Quando ci sottoponiamo alla misurazione della pressione arteriosa, la prima cosa che dobbiamo fare è quella di stare sdraiati o seduti per almeno 5/10 minuti e con il braccio libero da indumenti e appoggiato su una superficie piana.
Quando si sta seduti, è buona norma avere il braccio alla stessa altezza del cuore ed il palmo della mano rivolto verso l’alto.
Se è la prima volta che un soggetto fa il controllo pressorio, la rilevazione della pressione arteriosa deve essere effettuata in entrambe le braccia ed inel caso in cui si abbia una differenza apprezzabile tra i due, le volte successive, le misurazione devono essere effettuate nel braccio dove la pressione è stata rilevata più alta.
La misurazione della pressione arteriosa può essere effettuata con apparecchi automatici o manualmente.
Se viene effettuata manualmente necessita oltre che dello sfigmomanometro (bracciale da mettere nel braccio) anche di un fonendoscopio, cioè di quello strumento con cui si sente il battito del cuore.
E’ buona regola, ripetere la misurazione, e fare la media tra le due tenendo conto di questa. E’ logico che prima di eseguire la seconda misurazione, bisogna sgonfiare completamente il bracciale ed aspettare 2/3 minuti per lasciare defluire il sangue.
Il soggetto deve essere rilassato ed in ambiente coinfortevole con una temperatura adeguata al periodo.
Non bisogna mai misurare la pressione arteriosa subito dopo il pranzo o la cena, subito dopo uno sforzo fisico e dopo avere avuto una forte emozione o un forte stress.
Nei soggetti fumatori, bisogna sempre aspettare 30/45 minuti dall’ultima sigaretta e non bisogna bere caffè o derivati che contengono caffeina almeno 30 minuti prima della misurazione e bisogna anche svuotare la vescica.
La misurazione della pressione arteriosa, come abbiamo detto prima, può essere effettuata anche con apparecchi automatici, che consistono di uno sfigmomanometro e di un fonendoscopio che si trova all’interno del bracciale.
Il fonendoscopio si poggia a livello della piega del gomito e poi si avvolge il bracciale: è logico che questo tipo di rilevazione si effettua per un controllo fatto a casa del soggetto, ma la pressione arteriosa deve essere periodicamente controllata dall’orecchio attento del medico curante.
L’ipertesione arteriosa, come abbiamo già scritto, rappresenta uno dei fattori di rischio più gravi per l’apparato cardio-vascolare.
Vediamo ora le patologie a cui può andare incontro un soggetto con ipertensione arteriosa grave:
- Ictus Cerebrale: è chiamato anche colpo apoplettico (stroke per gli inglesi) ed è caratterizzato da un danno biologico-funzionale devastante e irreversibile a carico dei neuroni del sistema nervoso, che è dovuto al restringimento o alla rottura di alcune arterie del cervello che porta a necrosi una parte del tessuto cerebrale. La sintomatologia che ne consegue dipende dalla zona colpita e dalla sua estensione. Il più delle volte ciò provocherà una paralisi dei muscoli e quindi di conseguenza il soggetto viene a perdere alcune importanti funzioni.
- Cardiopatia Ipertensiva: è dovuta all’aumento del lavoro del cuore nel trovare una maggiore resistenza per spingere il sangue nei vasi arteriosi, con conseguente ispessimento delle pareti cardiache, che a lungo andare può dar luogo a uno scompenso cardiaco grave che può portare ad una cardiopatia ischemica.
- Cardiopatia ischemica:è dovuta ad una diminuzione dell’irrorazione del cuore e può portare o all’angina pectoris, quando l’irrorazione del cuore diminuisce in modo transitorio e quindi con un dolore retrosternale temporaneo, o all’infarto del miocardio dovuto invece ad un’occlusione di un vaso coronarico con conseguente necrosi di una parte di tessuto cardiaco.
- Insufficienza renale: in quanto l’aumento della pressione arteriosa provoca nel tempo una distruzione dei nefroni del rene e quindi il rene si riduce e si raggrinza non riuscendo più ad effettuare la depurazione delle tossine presenti nel sangue.
- Disturbi visivi: dovuti a compressione, o rottura dei vasi della retina.
Il soggetto iperteso è a rischio non solo per gli elevati valori di pressione, ma anche perchè contemporaneamente può presentare delle patologie quali il diabete, l’aumento dei livelli di colesterolo e dei triglicerdi, le patologie obliteranti che possono influenzarne la prognosi.
L’esercizio fisico in associazione con altri presidi non farmacologici, costituisce la base per un corretto approccio all’ipertensione arteriosa.
Indispensabile quindi è l’attuazione di una regolare e moderata attività fisica, quindi di tipo amatoriale e non agonistico.
Le più indicate sono quindi le lunghe camminate, la corsa, il nuoto ed il ciclismo.
L’intensità e la durata dell’attività motoria devono essere correlate al grado di ipertensione, stato di allenamento e condizioni di compenso cardiocircolatorio.
E’ quindi opportuno che un programma di allenamento sia attentamente valutato da un medico, meglio se specialista in medicina dello sport, dopo un’attenta anamnesi e visita al soggetto.
Le attività fisiche fortemente sconsigliate sono quelle caratterizzate da esercizi di tipo isometrico, come la pesistica e il body-building.
Uno dei principali presidi terapeutici della pressione arteriosa è rappresentato dall’osservazione di alcune norme dietetiche in associazione all’uso di farmaci ipotensivi.
Quindi teniamo sempre presente che il soggetto iperteso deve:
- correggere il sovrappeso
- limitare il consumo di alimenti ad alto contenuto di sodio
- ridurre il consumo di alcolici
- salare i cibi con moderazione
- nei casi più gravi e resistenti utilizzare i prodotti alternativi al sale disponibili in commercio oppure insaporire i cibi con erbe aromatiche, spezie,cipolla. limone e aceto.
- evitare i cibi in scatola o conservati
- contenere il consumo di alimenti e condimenti ricchi di grassi saturi e colesterolo come le fritture. gli insaccati, il burro, le uova e le frattaglie.
- non fumare
Quindi una dieta corretta permette di equilibrare l’apporto di zuccheri e grassi, ridurre l’apporto di sodio (contenuto principalmente nel sale da cucina) ed incrementare l’apporto di potassio.
La dieta a basso contenuto di sodio ha assunto importanza da quando si è visto, che presso alcune tribù primitive della Nuova Guinea, dove l’uso del sale è sconosciuto, l’ipertensione e le complicazioni che ne derivano, sono quasi del tutto assenti, mentre invece in alcuni Paesi che fanno uso di un’elevata quantità di sodio, come per esempio il Giappone, l’ipertensione è in continuo aumento.
L’ OMS (organizzazione Mondiale della Sanità) consiglia di ridurre il consumo giornaliero di sale a circa 5 grammi, mentre le popolazioni ne usano circa 12 grammi al giorno.
A tal fine, verranno suggeriti due esempi di dieta equilibrata, una moderatamente iposodica e l’altra strettamente iposodica…
Questo lo troverai al prossimo appuntamento…
Per oggi è tutto…
un cordiale saluto
Euplio