esistito in quanto genio, la cui storia che non ha niente di eclatante, voleva diventare l’eroe di un romanzo cucito apposta da altri.
E ora, giusto per smorzare la questione, fatevi due risate con Alessandro Bergonzoni sugli eroi, appunto.