In casa Pdl sono inferociti con Giulio “Superpippo” Tremonti. Il ministro dell’economia non era presente al momento del voto sul rendiconto 2010 dello Stato: “Non è un pvoblema politico”, ha detto. Ma non è bastato. Uscendo furibondo dall’aula di Montecitorio, Silvio lo ha quasi travolto con il suo peso a marchio Caraceni. Dopo aver guardato al cielo, e sussurrato: “Eloi, Eloi, lema sabactàni?”, Berlusconi si è alzato dal seggiolone per allontanarsi dalla bolgia delle opposizioni che gridavano “dimissioni, dimissioni”. Il problema è molto serio. La bocciatura dell’articolo 1 del rendiconto di bilancio è un fatto mai accaduto nella storia della Repubblica, lo ha sottolineato Gianfranco Fini (“questo voto non può non avere risvolti politici”), lo ha gridato Antonio Di Pietro (“Napolitano prenda atto che questa maggioranza non esiste più”). E lo hanno capito un po’ tutti, dai leghisti che oltre che autistici sono diventati afoni, a 2232-Fabrizio Cicchitto il quale, capita l’antifona ha detto: “Forse è meglio rimandare il ddl sulle intercettazioni”. Sono tanti gli uomini della maggioranza che non hanno votato o che hanno votato contro, e fra questi spicca Domenico “Mimmuzzo” Scilipoti il quale è incazzato nero con Silvio perché non ha ancora regolamentato l’albo degli agopunturisti. Questa volta Mimmo non ha sbagliato tasto o è arrivato in ritardo a premerlo, semplicemente ha votato contro, insieme ad altri nove Responsabili, forse stanchi di sentirsi chiamare “servi buffoni” o forse perché un po’ buffoni lo sono e il loro essere servi non è stato ancora adeguatamente ricompensato. Tutto sommato ha ragione Tonino Di Pietro quando, attingendo alla saggezza contadina, afferma: “Chi ha tradito una volta solitamente lo fa ancora. È come fra marito e moglie, se uno tradisce l’altro una volta è già predisposto a farlo ancora”. A noi interessa poco sapere perché i Responsabili abbiano votato contro, quello che conta è che lo hanno fatto nonostante Silvio si sia illuso di tenerli sotto controllo. Non è una questione né di pudore né di orgoglio ma solo di trenta maledetti denari che ancora stentano ad arrivare. Che Silvio dopo la batosta Cir abbia qualche problema di liquidità è un dato di fatto ma che si potesse arrivare a questo punto non rientrava fra le sue aspettative. Berlusconi ha perso la sicumera, un po’ di baldanza se n’è andata e il suo ego spropositato ha subito un brusco ridimensionamento. Sentirlo ammettere che è preferibile votare nel 2012, è un po’ come certificare la propria sconfitta e intaccare la certezza granitica con la quale fino a ieri ha detto: “Questo esecutivo rimarrà fino al 2013”. Comunque, chi pensa che sia finita qui è fuori dal mondo. C’è una differenza sostanziale fra la caduta del primo governo Prodi e l’attuale esecutivo a guida Berlusconi. Prodi cadde per una questione ideologica (vero Fausto? vero Nichi?), Silvio qualora dovesse cadere, sarà solo perché si è contornato di mezzeseghe alle quali il pane non basta più e pretendono anche il companatico. E la fregatura è che non può prendersela con nessun altro se non con se stesso, visto che l’ideatore della politica spettacolo e dell’importanza del ruolo mediatico in politica è farina del suo sacco. Scilipoti, ad esempio, gli è rimasto fedele fino a quando ha avuto una ribalta mediatica. Quando tutti, compresi i liberi servi, si sono resi conto di avere a che fare con il sottovuoto, hanno spento i riflettori e la mamma gli ha confermato che lui è una grande “testa di minchia”. Mettiamoci l’anima in pace, Silvio non cadrà neppure questa volta. Entro giovedì riproporrà l’articolo 1 del rendiconto bocciato ponendo il voto di fiducia. Chi pensa che questi possano rinunciare allo stipendio, ai privilegi della casta e al loro meritato vitalizio, è davvero uno sciocco idealista. Claudio Scajola ha dato solo una dimostrazione di forza. Ha lanciato un avvertimento. Fatto odorare a Silvio l’odore della sconfitta. Ma qualcuno può seriamente pensare che sarà in grado di staccare la spina quando si voterà la fiducia? Qualcuno può seriamente credere che i “maroniti” si opporranno in qualche modo ai diktat del Druido? È tutta una finta, il gioco delle parti, l’applicazione pedissequa della teoria del poliziotto buono e di quello cattivo. A questi signori Pirandello fa un baffo perché loro sono davvero uno, nessuno, centomila. Magazine Politica
Il pirandelliano governo silviesco:chi pensa che cadrà è un visionario. Tutta colpa dell’odore acre dei soldi
