E dunque, dicono ancora fonti del Miur, “pur nel rispetto dell'autonomia delle istituzioni scolastiche, i criteri di precedenza deliberati dai singoli Consigli di istituto debbono rispondere a principi di ragionevolezza quali, a puro titolo di esempio, quello della vicinanza della residenza dell'alunno alla scuola o quello costituito da particolari impegni lavorativi dei genitori”.La selezione delle domande di iscrizione in esubero rispetto alla capacità di accoglienza della scuola “non deve essere basata su criteri che puntano a scegliere i migliori”, ma “tutti devono essere rappresentati e accolti nella scuola pubblica” e per questo sono state diffuse circolari anche recenti che hanno “raccomandato di scegliere secondo criteri non parziali”, e i test sono assai parziali, quasi discriminatori come sindacati, associazioni di consumatori, studenti e anche esponenti politici hanno unanimemente detto. A difendere questa iniziativa finora solo l’Associazione nazionale dei presidi per la quale non bisogna “demonizzare tale selezione” perché gli altri criteri, come quello della vicinanza geografica, sono “molto meno razionali”.
Da evitare assolutamente anche il metodo dell’estrazione a sorte (adottato talvolta da qualche istituto): può essere utilizzato solo come estrema ratio quando due studenti che chiedono l’iscrizione risultano in parità in base a ogni altro criterio.
Sono escluse in tutti i modi comunque le selezioni basate sulle capacità e la preparazione dell’aspirante alunno.
Il perché lo ha spiegato ieri il sottosegretario Marco Rossi Doria scrivendo sul suo account di Twitter: “Le scuole superiori sono aperte a tutti. Poi servono risorse per farle funzionare meglio. Altro che numero chiuso!”.