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"Il Potere del cane" di D. Winslow

Creato il 13 aprile 2011 da Bens
Sapete cosa c'è di bello nel dare una chance alle persone? Che, a volte, ti stupiscono. Sono geneticamente affetta da una gravissima forma di misantropia cronica: non riesco e non voglio sostenere serate con un gruppo superiore ai 4 individui e odio i compleanni dove l'unica persona che abbia un qualcosa di familiare sia il festeggiato (Ehi, tu, sì dico a te, festeggiato dei miei stivali, vorrei sapere perché mi inviti alla tua festa quando sai che non conosco nessuno! Cos'è? Provi un godimento a sfondo sessuale nel vedermi annaspare tra volti insignificanti e sconosciuti?). Tuttavia non vi nascondo che capita pure a me, di tanto in tanto, di captare segnali di vivace ottimismo intellettuale nelle cose che le persone dicono. Qualche tempo fa postai su questo blog un commento ad un libro di Ellroy: ci fu un ammutinamento tra i miei (3) lettori, i quali stroncarono Ellroy incoraggiandomi a leggere Winslow. Fu così che durante un fresco week end di otium sine dignitate cominciai a leggere "Il potere del cane".
A me gli scrittori come Winslow rimettono in pace con il mondo, acquietano la mie smanie di condurre una vita border-line. Sappiate, sin dall'inizio, che in questo libro muore un sacco di gente, più precisamente viene barbaramente trucidato un numero non ancora calcolabile di donne, uomini e bambini. Ma è una storia di mafia, droga, violenza, quindi non aspettatevi i confetti. In 700 pagine il bene e il male si confondono nelle aride terre messicane, si intrecciano nelle afose vie newyorchesi, si colorano dello stesso sangue e i buoni non sembrano così diversi dai cattivi. Sei sempre solo si ripete Art Keller, come un mantra. Ed è una consapevolezza scomoda da accettare. Il peso di dover lottare su due fronti, di dover rinunciare al conforto di un caldo nido domestico per seguire un'ossessione, la morte, il terrore, l'ingiustizia del potere, è tutto scandito dai battiti del cuore, il cui rumore è assordante nella solitudine di un proiettile conficcato tra gli occhi.
Se c'è una cosa che questo libro insegna è che da una scelta può dipendere un'intera vita, che il Destino non esiste, che è solo lo spettro di un severo capro espiatorio. "Il potere del cane" è un libro divertente, magari non nel senso goliardico del termine, ma non mi stancavo mai di leggerlo, lo cercavo con lo sguardo anche quando, esausta, mi arenavo sul letto come una balena esanime. E' un libro vivo, dinamico e non so quante volte, rapita dalla lettura, ho mancato la fermata giusta della metro, e non so quante volte mi sono ritrovata con la mano sulla bocca, come per soffocare un urlo, davanti alla descrizioni di incredibili colpi di scena.
Ellroy è un mago, ma Don Winlsow è Albus Silente. Con "Il potere del cane" è riuscito a creare un'opera incredibile di realismi crudi e sinceri, un intreccio di vite che ha la pretesa di dare del tu a maestri dell'inciucio come Hugo e Dumas.
Non resta che ripromettermi una più serena predisposizione alle persone in genere e una maggiore attenzione alle fermate della metro.
Buona lettura. B.

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