Lo sconforto d’un paese oramai deserto accentua esponenzialmente la crisi depressiva nella quale mio malgrado annego giorno dopo giorno. Si riprendono così le solite vecchie abitudini, tristi lo so, ma pur sempre unica valvola di sfogo che mi separa da uno stato
comatoso contro il quale disperatamente cerco di combattere.
Ed ecco che in una ancora calda serata settembrina mi ritrovo, come al solito, a casa, da solo, pronto a spararmi il solito dvd di evasione.
Ho un po’ di scelta, tutti mi hanno detto di vedere “The Social Network”, per capirci il film su Facebook. Come di solito accade, però, non do troppo peso ai consigli degli altri (in nessun caso, figuriamoci quando si tratta di cinema) e così di testa mia metto su un filmettino senza pretese.
Alla fine dei 116 minuti di durata di “Il mio amico Eric” resto imbambolato a ripensare al magnifico spettacolo al quale ho assistito.
Una favola stupenda, meravigliosa, che redime l’animo di un uomo con il quale, al di là dell’eccessiva mole di casini in cui versa, da subito avverto di avere una sinistra, e mi auguro non troppo profetica, somiglianza: la passione per il calcio, lo smarrimento psicologico, il ricordo di un amore che riaffiora dal passato (dall’assonanza quanto mai “curiosa”: Lily).
Chi tira fuori dalla spirale distruttiva, che sembra oramai dominare le vicende del povero Eric Bishop, paradigma dell’uomo qualunque, forse un tantino più strampalato del normale (…certo che mi ricorda davvero qualcuno che conosco! Ah ah ah!), è il più improbabile degli angeli custodi.
Sarà stato il training autogeno fatto insieme a i suoi amici, fortemente preoccupati per il suo stato psicofisico (ahh…gli amici!!!!), o forse gli effetti di un malinconico e solitario spinello, sta di fatto che il suo ineguagliabile idolo gli si materializza di fianco pronto a dispensargli perle di saggezza sulla vita e sull’amore. Di chi parlo? Ma del grandissimo Eric Cantona.
Come finisce la storia ovviamente non sto qui a dirvelo, certo è che il film è stato davvero un frizzante toccasana, che mi ha permesso di dimenticare, per una serata, i miei affanni quotidiani (per carità, nulla di paragonabile a quelli dello sgangherato Eric). Tant’è che, lo confesso, non ho potuto fare a meno di fantasticare su chi potrebbe essere l’amico immaginario sul quale sperare di fare affidamento per venir fuori dall’impiccio nel quale ho avuto l’abilità di andarmi a cacciare!
Ovviamente consiglio a tutti di vedere “Il mio amico Eric”, e appuntatevi questa: “Spesso
capita che i ricordi più belli sono i più difficili da sopportare”, parola di Eric Cantona.