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Il mito dell’intervento umanitario

Creato il 30 marzo 2011 da Coriintempesta

Il 19 marzo,nell’ottavo anniversario dell’invasione dell’Iraq,gli Stati Uniti,gli aerei inglesi e francesi hanno iniziato a bombardare la Libia,lanciando una nuova guerra contro un altro paese arabo.Due giorni prima il Consiglio di Sicurezza dell’ONU,sotto forte pressione degli Stati Uniti e dei suoi alleati,aveva votato per la risoluzione 1973,chiamata a prendere “tutte le misure necessarie”,apparentemente per “proteggere i civili [libici] e far fronte ai loro bisogni di base”.Il vero obiettivo degli Stati Uniti fu immediatamente chiarito dal Pres.Obama e dal segretario di Stato Clinton:il cambiamento del regime in Libia.

Il giorno dopo il voto del Consiglio di sicurezza,il 18 marzo,le forze armate del governo di Ali Abdullah Saleh,nello Yemen,hanno compiuto un massacro.Questo massacro è avvenuto in pieno giorno nella piazza centrale di Sana’a,la capitale dello Yemen.Almeno 52 persone sono state uccise e oltre 200 ferite,la maggior parte colpite dai cecchini che sparavano dalla cima degli edifici governativi.Nonostante ciò, decine di migliaia di manifestanti che chiedevano la cacciata del regime sostenuto dagli Stati Uniti di Saleh si rifiutarono coraggiosamente,per diverse settimane,di tornare indietro.

Qual’è stata la reazione del governo degli Stati Uniti per il massacro del 18 marzo?

Il mito dell’intervento umanitario
La Clinton maliziosamente ha dichiarato: “Il governo degli Stati Uniti” è preoccupato per la violenze di oggi a Sana’a contro i manifestanti anti-governativi e sta cercando di  verificare i rapporti che dicono che questo sia il risultato di azioni compiute delle forze di sicurezza …Chiediamo alle forze di sicurezza yemenite di esercitare la massima moderazione,astenersi dalla violenza e permettere ai cittadini di esprimere liberamente e pacificamente le proprie opinioni”.Traduzione: se le forze di sicurezza hanno effettuato il massacro (come se davvero fosse quella la questione), la Clinton li ha esortati a mostrare” massima moderazione ” in futuro.

Nessuna chiamata da Washington per una “no-fly zone “ imposta dalle Nazioni Unite o per il bombardamento dei militari di Saleh.Neanche un sussurro da Washington sulle sanzioni.

Al contrario,gli aiuti militari statunitensi e degli altri paesi hanno continuato a scorrere senza ostacoli verso Saleh e il suo esercito.

Il 16 marzo,il governo del Bahrein,con l’assistenza di 2.000 truppe di invasione saudite e centinaia di forze di sicurezza degli Emirati Arabi, disperse le proteste di massa nella capitale Manama e altrove.I governi di tutti e tre i paesi sono monarchie ereditarie e stati di polizia,lungamente asserviti agli Stati Uniti e all’imperialismo britannico.La Quinta Flotta degli Stati Uniti,un elemento chiave nella strategia americana per il dominio di tutta la la regione del Golfo Arabico/Persiana,si trova nel Bahrein.

Secondo una dichiarazione della Casa Bianca,il Pres. Obama ha chiamato il re  Abdullah dell’Arabia Saudita e Hamad al-Khalifa del Bahrain,per esprimere,nei termini più miti possibile,la sua “profonda preoccupazione per la violenza in Bahrain e sottolineare la necessità di massima moderazione” ed ha anche ribadito “l’ importanza di un processo politico come unico modo per affrontare pacificamente le legittime rivendicazioni del popolo del Bahrain e portare ad un Bahrain che sia stabile, giusto, più unito e sensibile verso la sua popolazione”.

Cosi nel caso dello Yemen non ci sono state minacce di intervento militare, sanzioni o qualsiasi altra cosa a fronte di una palese invasione e di una brutale repressione .Più di venti cittadini del Bahrein sono stati uccisi e centinaia sono rimasti feriti nel mese precedente,su una popolazione totale di poco più di un milione.Cosa spiega la lieve risposta di Washington agli sviluppi in Yemen e Bahrain mentre  al tempo stesso lancia una nuova guerra contro la Libia?

La risposta è che mentre il governo di Gheddafi in Libia ha,sotto pressione, fatto molte concessioni all’imperialismo e ha aperto l’economia del paese negli ultimi anni, non è un regime-cliente.Dopo la copertura delle scommesse nelle fasi iniziali del conflitto libico,l’amministrazione Obama ha ora deciso di salvare l’opposizione,che sta affrontando una imminente sconfitta.

Questa decisione non aveva nulla a che fare con le ragioni rivendicate: democrazia, diritti umani, la sofferenza dei civili e così via.I leader a Washington, i Democratici cosi come i Repubblicani,hanno dimostrato per decenni la loro volontà,non solo di tollerare, ma di promuovere e in molti casi creare, i regimi più repressivi e crudeli del mondo.

Prendete l’Arabia Saudita,per esempio.Gli inglesi e gli statunitensi hanno armato e finanziato una famiglia,quella degli al-Saud, nei loro sforzi per conquistare la maggior parte della penisola arabica.Il paese è stato fondato nel 1932 e il suo nome significa letteralmente l’Arabia della famiglia al-Saud.Oggi è governata da 2.000 principi.Non c’è mai stata un’elezione nella storia del paese,alle donne è addirittura negato il diritto di guidare  autovetture e il minimo segno di dissenso politico è represso con la tortura, con le carcerazioni e spesso con l’esecuzione.Ma a Washington e nei media aziendali,l’Arabia Saudita viene trattato come uno stato “moderato” e amico.

Il fatto è che l’Arabia Saudita detiene oltre il 25 per cento delle riserve conosciute di petrolio al mondo e mentre la famiglia reale diveniva molto ricca, a loro volta le compagnie petrolifere statunitensi, le banche e le società del complesso militare/industriale – il cuore del potere della classe dirigente degli Stati Uniti-hanno tratto ricchezza ancora maggiore.

Quello che ha mosso l’amministrazione Obama a scegliere per l’intervento il 19 marzo è stata la realizzazione che il leader dell’opposizione libica,che ha invocato a gran voce l’intervento imperialista,servirebbe meglio questi stessi potenti interessi se dovesse diventare il nuovo governo della Libia.Il presidente e i suoi consiglieri non condividono però la stessa opinione circa i movimenti di opposizione in Yemen o Bahrain.Vedono i movimenti in entrambi questi ultimi paesi come potenzialmente minacciosi per l’impero degli Stati Uniti,dunque le farinose dichiarazioni  di “preoccupazione”.

Ma nonostante gli Stati Uniti siano il più potente stato militare del mondo,non sono onnipotenti.Nonostante il palese e segreto sostegno di Washington per i regimi in Yemen e Bahrain,i movimenti popolari non sono stati sconfitti.

Nello Yemen,c’è stata una spaccatura importante nelle forze armate,con una fazione che ora sta fornendo protezione ai manifestanti che continuano a chiedere la cacciata di Saleh.In Bahrain,il movimento ha sfidato la sicurezza del regime e le truppe di occupazione ed è tornato in massa in piazza il 25 marzo.

[FONTE:The myth of humanitarian intervention]

DI:Cori In Tempesta


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