Composizione fotografica di Luca Peruzzi
Nell'infausto esito delle elezioni per il Presidente della Repubblica – con la conferma di Napolitano, garante dei poteri forti italiani e internazionali, dell'austerità imposta dall'Europa, degli impegni di guerra dell'Italia, dell'inciucio PD-PDL che porterà all'immunità giudiziaria per Berlusconi – c'è un fondamentale elemento positivo che si deve cogliere. Una importantissima parte di cittadini italiani – composta da elettori del Movimento 5 Stelle, di Sinistra Ecologia e Libertà, del Partito Democratico, di Rivoluzione Civile o da persone che non vanno più a votare – si è riconosciuta nella candidatura di Stefano Rodotà, per tutto ciò che quella candidatura significava: la Costituzione come stella polare della vita pubblica, la rivendicazione del “diritto ad avere diritti” e della laicità dello Stato, la tematica dei beni comuni. La decisione di Beppe Grillo di insistere su questa candidatura, emersa dalle Quirinarie ma promossa trasversalmente già da mesi sul web, non solo è stata un'abilissima mossa politica che ha smascherato ancora una volta la menzogna del Partito Democratico quale forza politica di sinistra riformista e alternativa al berlusconismo ma forse anche una svolta, per un movimento che si dichiara né di destra né di sinistra, verso l'area progressista ed il suo elettorato adottandone una delle icone viventi ed in qualche modo riconoscendone la nobiltà della sua storia e dei suoi valori fondanti. Il mio auspicio è che questa vasta e ovviamente eterogenea area politica, coincidente in gran parte con il popolo che ha voluto il successo nei referendum per l'acqua pubblica i cui quesiti non a caso furono scritti proprio da Stefano Rodotà, si trasformi ora in una proposta di alternativa di governo in grado di diventare maggioranza nel Paese e di vincere le prossime elezioni. Non sto pensando qui ad un'alternativa di sinistra, non sto pensando alla rifondazione di una forza politica anticapitalista e libertaria alla quale si deve contemporaneamente lavorare, ma semplicemente ad un nuovo Comitato di Liberazione Nazionale nel quale confluiscano in una virtuosa sintesi le diverse risposte a tutte quelle istanze di cambiamento radicale e di moralizzazione della vita pubblica così diffusamente presenti nel Paese.
Con un candidato alla carica di Presidente del Consiglio di questo raggruppamento che potrebbe essere Marco Travaglio, per il suo appeal mediatico, per la trasversale popolarità acquisita con la coerenza e l'efficacia nella fustigazione del malcostume italiano e della corruzione, per la vicinanza al leader del Movimento 5 Stelle. Stante lo stato attuale dei rapporti di forza elettorali tra le componenti politiche coinvolte, un'iniziativa di questo tipo può venire evidentemente solo da Grillo e richiede che all'idea di poter annettere l'elettorato del centrosinistra, una volta realizzatosi lo sfaldamento dei partiti che lo hanno fin qui rappresentato, si sostituisca una visione realistica e tatticamente sagace, come avvenuto con la candidatura Rodotà, che tenga conto di quella parte di elettori di sinistra – rappresentino essi il 2, il 5 o il 10 per cento dei votanti – indispensabili per raggiungere la maggioranza in Parlamento ma che non voterebbero mai il Movimento 5 Stelle se non nel contesto di una coalizione e di un'alleanza plurale. Tutti noi che ci sentiamo ancora parte del popolo della sinistra dobbiamo fare in ogni caso la nostra parte e non aspettarci regali da chicchessia: il governo dell'inciucio benedetto da Napolitano non durerà pochi mesi, c'è tempo per agire ma serve al più presto, vincendo divisioni ormai senza più senso, riorganizzare una sinistra degna di questo nome che torni a giocare un ruolo determinante nella vita politica italiana.
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