Questa volta uso la forma affermativa. I pareri degli esperti, suffragati da indagini e statistiche, non lasciano dubbi: i ragazzi italiani sono educati male, peggio dei loro coetanei di altri paesi. E se vi interessano le graduatorie della cafonaggine, primeggiano Roma e Milano, seguite da Napoli, Torino e Bologna, mentre i più educati under 18 sono figli di fiorentini, umbri e veneziani. Lo dice uno studio dell’ Associazione Donne e qualità.
Tanto per cominciare, i ragazzi sono maleducati nel senso spicciolo del termine. Osserviamo i più piccoli, per esempio, all’uscita dalla piscina: si attaccano vociando al braccio di mamma o papà, trascinandoli al distributore di bibite e dolciumi. Oppure alla festicciola di compleanno: urlanti, incapaci di dedicarsi allo stesso gioco per più di 10 minuti, intenti a ingozzarsi. E i regali? D’obbligo l’ultimo reclamizzato in TV, con il quale s’intratterranno svogliatamente per brevissimo tempo, accatastandolo con gli altri a ingombro della cameretta. I genitori, il consumismo e la televisione: queste le componenti della cattiva educazione.
I comportamenti maleducati (dagli schiamazzi ai capricci) non riguardano purtroppo soltanto la famiglia, arrecando ovvio disturbo anche al prossimo così da costituire un vero problema sociale. Divenuti più grandi, i pargoli italici fanno danno negli spazi comuni, funestano alberghi e ristoranti, si esibiscono nel turpiloquio e via imperversando. Comportamenti impensabili per svedesi, danesi, svizzeri eccetera. Principali responsabili: i genitori!
Infatti, secondo un‘indagine del telefono di assistenza Help me, essi ( in percentuali variabili) : – non insegnano ai figli al cedere il posto; – non rispettano il galateo a tavola; – dicono parolacce; – non sono civili con gli extra- comunitari; – trattano male gli animali; – non mostrano rispetto per le altre religioni. Tra i cattivi maestri, i compagni di scuola e la TV occupano il secondo e terzo posto.
Ma essere maleducati, oltre che al prossimo, fa danno anche ai ragazzi? Certamente, rispondono gli esperti. La scomparsa del “tu devi”, delle regole di comportamento, della rinuncia come spinta verso la ricerca, l’illimitata disponibilità di beni di consumo generano un grave vuoto strutturale. Ne risentono gli adulti, prima ancora dei bambini, e viene a mancare il senso del limite che assegnava ai genitori la giusta autorevolezza. Ho riassunto alla buona le considerazioni della psicoterapeuta Antonia Guarini del centro per il disagio sociale Jonas (800453858).
Proseguirò il discorso nel prossimo articolo. Mi auguro naturalmente che i nostri nipoti maleducati non siano. Ma capita, si diceva una volta, nelle “migliori famiglie”. Meglio, per quel poco che possiamo fare, essere preparate…
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