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Il Pdl ha un nuovo inno: “Gente della Libertà”. La politica italiana è un festival di voci vecchie e canzoni stonate.

Creato il 21 febbraio 2012 da Massimoconsorti @massimoconsorti
Il Pdl ha un nuovo inno: “Gente della Libertà”. La politica italiana è un festival di voci vecchie e canzoni stonate.Se non fosse vera, e uscita dal cilindro magico dell’illusionista Berlusconi, la decisione di lanciare il nuovo inno del Pdl per le prossime elezioni amministrative, e di chiamarlo Gente della Libertà, supererebbe di gran lunga tutte le concettualizzazioni possibili in un anno di Zelig. Invece dobbiamo prendere atto che per Silvio, crollasse il mondo, la politica italiana è ancora come il Festival di Sanremo. Sapete come inizia il testo di Gente della Libertà?: “Noi siamo il popolo della Libertà, gente che spera, che lotta e che crede nel sogno della libertà”, che sintatticamente è una puttanata, grammaticalmente un obbrobrio, lessicalmente adatta agli autistici, filosoficamente senza senso. Proprio come la politica sgangherata di Silvio. Messo in secondo piano il discorso se tenere o no il simbolo del Pdl alle amministrative (qualcuno preferiva tornare al ‘Forza Italia’, qualcun altro adottare direttamente quelli delle liste civiche), alla fine è prevalsa la tesi secondo la quale il marchio Pdl ci sarà sempre ma “in appoggio”alle liste civiche, accreditando l’ipotesi che i consulenti di marketing dell’Imperatore non abbiano raggiunto un accordo nella notte. Gente della Libertà sembra un traslato da Corrado Alvaro, lui si occupava di Aspromonte, Silvio di Libertà (sempre e solo sua). Ma essendo troppo alto e acculturato lo spunto letterario, i più pensano che la nuova canzone possa essere un omaggio a Gente di mare, hit del premiato duo Tozzi&Raf del 1987. Tutta la potenza di fuoco del Pdl sarà dunque racchiusa nel nuovo inno che Gasparri ha già iniziato a studiare perché, com’è noto, a lui occorrono anni prima di imparare una frase nuova, figuriamoci l’intero testo di una canzone. Così, siccome tutto quello che fa Silvio deve essere imitato altrimenti si è demodé, gli altri partiti hanno dato mandato ai cantautori loro simpatizzanti per rispondere nota su nota alla nuova intemerata campagna elettorale berlusconiana. Il Pd si è guardato intorno e, a fronte dei dinieghi di IvanoFossati, di Francesco De Gregori e di Antonello Venditti ha affidato l’incarico a una nuova band, “I rossi per caso”, che hanno già dato il titolo alla canzone che si chiamerà: Quel che resta di noi. Contemporaneamente, Pierfy Casini, preso atto che Biancofiore, simbolo d’amore è un po’ datata, ha pensato di affidare a Claudio Baglioni il suo inno. Il cantautore romano ha pensato a un Passerotto dove voli?, che racchiude già dal titolo la vocazione dell’Udc di volare verso nidi sicuri dove fare, come sempre, la parte del cuculo. La Lega è andata sul sicuro e ha affidato l’inno a Davide Van de Sfroos, che in realtà di chiama Bernasconi e non è nato a Rotterdam ma a Monza. Titolo della canzone Foera di ball, cantata in dialetto milanese con citazioni tratte dal comasco e dal bergamasco. Antonio Di Pietro, per l’inno dell’Idv, ha scelto invece un gruppo bi-folk molisano, “I tenores di Montenero” che hanno scritto e canteranno Che c’azzezza lu moscone verde?. Rutelli e Fini si presenteranno insieme e, non avendo cantautori attualmente a libro paga, hanno deciso di tornare al passato con l’arrangiamento hip hop di Papaveri e Papere e Vola colomba. La Federazione della Sinistra ha affidato ai "Metallica" il rifacimento dell’Internazionale, mentre Nichi Vendola ha preso carta e penna e scritto di suo pugno il testo dell’inno di Sel, La gatta sinistra sul tetto che scotta vola di palla in frasca come in una vasca. E meno male che stanotte i ministri delle finanze della UE hanno deciso di dare una mano alla Grecia, altrimenti ci sarebbe toccato di ballare il sirtaki

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