Il “pacchetto scuola” approda oggi in Consiglio dei ministri, dove sarà varato un disegno di legge e non un decreto come annunciato in precedenza dal governo. “Sulla scuola” – ha spiegato il presidente del Consiglio al suo entourage – “voglio dare un messaggio al Parlamento, riprendendo lo spirito delle dichiarazioni delle opposizioni e del presidente della Repubblica. Non faremo, dunque, subito un decreto legge. Proporremo un disegno di legge, chiedendo tempi certi al lavoro parlamentare. Se tutti saranno rispettosi e attenti, se non ci sarà ostruzionismo, allora le ragioni di urgenza saranno rispettate dal normale dibattito parlamentare. Una sfida in positivo. Sui contenuti ma anche sul metodo”.
(iocsanmarcello.gov.it)
Il fulcro del provvedimento dovrebbe essere il maxipiano assunzioni annunciato nel settembre scorso dal ministro dell’Istruzione Stefania Giannini sulle cui reali cifre regna la confusione. Il piano per stabilizzare i “precari storici” (circa 140mila precari delle graduatorie ad esaurimento) ha subito, infatti, importanti modifiche. Dovrebbero, e il condizionale è d’obbligo visto il continuo aggiornamento delle cifre, restare dentro le gae (graduatorie ad esaurimento), circa 30mila persone, quelle che “non insegnano più da anni” cui sarà data la possibilità di accedere al nuovo concorso, circa 60mila posti, nel triennio 2016-2018. Ma la cancellazione del decreto potrebbe incidere sul piano straordinario di assunzioni che dovrebbe partire a settembre prossimo e chiudersi nel 2019. Il che preoccupa non poco precari e sindacati che su questo fronte chiedono certezze e tempi certi per l’approvazione del ddl per non compromettere l’avvio del prossimo anno scolastico.
Altro nodo da sciogliere la questione delle scuole paritarie. Nel decreto avrebbe dovuto essere inserita la possibilità di una detrazione fiscale per le famiglie che affidano la formazione dei propri figli alle scuole paritarie. Questione molto delicata che pone su due fronti contrapposti coloro che richiedono l’applicazione, senza se e senza ma, del dettato costituzionale – che all’articolo 33 assegna ai privati il diritto “di istituire scuole ed istituti di educazione, senza oneri per lo Stato” – e coloro che, considerando la scuola paritaria facente parte del sistema di istruzione pubblico, rivendicano finanziamenti ad hoc per consentire la libera scelta educativa delle famiglie. Gli studenti sono sul piede di guerra definendola “una vergogna indicibile”.
“I fondi alle scuole paritarie private – dichiara Danilo Lampis, coordinatore nazionale dell’Unione degli studenti – oltre a essere un vero e proprio spreco, sono uno schiaffo alla dignità alla scuola pubblica e alle migliaia di studenti, insegnanti e famiglie che le frequentano. La scuola pubblica vive una situazione drammatica, massacrata dai tagli degli ultimi sei anni e pensare di equiparare sulla scala delle priorità il finanziamento delle private – tagliano corto gli studenti, che promettono battaglia nelle piazze – è offensivo “chiedendo una legge sul diritto allo studio e sostegno alle famiglie in difficoltà”. Lo stesso Pd sul punto si è diviso. Una trentina di parlamentari ha infatti firmato insieme ad altri colleghi quali Rocco Buttiglione e Paola Binetti una lettera a favore. (ADNKRONOS)