Creato il 12 ottobre 2011 da Massimoconsorti @massimoconsorti
In casa Pdl sono inferociti con Giulio “Superpippo” Tremonti. Il ministro dell’economia non era presente al momento del voto sul rendiconto 2010 dello Stato: “Non è un pvoblema politico”, ha detto. Ma non è bastato. Uscendo furibondo dall’aula di Montecitorio, Silvio lo ha quasi travolto con il suo peso a marchio Caraceni. Dopo aver guardato al cielo, e sussurrato: “Eloi, Eloi, lema sabactàni?”, Berlusconi si è alzato dal seggiolone per allontanarsi dalla bolgia delle opposizioni che gridavano “dimissioni, dimissioni”. Il problema è molto serio. La bocciatura dell’articolo 1 del rendiconto di bilancio è un fatto mai accaduto nella storia della Repubblica, lo ha sottolineato Gianfranco Fini (“questo voto non può non avere risvolti politici”), lo ha gridato Antonio Di Pietro (“Napolitano prenda atto che questa maggioranza non esiste più”). E lo hanno capito un po’ tutti, dai leghisti che oltre che autistici sono diventati afoni, a 2232-Fabrizio Cicchitto il quale, capita l’antifona ha detto: “Forse è meglio rimandare il ddl sulle intercettazioni”. Sono tanti gli uomini della maggioranza che non hanno votato o che hanno votato contro, e fra questi spicca Domenico “Mimmuzzo” Scilipoti il quale è incazzato nero con Silvio perché non ha ancora regolamentato l’albo degli agopunturisti. Questa volta Mimmo non ha sbagliato tasto o è arrivato in ritardo a premerlo, semplicemente ha votato contro, insieme ad altri nove Responsabili, forse stanchi di sentirsi chiamare “servi buffoni” o forse perché un po’ buffoni lo sono e il loro essere servi non è stato ancora adeguatamente ricompensato. Tutto sommato ha ragione Tonino Di Pietro quando, attingendo alla saggezza contadina, afferma: “Chi ha tradito una volta solitamente lo fa ancora. È come fra marito e moglie, se uno tradisce l’altro una volta è già predisposto a farlo ancora”. A noi interessa poco sapere perché i Responsabili abbiano votato contro, quello che conta è che lo hanno fatto nonostante Silvio si sia illuso di tenerli sotto controllo. Non è una questione né di pudore né di orgoglio ma solo di trenta maledetti denari che ancora stentano ad arrivare. Che Silvio dopo la batosta Cir abbia qualche problema di liquidità è un dato di fatto ma che si potesse arrivare a questo punto non rientrava fra le sue aspettative. Berlusconi ha perso la sicumera, un po’ di baldanza se n’è andata e il suo ego spropositato ha subito un brusco ridimensionamento. Sentirlo ammettere che è preferibile votare nel 2012, è un po’ come certificare la propria sconfitta e intaccare la certezza granitica con la quale fino a ieri ha detto: “Questo esecutivo rimarrà fino al 2013”. Comunque, chi pensa che sia finita qui è fuori dal mondo. C’è una differenza sostanziale fra la caduta del primo governo Prodi e l’attuale esecutivo a guida Berlusconi. Prodi cadde per una questione ideologica (vero Fausto? vero Nichi?), Silvio qualora dovesse cadere, sarà solo perché si è contornato di mezzeseghe alle quali il pane non basta più e pretendono anche il companatico. E la fregatura è che non può prendersela con nessun altro se non con se stesso, visto che l’ideatore della politica spettacolo e dell’importanza del ruolo mediatico in politica è farina del suo sacco. Scilipoti, ad esempio, gli è rimasto fedele fino a quando ha avuto una ribalta mediatica. Quando tutti, compresi i liberi servi, si sono resi conto di avere a che fare con il sottovuoto, hanno spento i riflettori e la mamma gli ha confermato che lui è una grande “testa di minchia”. Mettiamoci l’anima in pace, Silvio non cadrà neppure questa volta. Entro giovedì riproporrà l’articolo 1 del rendiconto bocciato ponendo il voto di fiducia. Chi pensa che questi possano rinunciare allo stipendio, ai privilegi della casta e al loro meritato vitalizio, è davvero uno sciocco idealista. Claudio Scajola ha dato solo una dimostrazione di forza. Ha lanciato un avvertimento. Fatto odorare a Silvio l’odore della sconfitta. Ma qualcuno può seriamente pensare che sarà in grado di staccare la spina quando si voterà la fiducia? Qualcuno può seriamente credere che i “maroniti” si opporranno in qualche modo ai diktat del Druido? È tutta una finta, il gioco delle parti, l’applicazione pedissequa della teoria del poliziotto buono e di quello cattivo. A questi signori Pirandello fa un baffo perché loro sono davvero uno, nessuno, centomila. Possono interessarti anche questi articoli :
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