In particolare sembra essere stata abbandonata l'idea di aumentare l'entità del bollo sui depositi. Difficile capire se la ragione della mancata, almeno ad ora, entrata in vigore della super tassa sia stata consigliata dalla marea di proteste che si è levata in questi giorni, o semplicemente dal fatto che, a un più attento esame, si sia ritenuto che la nuova normativa fosse a rischio di incustituzionalità, come qualcuno aveva cominciato ad affermare in mattinata.
Il fatto che per tutta la giornata si erano rincorse varie possibili rimodulazioni della tassa, tendente a salvaguardare i piccoli depositi e restituire un minimo di progressività al nuovo balzello, fino a questa nuova disposizione pubblicata dal corriere della sera, che riporta agli originali 34, 2 euro, aumentando progressivamente il bollo per i depositi di maggiore entità:
IMPOSTA DI BOLLO - Cambia l'imposta di bollo sui conti depositi titoli. Un emendamento del relatore alla manovra economica depositato in commissione Bilancio al Senato stabilisce che l'imposta con periodicità annuale sarà di 34,2 euro per importi inferiori ai 50mila euro; 70 euro per importi pari o superiori a 50mila euro e inferiori a 150mila euro; 240 euro per importi pari o superiori a 150mila euro e inferiori a 500mila euro; 680 euro per importi pari o superiori a 500mila euro. Inoltre, a partire dal 2013 l'imposta con periodicità annuale sarà di 230 euro per importi pari o superiori a 50mila euro e inferiori a 150mila euro, di 780 euro per importi pari o superiori a 150mila euro e inferiori a 500mila euro e di 1.100 euro per importi pari o superiori a 500mila euro. Nella relazione tecnica dell'emendamento si precisa che secondo dati Bankitalia risulta un numero complessivo di circa 22 milioni di conti titoli e la norma porterà un recupero di gettito di circa 897 milioni di euro annui per i primi due anni e di circa 2.525 milioni di euro per gli anni a partire dal 2013.La nuova proposta rende meno odiosa la nuova tassa, che va comunque a colpire il risparmio che va ad essere investito nei titoli di Stato o nelle aziende quotate in borsa, e non esimerebbe colui che ha semplicemente pensato di far pagare 120 euro su un deposito di poche migliaia ad essere cacciato dal posto che occupa a calci nel sedere.
Intanto sembra essersi quietata la tempesta che aveva colpito le borse nei giorni scorsi, perfino le agenzie di rating hanno avuto buone parole per l'Italia. Non solo Ficht ha ribadito che il debito pubblico italiano non desta preoccupazione e ha lodato il governo per lo sforzo che sta facendo per invertirne il corso, ma perfino Moody's, che nei giorni scorsi aveva minacciato il declassamento ha dichiarato che in fondo l'Italia ha ampie possibilità di manovra per rientrare dal deficit.
In compenso le due agenzie non hanno perso occasione per sparare ancora a zero su Irlanda e Grecia, due paesi che ormai nemmeno si finanziano più attraverso l'emissione di titoli di Stato, mezzo divenuto per loro troppo costoso, ma solo servendosi dei finanziamenti del Fmi e della Ue.
L'impressione è che le tensioni sull'euro siano tuttaltro che terminate e che ci sia un interesse chiaro da parte della grande finanza internazionale ad indebolire l'area dell'euro, magari per arrivare a nuove privatizzazioni da parte di un paese come l'Italia.
Che oggi la Repubblica, attraverso la penna del suo fondadore Eugenio Scalfari chieda al governo di mettere sul mercato i "gioielli di famiglia, non mi pare essere un caso e mi sembra poter rientrare nello scenario che rappresentai giorni fa, a proposito del Britannia e del possibile ritorno sul palco di Romano Prodi, dopo che l'altro uomo di Goldman Sachs Mario Draghi era andato ad occupare la poltrona di presidente della Bce.
Proprio Draghi solo un paio di giorni or sono si era prodotto in una orazione attorno alla necessità di una guida globale della politica economica dalla esigenza ormai inelidibile di un nuovo ordine mondiale da far rimanere più che perplessi.
Fatto è che l'unico a mostrarsi seccato dalla richiesta della consob di essere messa a conoscenza dell'identità di coloro che vendono allo scoperto sulla borsa italiana è stato Jim Rogers, cofondatore con george Soros del Quantum leap fund, cosa che non mi ha sorpreso per niente.
La mossa della consob non può certo frenare la speculazione, ma gli fa sapere che la loro identità e la loro residenza è conosciuta: a buon intenditor...
Comunque, a parte la piccola vittoria da parte dell'opinione pubblica sulla tassa sui depositi titoli, sarà per gli italiani un'ennesima mazzata fiscale, quasi una nuova richiesta di donare l'oro alla Patria, solo che stavolta non sarà chiesta un'azione in qualche modo volontaria.
Questo riapre la polemica sulla mancanza di tagli al costo della politica, agli sprechi della pubblica amministrazione e a tutti quei rivoli di denaro pubblico che vanno ad alimentare le clientele di un ceto politico che non vuole rinunciare nemmeno ad una briciola della propria ricchezza.
Neanche il crescere evidente del malcontento popolare sembra poterli convincere a qualche concessione e questo li mette nella condizione di perdere nettamente il confronto di quei gerarchi che chiesero l'oro alla Patria oltre mezzo secolo or sono, che saranno certamente stati i protagonisti di un regime dittatoriale e antidemocratico, ma che dal punto di vista della morale e dell'onestà vincono il confronto con gli attuali governanti a mani basse.