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Il potato park nelle ande

Creato il 23 novembre 2011 da Rossellagrenci

Ancora a proposito di Perù, patate e biodiversità.

Il Potato Park, alla cui realizzazione ha collaborato anche la fondazione Cariplo, si estende su dodicimila ettari, a ridosso dell’area archeologica di Pisaq e a quaranta chilometri da Cusco, a pochi minuti dalla Valle sacra e dal Vilcanota, il fiume dove nacque il dio Sole. Si sale tra 3.200 e 5.000 metri, l’ideale per la patata. Sulla costa peruviana, infatti, avanza il deserto e scendendo verso ovest incontri l’Amazzonia. La cordigliera filtra i venti secchi del Pacifico e le piogge grasse della foresta tropicale, preservando una serie di microclimi che le popolazioni andine hanno trasformato nella culla della biodiversità. 

Il parco è promosso dal Centro internazionale della patata andina, che ha creato la più grande banca del seme a Lima e collabora con gli indigeni per conservare in questa zona seicento diverse varietà native del tubero nazionale. Trasformando terreni marginali in una riserva della biodiversità si è riusciti a dare un futuro a seimila nativi e a raggiungere tre “obiettivi del millennio”: sradicare la fame, garantire l’ecosostenibilità delle coltivazioni e l’eguaglianza tra uomo e donna. ll lavoro è organizzato in forme non discriminatorie. Le donne trasformano le piante coltivate dagli uomini – conferma Clelia, che coordina la produzione cosmetica – recuperando formule inca. Produciamo saponi e creme a base di estratti naturali, tutti prodotti certificati dal ministero della Sanità peruviano, i turisti sono interessati e gradualmente anche il mercato ci premia».

Fonte: L’Avvenire


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