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Il mito della staffetta generazionale

Creato il 04 giugno 2013 da Propostalavoro @propostalavoro

Il mito della staffetta generazionaleRispolverando una norma quasi dimenticata e risalente alla lontana legge Treu del 1997, il Governo Letta ha posto sul tavolo delle questioni urgenti la formula della staffetta generazionale, vale a dire la pratica con la quale un lavoratore anziano, a fine carriera, può rinunciare al suo posto a tempo pieno per passare ad un part time e permettere così all'azienda di assumere un giovane lavoratore.

 

LA STAFFETTA GENERAZIONALE

 

All'apparenza l'introduzione di questo sistema può portare ad alcuni vantaggi: innanzitutto sembrerebbe aprire una tregua all'interno del conflitto generazionale, fungendo da staffetta (da cui il nome) tra le due generazioni di lavoratori; in secondo luogo potrebbe ridurre il gap occupazionale tra lavoratori anziani e giovani, accorciando, in altre parole, la forbice tra i grafici dell'occupazione under e over 35; infine dovrebbe portare ad una significativa riduzione del tasso di disoccupazione giovanile, grazie alla possibilità data all'impresa di poter assumere giovani talenti in maniera agevolata.

Queste apparenze sono in realtà mere illusioni.

In primo luogo la staffetta generazionale si basa sul presupposto che per creare lavoro tra i giovani sia necessario toglierlo ai lavoratori più anziani. In quest'ottica si suppone quindi che i lavoratori giovani siano sostituibili rispetto a quelli più anziani, ma non è così: in realtà giovani talenti ed anziani esperti in impresa sono complementari. La staffetta-Letta rischia quindi di privare risorse navigate del tempo necessario per la formazione sul campo dei giovani neoassunti. Con un part time, insomma, il tempo per lavorare ed istruire i giovani verrebbe a mancare.

 

In secondo luogo, non è stato ancora condotto uno studio sulla fattibilità di questo sistema. Cosa ne è delle staffette introdotte più di 15 anni fa con la legge Treu? All'epoca ben poco, come ricorda anche Michele Tiraboschi di ADAPT, dato il numero esiguo di lavoratori aderenti. Ed anche adesso rimane incerta la portata della manovra, mancando un'indagine INPS sui risultati del precedente esperimento.

 

Terzo punto: la staffetta generazionale smonta il sistema di “invecchiamento attivo”, recentemente introdotto dalla Riforma Fornero, privando lavoratori ultra 60enni a rischio di slittamento della pensione di metà dello stipendio. Difficile trovare qualcuno disposto ad accettare tali condizioni.

 

Per concludere, questo sistema (che, è utile ricordare, non può aumentare il tasso di occupazione totale) avrebbe ripercussioni sul sistema dei contributi previdenziali, facendo evaporare la chimera di una riforma a costo zero.

 

E di “Riforme a Costo Zero” si intende bene Tito Boeri che non solo si dichiara contrario alla staffetta generazionale (vedi l'articolo “Per una vera staffetta tra le generazioni”), ma propone un interessantissimo strumento per trovare fondi utili per far ripartire l'occupazione giovanile e bilanciare gli squilibri intergenerazionali, vale a dire la proposta di tassare le pensioni d'oro in un'ottica di equità più che sostenibilità finanziaria.

 

UNA RIFLESSIONE SU QUESTI CONTRIBUTI

 

I problemi, dunque, dell'occupazione giovanile non devono essere confusi, ma armonizzati, con quelli legati all'uscita del mondo del lavoro, mentre le soluzioni a questi sembrano dover implicare un impegno che vada nella direzione delle agevolazioni nette alle assunzioni soprattutto per i lavoratori a esperienza zero in uscita dai sistemi scolastici ed universitari.


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