Il presidente del consiglio regionale lombardo Davide Boni
MILANO - Il presidente del Consiglio regionale lombardo Davide Boni, indagato per corruzione nell'inchiesta milanese che punta a far luce su un giro di tangenti che sarebbero state utIlizzate anche per iniziative della Lega, potrebbe chiedere di farsi interrogare. Lo ha spiegato l'avvocato Federico Cecconi, chiarendo che "l'interrogatorio è una opzione, assieme a quella di presentare memorie difensive" in un contesto di "massima disponibilità e dialogo". Da oggi, ha aggiunto l'avvocato, "comincia il nostro processo". Valmaggi (Pd): Dimissioni "Auspichiamo che a tutela di se stesso e delle istituzioni, le sue dimissioni dall'Ufficio di presidenza arrivino al più presto". Sara Valmaggi (Pd), uno dei due vicepresidenti del Consiglio regionale della Lombardia, é tornata così a chiedere le dimissioni del presidente Boni. Una richiesta già avanzata ieri dalle opposizioni, ma che finora non ha avuto risposta. All'indomani della diffusione della notizia dell'indagine, la Valmaggi dice di "non credere mai ai complotti", come hanno invece sostenuto esponenti leghisti. "L'aspetto giudiziario è solo la punta dell'iceberg - ha ribadito l'esponente del Pd interpellata a margine di un convegno sulle donne al Pirellone -. Il dato politico è l'incapacità di tenuta di questa maggioranza, di cui il presidente Formigoni dovrebbe prendere atto. Il vero risanamento passa dal ritorno alle urne". Formigoni: Niente contro la giunta Non c'è nulla di addebitato contro di me e contro la giunta, Boni dovrebbe spiegarsi pubblicamente visto che dice di essere estraneo". Lo ha detto il presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni, intervistato da Tgcom24 dopo l'inchiesta che ha coinvolto il presidente del Consiglio regionale. "Boni ha detto che può dimostrare la sua totale estraneità. Se emergerà un danno contro la Regione Lombardia ci costituiremo parte civile".
Roberto Formigoni
"C'è una questione morale su cui è bene che tutti, non certo solo la politica, riflettano", ha aggiunto il presidente della Regione Lombardia. Tutti insieme questi, ha sottolineato Formigoni, "sono fatti dolorosissimi che indeboliscono il sistema e la fiducia dei cittadini, non ci deve essere un gioco di scaricabarile fra i partiti". "Di fronte alle richieste di elezioni anticipate da parte dell'opposizione, il governatore lombardo ha poi replicato: "Stiamo ottenendo risultati importanti, la nostra azione di governo proseguirà". Secondo Formigoni, quattro incriminazioni su cinque membri dell'ufficio di presidenza "determinano certo un quadro grave, ma ricordo che le responsabilità sono personali e non toccano l'attività della Giunta". Alla domanda di Tgcom24 su cosa sta succedendo in Lombardia, Formigoni risponde:" Ricordiamo che il primo a finire nei guai è stato il mio competitore Penati contro il quale sono state mosse accuse pesantissime. Ora ci sono persone contro cui sono state mosse accuse gravi e se saranno verificate dovranno essere sanzionate. Non ho parlato con Boni e mi attendo che sia lui a spiegarsi pubblicamente visto che ha sostenuto al sua totale estraneità".L'imprenditore Luigi Zunino
Secondo la ricostruzione del procuratore aggiunto di Milano Alfredo Robledo e del pm Paolo Filippini, Boni e il capo della sua segreteria Dario Ghezzi, avrebbero gestito "affari illeciti" e spartito tangenti che l'architetto Michele Ugliola e il cognato Gilberto Leuci avrebbero concordato con alcuni imprenditori, tra cui Luigi Zunino e Francesco Monastero (legato al gruppo Sile Costruzioni). Il tutto affinché alcuni amministratori locali, anche essi destinatari di parte dei profitti illeciti, favorissero gli interessi immobiliari degli imprenditori in diverse aree di Milano e dell'hinterland, soprattutto per la realizzazione di centri commerciali. In alcuni casi si tratta di progetti ancora "attuali". Boni, in particolare, avrebbe ricevuto, tra il 2008 e il 2010 quando era assessore regionale all'Edilizia e al Territorio, buste di contanti anche nei suoi uffici in Regione. Mazzette per un totale di oltre un milione di euro, tra soldi promessi ed effettivamente versati, finiti anche nelle mani di Ghezzi e che sarebbero andati non nelle tasche dei due ma - questa è l' ipotesi degli inquirenti - a finanziare in ordine sparso le iniziative estemporanee della Lega, attraverso esponenti locali.