Qualche giorno fa il docente di matematica all’Università La Sapienza di Roma, Giorgio Israel, direttore del Centro di ricerca in metodologia della scienza della stessa università, già membro di commissione dell’Accademia Nazionale dei Lincei e autore di centinaia di articoli scientifici, ha pubblicato sul quotidiano “Il Foglio” un divertente articolo contro Richard Dawkins, l’ultimo rimasuglio dei sacerdoti dell’ateismo scientifico, che vale la pena leggere integralmente (è pubblicato sul suo blog: www.gisrael.blogspot.com).
Il matematico offre una recensione dissacrante del più noto libro di Dawkins, “L’illusione di Dio”, sottolineando quelle che in Italia si chiamerebbero “odifreddure”. Ad esempio cita i corti circuiti della logica creati dallo zoologo pensionato mentre tenta di dimostrare l’inesistenza di Dio dando per scontato che le intelligenze si sono evolute (e quindi ne deduce che si sono evolute!), o quando parla dell’improbabilità di Dio («Ci mancherebbe soltanto che la sua probabilità fosse piccola ma apprezzabile: rischieremmo di trovarci in pieno politeismo… », commenta Israel). Per non parlare di quando, respingendo l’argomento della bassissima probabilità di sviluppo della vita sul nostro Pianeta, una su un miliardo, arriva a sostenere che quest’evento si verificherebbe in ogni caso su un miliardo di pianeti», ricavando una certezza da una probabilità. Rifiuta poi il principio antropico perché esso «fornisce una spiegazione razionale e non teleologica del fatto che ci troviamo in situazione propizia alla nostra esistenza». «Bella spiegazione razionale», risponde il matematico Israel, «dire che le cose stanno così, se no sarebbero diverse e non saremmo qui a osservarle». Più avanti il neodarwinista inglese tenterà di far credere che Hitler fosse un devoto cattolico e Stalin invece un ateo per finta, sosterrà che le parole degli atei non fanno male a nessuno mentre quelle dei religiosi sono alla base di ogni male della storia, vorrà poi convincere che se uno scienziato non è ateo è allora cretino, oppure è in malafede, o ancora è terrorizzato o ricattato da qualcuno…e così via.
Tutte queste sciocche argomentazioni, pronunciate in nome della razionalità scientifica, secondo Israel, non fanno altro che far «fare alla scienza una figura barbina». Per il matematico italiano, Dawkins risulta essere «un personaggio deplorevole, la quintessenza di tutto ciò che è necessario avversare. Il primo motivo è che Dawkins è di un’ignoranza pari soltanto alla supponenza. Le sue bibliografie sono lo specchio fedele di questa ignoranza: egli straparla della scienza e della sua storia, ma tutto è per sentito dire, per lo più raccattato entro libri da bancarella. Il secondo motivo è che il suo fanatico empirismo è tipico di chi non sa dove stia di casa la scienza». Conclude quindi: «Dawkins è l’emblema lodato ed esaltato della scienza-ideologia, della scienza-ateismo, della scienza-ignoranza, della scienza come lanciafiamme per fare terra bruciata di qualsiasi forma di cultura e di pensiero “diverso” dal più rozzo empirismo, della scienza come negazione della scienza come l’abbiamo conosciuta da qualche secolo a questa parte. Rispondere alla crociata di Dawkins con una guerra simmetrica contro i suoi seguaci, assolutamente no. Smascherare la miseria di questo pericoloso falso profeta, è utile e necessario».