Se la libertà di parola è ancora un valore fondante della democrazia, è necessario ormai ammettere che alcuni siano più liberi di altri e che in molti farebbero meglio a tener nascoste le loro idee: il rischio minore è il suicidio sociale. Non parliamo di pericolosi assassini, ma di persone comuni, stimate per il loro lavoro e con moglie e figli. La loro colpa? Non essere d’accordo con la lobby degli attivisti omosessualisti e con il Moloch politicamente corretto che queste frange sono riuscite a crearsi intorno. Il caso più recente è quello di Adrian Smith e viene documentato dal quotidiano inglese “Daily Mail”: all’uomo, padre di due bambini, è stato decurtato il 40% dello stipendio per aver scritto sul suo profilo Facebook privato che il matrimonio è “fra uomo e donna”. Stranamente la vicenda è stata ripresa anche da altri organi di informazione, come The Telegraph e BBC.
Abbiamo già dato rilevanza a molti altri episodi del genere durante l’anno appena trascorso: le minacce di morte all’intellettuale laica Melanie Phillips, la quale ha osato criticare sempre, sul “Daily Mail”, i programmi educativi del governo che obbligano i bambini ad essere «bombardati dai riferimenti sugli omosessuali in ogni materia scolastica», le minacce di stupro verso la figlia del Senatore democratico Ruben Diaz Sr. che difendeva il matrimonio tradizionale, il violento agguato notturno al Sindaco di Madrid Alberto Gallardon, a sua moglie e ai suoi figli, perché aveva chiesto di diminuire il volume della musica durante il “Gay Pride”, le bottigliate contro la manifestazione pacifica di “American Society for the Defense of Tradition, Family and Property” a New York, l’aggressione ai fedeli durante la funzione domenicale a Milano ecc..
Tutti questi accadimenti sono opera di attivisti per i diritti degli omosessuali, cosa che nel senso comune di politically correct li proteggere dall’essere catalogati per quello che sono: criminali che gettano discredito sulle moltissime persone omosessuali discrete, rispettose delle opinioni degli altri e della legge, con il vile scopo del guadagno e della sopraffazione del diverso per un proprio Faustiano senso di soddisfazione personale. Il pestaggio, la minaccia fisica a persone o ai loro familiari e la decurtazione punitiva dello stipendio a causa di una semplice opinione espressa sono atteggiamenti che ricordano più il comportamento delle milizie fasciste o sovietiche che la semplice difesa dei propri diritti o l’espressione lecita delle proprie opinioni. Uno stato laico e democratico dovrebbe rispettare tutte le culture presenti, eppure chi osa criticare attira il marchio dell’omofobia, capace di togliere qualsiasi credito alle opinioni e alla dignità umana di chi le pronuncia, tanto che ogni violenza contro di lui appare giustificata.
Chi scrive è un cattolico etero amico sincero, anche in opposizione di vedute sul mondo, di ragazzi e ragazze omosessuali e bisessuali e può dire con sicurezza che le vere malattie sono l’intolleranza, la sopraffazione e la violenza. Nemmeno sostenere i diritti di una minoranza, che ha pur molto sofferto in passato, giustifica chi se ne lascia contagiare.
Marzio Morganti